Mattarella arriva a scampia per la solita passerella e si ritrova la sfanculata degli abitanti: “Qui non è solo Gomorra”

«Scampia non è solo Gomorra», hanno scandito alcuni abitanti di Scampia affacciati ai balconi mentre il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, usciva dalla sede dell’Università Federico aperta un anno fa nel quartiere che un tempo era una delle principali piazze di spaccio d’Europa. L’arrivo dell’università è un altro importante capitolo del riscatto di Scampia e il comitato Vele del quartiere ha scritto una lettera al presidente della Repubblica per chiedere di essere ricevuti per “condividere la necessità di continuare a lavorare per scrivere un capitolo veramente nuovo per un quartiere, Scampia, che è la dimostrazione che le cose possono cambiare”.

«Abbiamo voluto scriverle – spiegano – per raccontarle in poche parole la storia di questo territorio, attraverso gli occhi del Comitato delle Vele di Scampia, che da quarant’anni lotta per la dignità dei suoi abitanti». «Questa – avvertono i residenti – è una fase decisiva della nostra storia. Le battaglie di tanti anni, portate avanti prima dai nostri genitori e poi da noi, si stanno concretizzando in risultati straordinari: l’abbattimento di due delle ultime tre Vele rimaste, la rigenerazione dell’unica che resterà in piedi, la costruzione e l’assegnazione di nuovi alloggi per le famiglie che ancora abitano all’interno dei ‘mostri di cemento’ e il completamento della riqualificazione del lotto su cui furono costruite le Vele».

«Si tratta – spiegano – del compimento di un percorso lunghissimo, in cui il comitato e gli abitanti sono sempre stati protagonisti. La stessa sede universitaria, che lei ha potuto ammirare, è il risultato di un’idea complessiva di rigenerazione e trasformazione del quartiere che nasce dalle discussioni tra il comitato degli abitanti delle Vele e le amministrazioni succedutesi negli anni». «E’ una storia – aggiungono – in cui gli abitanti sono stati protagonisti del proprio riscatto e sono riusciti a cambiare un intero quartiere, trasformandolo in un modello di protagonismo civico, culturale, sociale. Perché questa è la Scampia di oggi: la dimostrazione concreta che non esiste un destino ineluttabile, ma che le cose possono cambiare, rispettando la dignità di chi vive i territori, investendo risorse dove servono». «Certo – concludono gli attivisti di Scampia – c’è ancora tanto da fare, in particolare sul nodo dell’occupazione. Scampi nonostante i grandi cambiamenti, resta tra i quartieri più poveri d’Europa e la povertà è la polveriera su cui prima o poi possono riesplodere conflitti».

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