“E’ nervosissimo e non se ne fa una ragione” Zelensky, che goduria! Con la guerra di Gaza ha finalmente capito che i suoi padroni lo stanno lasciando andare al suo destino. D’altronde l’obiettivo era quello di uccidere l’economia europea. Dell’Ucraina a sta gentaglia fregava meno che zero

LA SOLITUDINE DI ZELENSKY NEL BUNKER «ORMAI SI SENTE TRADITO DAGLI ALLEATI»

Estratto dell’articolo di Giusi Fasano per il “Corriere della Sera”

Zelensky non è più Zelensky. Non fa più battute o scherzi osceni per stemperare la tensione nella «stanza della guerra», non ha più l’agenda fitta di appuntamenti esteri e ha perduto «la solita scintilla del suo ottimismo». «Ora entra, ascolta gli aggiornamenti, dà ordini e se ne va». Così la rivista americana Time racconta il presidente ucraino, al quale dedica la copertina dal titolo: «Nessuno crede nella nostra vittoria come ci credo io. Nessuno». Sottotitolo: La battaglia solitaria di Volodymyr Zelensky.

L’autore del servizio è Simon Shuster, lo stesso giornalista che all’inizio del conflitto aveva passato due settimane nel palazzo presidenziale a Kiev, che aveva raccontato le notti di Zelensky in preda alla paura di addormentarsi e aveva rivelato il tentativo degli invasori di ucciderlo. Anche allora il Time gli dedicò la copertina ma quel reportage incoronava il coraggio di un uomo che aveva il mondo occidentale compatto dalla sua parte.

Oggi, dopo più di venti mesi di guerra, la storia raccontata è un’altra. Altro umore.

Altro scenario internazionale. Shuster, il più introdotto a Kiev fra i giornalisti occidentali, può contare su ottime fonti interne. E le usa, senza citare i nomi, per parlare di un presidente «arrabbiato», che «si sente tradito dagli alleati occidentali che lo hanno lasciato senza i mezzi per vincere ma solo con i mezzi per sopravvivere».

«Uno degli uomini a lui più vicini», così lo definisce Shuster, dice che la convinzione assoluta di Zelensky nella vittoria dell’Ucraina tende al «messianico». «Si illude», avrebbe aggiunto la stessa fonte. «Abbiamo esaurito le opzioni. Non stiamo vincendo, ma prova a dirglielo…».Uno stallo sul campo che trova conferma in un’altra intervista, stavolta all’ Economist , al comandante delle forze armate di Kiev, Valery Zaluzhny: in Ucraina siamo a una guerra di «posizione» e di «logoramento» che favorirà la Russia permettendole di riorganizzarsi e di minacciare non solo le forze ucraine ma «lo Stato stesso».

Una sorta di ammissione — la prima — che la controffensiva cominciata a giugno non ha raggiunto i risultati sperati. La delusione di Zelensky avanza. È quanto mai palpabile soprattutto dopo l’ultimo viaggio negli Stati Uniti, a settembre; una missione decisamente sotto tono rispetto a quella trionfale di un anno fa. […] Zelensky: «La cosa più spaventosa è che una parte del mondo si è abituata alla guerra in Ucraina. La stanchezza della guerra scorre come un’onda. La vedi negli Stati Uniti, in Europa. Tutto diventa come uno spettacolo». Come se il mondo dicesse: «Non posso guardare questa replica per la decima volta». […]

2 – UCRAINA, LA GUERRA DIMENTICATA ORA È IN STALLO. E ZELENSKY È SEMPRE PIÙ SOLO: “È L’UNICO CHE CREDE ANCORA NELLA VITTORIA”

Estratto dell’articolo di Anna Zafesova per “La Stampa”

“Non ci sarà un’avanzata impetuosa e splendida»: il comandante delle forze armate ucraine Valery Zaluzhny pronuncia per la prima volta in pubblico la parola «stallo», e in una intervista all’Economist dichiara che per vincere la guerra contro la Russia l’Ucraina deve ripensare la sua strategia. Una ammissione amara e difficile, che contrasta con un’altra copertina clamorosa di questa settimana, quella del Time, dedicata alla «lotta solitaria di Volodymyr Zelensky», che la rivista americana descrive come «l’unico a credere in una vittoria» che perfino i suoi generali considerano impossibile.

