Chi sono i due comici russi che hanno fatto fare una figura da peracottari a palazzo Chigi: smentita la collaborazione con i servizi russi

AUDIO MELONI: VOVAN E LEXUS, PREMIER ITALIANA TRA POCHI CON PROPRIE IDEE

(LaPresse) – “Giorgia Meloni ci ha sorpreso. Perché nella maggior parte degli scherzi che abbiamo fatto a dei leader politici, loro ci hanno sempre risposto come se leggessero dei comunicati.

Sembravano dei robot, o ChatGpt. Invece Meloni ci è sembrata avere le proprie idee. È vero, non si è accorta dello scherzo, ma ha parlato esprimendo dei concetti importanti, anche critici rispetto ad esempio ai partner dell’Ue”.

Lo hanno detto a LaPresse Vovan e Lexus, al secolo Vladimir Kuznetsov e Aleksej Stoljarov, il il duo russo specializzato in scherzi telefonici a personaggi famosi.

2. AUDIO MELONI: VOVAN E LEXUS, POLEMICHE? PREMIER ORA TRA I ‘GRANDI’ PRESI IN GIRO

(LaPresse) – “Immaginiamo che ci siano state polemiche per il nostro scherzo. Ma ora Giorgia Meloni appartiene ad una lista di ‘grandi’ che sono stati presi in giro da noi”.

Lo hanno detto a LaPresse Vovan e Lexus, al secolo Vladimir Kuznetsov e Aleksej Stoljarov, il duo russo specializzato in scherzi telefonici a personaggi famosi. I due, che si descrivono giornalisti-pranker (prank, scherzo o burla in inglese), hanno spiegato di aver scelto Meloni per il loro scherzo “intanto perché l’Italia è membro del G7” e poi perché “in Italia come leader importante c’è lei”.

“Conosciamo Salvini, e prima c’era Berlusconi. Ma per Meloni abbiamo ricevuto anche molte richieste dalle persone che ci seguono”, hanno affermato Vovan e Lexus. I due hanno poi raccontato di avere una grossa passione per il personaggio di Fantozzi: “Amiamo i suoi film. Sarebbe stato bello poterci parlare…”.

3. AUDIO MELONI: VOVAN E LEXUS, FALSO CHE SIAMO LEGATI AL CREMLINO

(LaPresse) – “È dal 2011, da quando abbiamo iniziato con i nostri scherzi, che dicono che siamo legati ai servizi segreti russi o al Cremlino. Ma è assolutamente falso. Queste sono teorie del complotto.

Che interesse potrebbero avere il Cremlino o il Kgb nel fare degli scherzi telefonici a star del cinema o a cantanti famosi? Pensare che ci sia qualcuno dietro di noi è semplicemente il modo più facile per pensare che siamo riusciti ad arrivare a prendere in giro dei personaggi famosi. Ma siamo solo due ragazzi che hanno trovato un sistema per arrivare a fare degli scherzi a queste persone importanti”.

Lo hanno detto a LaPresse Vovan e Lexus, al secolo Vladimir Kuznetsov e Aleksej Stoljarov, il duo russo specializzato in scherzi telefonici a personaggi famosi. “Come siamo arrivati a Meloni o altri personaggi? Abbiamo un nostro metodo, una procedura studiata e migliorata negli anni”, hanno spiegato Vovan e Lexus che, “come i maghi”, preferiscono non svelare il loro trucco. “Anche per non mettere in difficoltà le persone che ci aiutano in questi scherzi”, hanno detto ancora i due.

Giulia Merlo per https://www.editorialedomani.it/ – Estratti

Sono state ore di imbarazzo e rabbia, quelle di ieri pomeriggio a palazzo Chigi dopo che è stato pubblicato l’audio di una telefonata datata 18 settembre in cui la premier Giorgia Meloni ha parlato a tutto campo di strategie internazionali con due comici russi, uno dei quali si era presentato come un diplomatico africano.

In poche ore quello che doveva essere un tranquillo giorno festivo si è trasformato in enorme pasticcio internazionale e poi nella caccia al capro espiatorio nell’ufficio diplomatico di palazzo Chigi.

