I motivi. Diverse sono le ragioni alla base della decisione presa da Sixt. Innanzitutto, la domanda di auto elettriche è “ancora nettamente al di sotto di quella per le auto con motori a combustione interna”.
Inoltre, i veicoli a batteria hanno “prezzi di listino e costi di riparazione più elevati” e scontano lo svantaggio di “valori residui inferiori” rispetto alle endotermiche.
L’azienda è rimasta anche infastidita dalle continue variazioni dei listini annunciate dalla Tesla perché hanno “messo ulteriormente sotto pressione” proprio i valori residui delle auto.
Nel complesso, tutti questi fattori hanno determinato “costi di gestione e proprietà significativamente più elevati per i veicoli Tesla, di cui naturalmente dobbiamo tenere conto nelle nostre decisioni sulla flotta dal punto di vista commerciale”. Attualmente, circa il 6% della flotta Sixt è composto da auto elettriche: oltre a Tesla, ne fanno parte anche vetture Mercedes-Benz, BMW, BYD, Nio, Opel, Peugeot e MG. Fino a poco tempo fa, l’azienda tedesca prevedeva di arrivare al 2030 con un parco per almeno il 70% composto da Bev.