Milano in mano alla violenza delle risorse sempre più insicura? Per il sindaco Sala la colpa è dei cittadini. E noi concordiamo: ve lo siete votato? Affari vostri

Pietro Senaldi: Milano più violenta di Gotham City? Beppe Sala fa il Joker e dà la colpa ai suoi cittadini
di Pietro Senaldi per Libero

È colpa di chi muore, recita una vecchia canzone di Fabrizio De André. Probabilmente è il brano musicale preferito da Beppe Sala. Milano risulta la prima città italiana quanto a percezione di insicurezza da parte dei suoi cittadini e il sindaco scarica ogni responsabilità: «C’è un’evidente campagna mediatica e politica per denigrarci che danneggia chi grazie alla attrattività del capoluogo lombardo lavora o comunque costruisce le basi per la propria vita». A suo modo geniale: i suoi cittadini hanno paura del crimine e lui dice che sbagliano, perché così vivono male e lavorano peggio.

Chissà di quale complotto fa parte Carlo Verdone, che ha raccontato il proprio terrore nel dover attraversare la Stazione Centrale alle venti della sera per raggiungere il treno. O chissà di quale partito ha la tessera la giovane cantante Levante, che ha osato turbare i sonni del primo cittadino per denunciare il quarto furto d’auto subito. Ma sopratutto, che interesse ha Flavio Briatore, imprenditore del turismo che in città ha locali di successo, a gettare fango su Milano visto che è uno di quelli che, per dirla con il sindaco, «lavora grazie alla attrattività del posto»?

Ma forse il cieco-Beppe, autoproclamatosi imperatore di Palazzo Marino, è davvero convinto che la lotta al crimine sia solo una questione di spot. Verdone si lamenta, e lui risponde con Claudio Santamaria, attore impegnato che presta il suo talento al sindaco amico per dire che Milano non è Gotham City. E se lo dice Jeeg Robot d’Acciaio… Solo che qui c’è un’inversione dei ruoli: il comico fa paura e l’interprete drammatico fa ridere. Quanto a Sala, non è né Batman né Robin. Recita peggio di Lurch della famiglia Addams e sulla sicurezza è affidabile quanto Vito Catozzo, la guardia giurata del Drive In inventata dal compianto Giorgio Faletti che aveva più fan a San Vittore che in tv.

VIVI MA DEPREDATI
Il primo cittadino garantisce che la sua città è più sicura di Fort Knox perché oggi gli omicidi sono una decina l’anno mentre a inizio secolo erano il doppio. Ignora che l’aspirazione dei suoi concittadini non si limita a non finire ammazzati. I milanesi vorrebbero anche non essere rapinati e derubati, in casa e in strada, mentre questi reati in città sono cresciuti del 50 per cento in quattro anni e tre su quattro vengono commessi da immigrati, problema che l’amministrazione conosce ma ha deciso ideologicamente di non affrontare. Malgrado i numeri lo inchiodino, Sala si difende con la percezione: sono i milanesi che non capiscono di vivere in un paradiso di sicurezza, sostiene.

Non si rende conto che se la città a chi la vive sembra più insicura di quanto in realtà non sia, allora il problema per i milanesi, oltre ai criminali, è proprio lui, il primo cittadino. Finché a Palazzo Marino resterà il cieco-Beppe (orbo selettivo, capace di cogliere qualsiasi infrazione automobilistica ma di scambiare per un missionario un nero armato di machete), i milanesi non si sentiranno più tranquilli. È una questione personale, prima che oggettiva, che il sindaco si è costruito laboriosamente, snobbando ogni allarme, schierando la polizia locale contro chi guida anziché contro chi delinque, lasciando i clandestini padroni di alcune piazze del centro, ignorando il degrado delle periferie e quello della stazione dei treni.

DI CHI È LA RESPONSABILITÀ?
Tra i diritti civili di cui Sala si fa paladino, non c’è quello all’incolumità personale e del portafogli. La sua teoria è: colpa dello Stato, e in particolare del governo – sottinteso, di questo governo, perché se governasse la sinistra, Sala non sarebbe così fermo sul punto se la lotta al crimine segna il passo, io non c’entro. Manca di chiedersi però come mai, visto che il governo è uno per tutti i campanili dello Stivale, i cittadini di altri posti si sentono più sicuri dei suoi e come mai altrove si delinque meno. Questione di contorni. C’è qualche collega che rende il lavoro di polizia e carabinieri più facile di quanto non faccia il primo cittadino meneghino. Se non trascuri le periferie, meno giovani cresceranno nel crimine e passeranno i pomeriggi in centro a rapinare.

Non è responsabilità del governo se Milano è diventata la capitale delle baby gang, spaccio e risse e taglieggiamenti. La risposta della giunta comunale al disagio giovanile degli immigrati di seconda generazione è un dito d’accusa puntato contro la città: colpa nostra, degli italiani da tante generazioni, che non hanno saputo integrare. Bisognerebbe correggere il tiro: è colpa di chi ha pensato si potesse integrare senza imporre regole e valori chiari, abdicando ai nostri principi in favore di un multiculturalismo inesistente, visto che i ragazzi maghrebini inseguono gli stessi miti dei nostri senza però condividere il percorso per raggiungerli.

Caro Beppe, Milano non è Gotham City, quindi tu smettila di comportarti come Joker – anche lui voleva fare il sindaco – e seppellire con una risata le ansie di chi amministri. Metti nel cassetto della scrivania il taccuino delle contravvenzioni, smettila di perseguitare i cittadini onesti con aumenti dei biglietti, riduzioni dei parcheggi, piste ciclabili, parate ai gay pride e centri sociali e metti un teaser nelle tasche dei vigili urbani.

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