La dinamica dei fatti ma soprattutto i concetti ascoltati dalla viva voce di Meloni segnano la più grossa debacle della premier da quando si è insediata al governo, proprio nel settore – la politica estera – a cui lei più tiene e che le stava riuscendo meglio. La responsabilità degli errori, per altro, non può che essere attribuita a falle di sistema nella macchina degli uffici di stretta fiducia di Meloni, che non potrà – come già successo in passato – addossare la colpa ad altri. Al «rammarico» per l’accaduto manifestato da palazzo Chigi in un imbarazzato comunicato stampa, infatti, fa eco lo «sconcerto» manifestato da una fonte della Farnesina sentita da Domani.

Nè il ministero degli Affari esteri nè i servizi di intelligence, infatti, erano stati informati della telefonata tra Meloni e il presunto diplomatico africano e dunque nessuna verifica preliminare sarebbe stata fatta, come invece prassi vorrebbe. Un errore macroscopico di cui qualcuno dovrà rispondere, che costringerà la diplomazia italiana a un surplus di lavoro per ricucire gli strappi. Oltre alla beffa, infatti, ci sono anche i danni da riparare: la notizia dell’audio è rimbalzata su tutti i siti stranieri e i suoi contenuti mettono in discussione lo standing italiano nei contesti internazionali ed europei.

L’audio della telefonata, infatti, contiene una lunga conversazione in inglese tra Giorgia Meloni e una voce che si è spacciata per il presidente della Commissione dell’Unione Africana.

La conversazione prosegue a tutto campo: sull’Ucraina la premier ammette di vedere «molta stanchezza, devo dire la verità, da tutte le parti. Potremmo essere vicini al momento in cui tutti capiranno che abbiamo bisogno di una via d’uscita» e, all’obiezione sul fatto che i fondi Ue vengano drenati tutti verso l’Ucraina, risponde che «il problema è trovare una soluzione che sia accettabile per entrambe le parti, senza violare il diritto internazionale. Ho alcune idee su come gestire questa situazione, ma sto aspettando il momento giusto per provare a presentare queste idee».

Poi, per fortuna, non cade nel tranello della provocazione sul nazionalismo, dicendo che «È Putin ad avere un problema di nazionalismo». Considerazioni lecite sul fronte italiano e che rispecchiano l’attuale posizionamento della premier ma che irriteranno non poco Kiev.

(…)

Infine, Meloni riporta a galla l’ormai storica inconciliabilità con la Francia chiedendo in via confidenziale al finto diplomatico africano se, secondo lui, il golpe in Niger fosse una mossa contro la Francia e aggiungendo che «Il loro punto di vista è diverso dal mio. Per questo diciamo loro che dobbiamo evitare situazioni che potrebbero creare più problemi di quelli che già abbiamo».

LA CACCIA AL COLPEVOLE

Al netto delle dichiarazioni di sconcerto e rabbia delle opposizioni, i contenuti della telefonata difficilmente condizioneranno la politica interna: il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari – che ha gestito le strategie di FdI in politica estera – ha detto che «Meloni su Kiev non è caduta in trappola». La dinamica dei fatti, però, apre uno squarcio inquietante sui malfunzionamenti della macchina di palazzo Chigi. Di qui lo sconcerto, sia della Farnesina che dell’intelligence, davanti a una falla così macroscopica.

La caccia al colpevole ha già dato i suoi frutti, individuando il responsabile oggettivo del disastro nel consigliere diplomatico Francesco Maria Talò. Diplomatico con 38 anni di carriera alle spalle e a pochi mesi dalla pensione, durante il governo Draghi era stato il rappresentante dell’Italia presso la NATO. La sua testa sarebbe già pronta, anche se non è chiaro se sia stato personalmente lui a cadere nel tranello dei comici russi, considerati per altro vicini al Cremlino.

Fonti diplomatiche sottolineano come l’accento del presunto presidente africano abbia evidente inflessione russofona che non poteva essere scambiata per africana. Ancora più clamoroso, quindi, sarebbe se un dettaglio così macroscopico non fosse stato colto da chi, nello staff diplomatico di Meloni, dovrebbe (almeno secondo prassi) aver seguito in viva voce la telefonata. Per sostituire Talò sarebbero già pronti due nomi: l’ambasciatore in Albania Fabrizio Bucci, che in estate ha organizzato la vacanza di Meloni nella villa di Edi Rana, e quello in Etiopia Agostino Palese.

La vicenda, grave quanto surreale, evidenzia per l’ennesima volta l’incapacità del governo di circondarsi di personale all’altezza. Il fatto che palazzo Chigi sia potuto cadere in un tranello all’apparenza così grossolano, infatti, apre interrogativi sulla permeabilità e inadeguatezza della struttura, con riverberi anche di sicurezza nazionale.

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