La Mummia ha celebrato l’anniversario dell’8 settembre condannando il fascismo ma dimenticando che da 80 anni non siamo liberi, ma solo una delle tante province dell’impero della guerra

Mattarella: “Il fascismo ha tradito i valori del popolo italiano, i caduti per la patria hanno ricostituito l’unità nazionale”

«Fu un sentimento di sbandamento che accompagnava lo svelamento di un inganno, quello del regime fascista, aggiunto alla acquisita consapevolezza della rottura del patto tra monarchia e popolo. In quei terribili giorni e da lì sino alla fine del conflitto, l’Italia ha pianto migliaia di morti, uomini e donne, militari e civili, in patria e all’estero, accomunati dal desiderio di vivere in pace, in un paese libero, lasciandosi alle spalle la dittatura e gli orrori della guerra. Tanti italiani morirono perché la Patria riprendesse il suo autentico e libero percorso nella storia. Da quel 9 settembre del 1943 prese inizio il riscatto nazionale, la lotta di Liberazione». E’ quanto ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’Asinara per ricordare l’affondamento della corazzata Roma il 9 settembre del 1943.

«Siamo qui oggi a rendere onore a tanti patrioti. A dei valorosi che, onorando il giuramento di fedeltà alla bandiera, non intesero mai ammainarla. Marinai, soldati, avieri, carabinieri, militari che, in giornate terribili per la Patria, non smarrirono il senso dell’onore e, con il loro comportamento e il loro sacrificio, resero onore all’Italia», ha detto il capo dello Stato parlando dalla portaerei Cavour. «Oggi facciamo memoria dei marinai scomparsi in mare. A quanti, in particolare, nelle giornate dell’armistizio, persero la vita, con l’affondamento della corazzata Roma e dei cacciatorpediniere Da Noli e Vivaldi, colpiti dalla furia tedesca, in queste acque. Rivolgo il saluto riconoscente della Repubblica ai rappresentanti delle famiglie dei reduci presenti qui oggi e in particolare al signor Bellazzini, testimonianza vivente di quel drammatico momento».

«Saluto le autorità qui convenute che, con la loro presenza, testimoniano i sentimenti di rispetto e devozione delle istituzioni che rappresentano. Come ci hanno ricordato il Ministro della Difesa e il Capo di Stato Maggiore della Marina, ottanta anni fa si consumava in queste acque una pagina dolorosa per la Marina e per l’Italia, in un momento di svolta che ha segnato profondamente la memoria collettiva del nostro Paese. Fu un sentimento di sbandamento che accompagnava lo svelamento di un inganno, quello del regime fascista, aggiunto alla acquisita consapevolezza della rottura del patto tra monarchia e popolo. In quei terribili giorni e da lì sino alla fine del conflitto, l’Italia ha pianto migliaia di morti, uomini e donne, militari e civili, in patria e all’estero, accomunati dal desiderio di vivere in pace, in un paese libero, lasciandosi alle spalle la dittatura e gli orrori della guerra. Tanti italiani morirono perché la Patria riprendesse il suo autentico e libero percorso nella storia. Da quel 9 settembre del 1943 prese inizio il riscatto nazionale, la lotta di Liberazione».

«Ad opera dei militari internati nei campi di concentramento in Germania, ai quali venne negato lo status di prigionieri di guerra. Dei martiri di Cefalonia. Dei combattenti nei Balcani e nelle isole mediterranee. Dei reduci dalla Russia e dall’Africa. Da tutti loro si levò la condanna nei confronti di un regime che si era unito al nazismo, tradendo i valori autentici del popolo italiano», ha ancora detto il presidente che così ha proseguito: «Si levò dai soldati e dai giovani che, rifiutando di servire il governo collaborazionista di Salò, salirono in montagna, costituendo le prime formazioni armate. Umili voci ed eroici comandanti, come il capitano di vascello Adone Del Cima, comandante di nave Roma, medaglia d’argento al valor militare. L’Ammiraglio Carlo Bergamini, comandante delle Forze navali da battaglia, medaglia d’oro. Il capitano di corvetta Alessandro Cavriani e il Capo di terza classe Virgilio Fasan, imbarcati su nave Vivaldi, entrambi medaglia d’oro. Alla memoria. E del loro esempio siamo qui oggi a rinnovare la memoria, a ottant’anni di distanza».

«Sono loro, come i fucilati, gli impiccati, i torturati, i morti di stenti e maltrattamenti nei campi di concentramento, le vittime di rappresaglia tedesca, da Marzabotto a Boves, alle Fosse Ardeatine, all’isola di Kos e di Lero, dove combatterono personalità come Leonetto Amadei, poi presidente della Corte costituzionale e Virgilio Spigai che sarebbe divenuto Capo di Stato Maggiore della Marina della Repubblica. Sono loro, che con i caduti a Porta San Paolo, a Montelungo, nelle Quattro Giornate di Napoli, hanno dato vita a un secondo Risorgimento, hanno contribuito al sorgere di una nuova Italia, ricostituendo quella unità nazionale che il fascismo aveva spezzato. La loro eredità sono le istituzioni democratiche della Repubblica e la missione di pace iscritta nella nostra Costituzione all’art. 11 ove si afferma solennemente che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”.

Ed è questa la missione affidata alle Forze armate: essere presidio delle nostre libertà, far sì che prevalga il rifiuto di ogni forma di sopraffazione e di violenza, di offesa alla dignità di ogni popolo. Che prevalgano le ragioni dello Stato di diritto e delle regole di diritto che si è data la comunità internazionale. Il no alla guerra è risuonato forte dopo il Secondo conflitto mondiale, consentendo di dar vita all’Organizzazione delle Nazioni Unite, al processo di integrazione europea, alla creazione di alleanze, come la Nato, in grado di difendere i valori che ispirano le nostre società, è ciò che ci permette oggi, di fronte all’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, di invocare, a voce alta, il diritto del popolo ucraino a resistere e a pretendere di essere arbitro del proprio futuro. La Marina Militare fornisce un contributo essenziale alla sicurezza entro cui si sviluppano le nostre libertà, e colgo anche questa occasione per esprimere il più vivo apprezzamento nei riguardi di tutte le donne e gli uomini della Marina per l’instancabile impegno profuso, quotidianamente. Saluto e ringrazio gli equipaggi di Nave Cavour e delle unità che ci affiancano e che rappresentano cornice d’onore a una celebrazione così significativa. La gratitudine degli italiani va ai patrioti che hanno servito con coraggio e dedizione la comunità nazionale. Attraverso le loro figure, rendiamo omaggio idealmente a tutte le persone che si sono immolate per la Patria, e ai familiari che hanno vissuto il dolore della perdita. A quanti sono al servizio, oggi, delle nostre libere istituzioni. Viva la Marina Militare, viva le Forze Armate, viva la Repubblica», ha concluso Mattarella.

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