È bastato un mese di sparizione dalle prime pagine internazionali, dopo l’attacco di Hamas a Israele, per far riemergere la guerra «dimenticata» dell’Ucraina contro la Russia in una ottica che, a leggere i titoli e le copertine, appare clamorosamente cambiata. Non tanto sul terreno, nonostante l’esordio dei tanto attesi missili Atacams stia costringendo i russi a spostare i loro aerei più indietro rispetto alla linea del fronte, come prima hanno ritirato le navi militari dalla Crimea. Con l’inverno alle porte […] bisogna fare i conti con la prospettiva di una guerra lunga.

Il comandante delle forze ucraine invoca un «cambiamento tecnologico» tutto da inventare, per uscire da un conflitto dove «noi vediamo cosa fa il nemico e il nemico vede cosa facciamo noi». […] il Time descrive […] un presidente stanco ed esasperato, in rotta con i suoi militari, che sarebbero arrivati al punto da disobbedire ai suoi ordini, con gli alleati occidentali e con i suoi stessi consiglieri, l’ex portavoce della presidenza Alexey Arestovich chiama Zelensky «un dittatore» e annuncia di candidarsi alle elezioni con la proposta di rinunciare ad attaccare e passare alla difensiva, entrando nella Nato con l’80% del territorio.

La sorte del 20% dell’Ucraina occupato dai russi verrebbe rinviata a un futuro imprecisato. Arestovich lo chiama «piano Kissinger», ma potrebbe essere anche il «piano Putin»: un armistizio che permetterebbe al Cremlino di proclamare l’annessione dei territori occupati come un trionfo sulla strada per resuscitare l’impero, per poi iniziare a negoziare allentamenti di sanzioni. Non a caso i commentatori propresidenziali vedono la «mano di Mosca» sia dietro alla copertina del Time che dietro alle esternazioni di Arestovich. […]

La popolarità di Zelensky rimane alle stelle, ma deve gestire i contrasti tra i militari e il governo, gli scandali di corruzione, i critici interni e le tensioni con i partner occidentali […] La posta in gioco è enorme, ed è inevitabile che perfino un presidente la cui faccia viene stampata sulle magliette venga messo in discussione […] la guerra è diventata quotidianità, e un leader maestro della comunicazione come Zelensky deve ora trovare una nuova narrazione […]

Del resto, sia Kyiv che Mosca hanno entrambi scommesso sul fattore tempo: nessuno, né in Ucraina, né in Occidente, ha mai pensato seriamente di dover respingere i russi fino ai confini ucraini metro per metro, puntando semmai a infliggere sconfitte militari tali da far vacillare il regime (mentre Putin sperava in una rivolta degli ucraini martellati dalle bombe). Questo calcolo non cambia: una guerra iniziata a Mosca deve finire a Mosca. […]

Ma intanto, a credere ai sondaggi del Levada-zentr, il 34% dei russi sarebbe pronto a una pace con l’Ucraina con il ritiro dai territori occupati (in altre parole, un terzo della popolazione sarebbe contro Putin), e il 70% appoggerebbe un armistizio lungo la linea del fronte esistente. […]

Scavalca la censura di regime dei social. Seguici via Telegram, basta un clic qui >https://t.me/capranews

Total
0
Shares
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Previous Article

Toscana sotto l'acqua in pieno autunno? Elly Schlein riesce a farsi insultare anche oggi. Arriva a blaterare di emergenza clima, mentre i fiumi e le infrastrutture sono in stato di abbandono da decenni

Next Article

Abbattuto una seconda volta con un flessibile per legittima difesa l'autovelox della discordia: in Veneto non si fanno problemi a combattere la repressione dello stao

Related Posts