La gestione di Giorgia Meloni fa flop su tutta la linea anche alla Rai: programmi e conduttrici scelti dalla maggioranza non li guarda praticamente nessuno

C’è il sorpasso. E non era mai accaduto. Al netto di una fuga generalizzata dalla tv, mai Mediaset aveva battuto la Rai per un tempo tanto lungo: in passato c’erano stati sì giorni in cui la concorrenza aveva sottratto il primato degli ascolti al servizio pubblico, era però un fatto episodico, non una tendenza stabile. Né Canale5 si era stata così vicina alla rete ammiraglia, che resta la più vista, ma solo per un soffio. Mentre Italia1 ha ormai surclassato Rai2 e, in prima serata, pure Rai3. Con i telegiornali delle due reti principali che perdono più degli sfidanti privati. È il capolavoro dei vertici sovranisti di Viale Mazzini: dei loro nuovi palinsesti, dei conduttori e dei direttori di provata fede che rischiano di affondare la Tv di Stato. Creando non poche fibrillazioni all’interno delle redazioni, alcune persino in rivolta per i programmi-zavorra che dovrebbero trainare i tg e invece li affossano.

Mediaset batte la Rai, Prime Time da surclasso: gli sponsor vanno dal Biscione

Secondo l’elaborazione dello Studio Frasi su dati Auditel, nelle prime sette settimane della stagione autunnale (dal 10 settembre al 28 ottobre) Mediaset fa meglio della Rai nell’arco dell’intera giornata: 38,45 a 35,37% di share, più di 3 punti sopra che, in prospettiva, valgono oro. Oltre 200mila spettatori hanno abbandonato i canali pubblici — 2 punti in meno di share e il 6,8% di audience — contro i 21mila delle reti berlusconiane. E nemmeno a dire che è sempre stato così: l’anno scorso, nello stesso periodo, il servizio pubblico guidava la classifica e tutti gli altri inseguivano. Il segnale peggiore arriva dal Prime time, la fascia più appetita dagli sponsor, in grado influenzare gli incassi pubblicitari presenti e futuri: anche qui il Biscione ha messo la freccia, scavalcando la Rai di oltre un punto (pari a quasi 400mila spettatori in ritirata) nonostante le fiction, che restano la salvezza di TeleMeloni.

Stavolta, per vincere la partita, non basta neppure l’espediente utilizzato da Viale Mazzini nel diramare i dati d’ascolto: ovvero, proporre il paragone fra i soli canali generalisti (le tre reti, più Rainews24), escludendo i tematici dove la concorrenza è più forte. Pure in questo caso la gara, oltre che truccata, non c’è. Lo spiega bene Francesco Siliato, media analyst dello Studio Frasi: «L’editore Rai fa meno audience di Mediaset perché perde di più sia in prima serata che nella media dell’intera giornata. Un risultato che prescinde dalla circostanza che uno ha tredici canali e l’altro sedici (tre, kids, in comproprietà). Semmai, tale divario dimostra che Mediaset ha puntato sullo sviluppo e ha investito, attivando un nuovo canale ogni due anni, mentre il servizio pubblico è rimasto fermo, ha rinunciato a crescere: il suo più recente, Rai5, è nato nel 2010. E in ogni caso quando si opera un confronto tra media company, per esempio tra Sky e Warner Bros Discovery o La7, che ha solo due reti, non si sta a contare il numero di canali: c’è chi ha più seguito di pubblico e chi meno».

Avanti Popolo e Mercante in Fiera, tragedia negli ascolti

Entrando nei dettagli dei singoli Tg e programmi, il trend al ribasso osservato al debutto si è drammaticamente confermato nel mese e mezzo successivo. Tra il 10 settembre al 31 ottobre, il Tg1 delle 20 resta in testa con il 24,5% di share ma perde più di un punto e mezzo, pari a 415mila spettatori. Il Tg3 cala di pochi decimali (lo 0,07) attestandosi al 12,97%. Mentre il Tg2 crolla al 5,54: colpa di un traino, il famoso Mercante in fiera condotto da Pino Insegno, che a dispetto dei vip invitati per invertire il pessimo esordio, non schioda dal 3% (ossia, in termini di audience, il 24,8% in meno e 158mila spettatori persi). Al punto da scatenare l’ira dei giornalisti del Tg2, che, in un’infuocata assemblea, hanno espresso all’unanimità «severa preoccupazione per i risultati d’ascolto del programma che precede l’edizione delle 20,30, una situazione per noi molto penalizzante».

Stesso discorso per Avanti popolo, il talk del martedì guidato da Nunzia De Girolamo su Rai3. Non solo è partito basso (3,6% nella prima puntata) ma è pure in discesa: l’altro ieri ha fatto il 2,7 di share, ultimo fra tutti i programmi della serata, compreso Pechino Express su Tv8. Un crollo del 40% di audience rispetto a un anno fa. A riprova della crisi di rigetto che questi innesti stanno provocando nel pubblico. Vale anche per Caterina Balivo nel pomeriggio di Rai1: diviso in due parti tra presentazione e trasmissione (altro espediente abusato per alzare gli ascolti) La volta buona sta quasi 3 punti di share (e 270mila spettatori) sotto il programma condotto nella scorsa stagione da Serena Bortone. Così come Agorà, il talk mattutino di Rai3 dove è stato reclutato un altro buon amico della premier, Roberto Inciocchi: per lui una media, fra prima e seconda parte, del 5,7%, oltre un punto sotto Monica Giandotti che l’aveva preceduto. «Il cambiamento voluto dal nuovo corso non funziona», conclude il professor Siliato: «Far andar via Fabio Fazio o Bianca Berlinguer senza avere sostituti all’altezza si sta rivelando un boomerang. Avanti popolo come ascolti vale quasi la metà di CartaBianca. E a farne le spese è soprattutto Rai3». Ma perché non funziona? «Stanno facendo una tv più vecchia di quella che c’era prima», conclude l’esperto. «Hanno indebolito la presenza di bravi conduttori per premiare gli amici. E il risultato, purtroppo, si vede».

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