Il caso Vannacci colpa di Putin: aspettavamo al varco che qualcuno lo dicesse. Puntuale arriva il delirante retroscena che parte dal siluramento di Draghi e arriva al Generale

DAGOREPORT di dagospia.com

Il caso Vannacci s’ingrossa: il silenzio assordante di Giorgia Meloni sul bombastico libro dell’ex generale della Folgore non è motivato solo dal timore assodato di perdere consensi tra i puri & duri di quella destra post-fascista che da Movimento Sociale l’ha poi seguita in Fratelli d’Italia.

C’è un altro e più importante motivo: l’anti-americanismo che schizza da “Il mondo al contrario”. E gran parte di coloro che hanno letto rapiti quelle pagine, da Alemanno a Salvini, nutrono quello stesso sentimento che oggi la Ducetta, una volta filo-Putin, ha completamente ripudiato a favore di un filo-atlantismo zerbinato ai piedi di Joe Biden.

Lo sottolinea oggi Fabrizio Cicchitto, già deputato Pdl e capo della Commissione Esteri, in una acuminata intervista a Matteo Pucciarelli su “Repubblica”: “Bisogna ricordare il contesto passato. La Russia era piazzata benissimo in Italia: Putin aveva rapporti personali e di affari con Silvio Berlusconi, una collaborazione del suo partito con la Lega, poi c’era il Movimento 5 Stelle un po’ filorusso e un po’ filocinese e infine Giorgia Meloni, che è stata filo-putinista”.

A questo punto, l’ex deputato socialista tira le somme di tanto filo putinismo italico, uscito allo scoperto con l’invasione della Russia in Ucraina, e sgancia una bomba: “Questo schema salta con Mario Draghi…e non credo che non ci sia stata un’influenza nella caduta di Draghi voluta da 5 Stelle, Lega e Fi, forze che per altro non l’hanno voluto presidente della Repubblica”.

Una volta fatto fuori da Palazzo Chigi e dalla corsa al Quirinale l’amerikano Draghi, l’anti-americanismo italico si è ritrovato di colpo in mano il libro autoprodotto dal generale della Folgore. Afferma Cicchitto: “Vannacci faceva delle operazione speciali, non è uno sprovveduto. Per questo dico che ci vedo una mano, un disegno. L’obiettivo è piazzare elementi contrari all’ortodossia atlantica al prossimo europarlamento”.

Alla perplessità del giornalista di “Repubblica” (‘’Non teme che questa analisi sul generale possa scadere in una specie di complottismo speculare a quello molto in voga in quel mondo?”), la replica arriva secca: “Guardi che Putin è stato il primo leader mondiale a capire la capacità di condizionamento e di destabilizzazione delle liberaldemocrazie grazie a un utilizzo spregiudicato di Internet”.

Ma davvero si può intravedere la manina di Putin leggendo il libro di Vannacci? (Va ricordato che il parà della Folgore ha ricoperto il ruolo di Addetto Militare all’ambasciata di Mosca dal febbraio 2021 fino a metà del 2022; rientrò poi in Italia come “persona non grata” dopo lo scoppio della guerra con l’Ucraina a seguito delle ritorsioni russe per l’espulsione da parte dell’Italia di 30 diplomatici russi).

VANNACCI FILO-PUTIN

Ecco qualche “perla” sul regime di Putin, tratta da “Il mondo al contrario”: “A Mosca incontravo, ben dopo l’imbrunire nei grandissimi e bellissimi parchi cittadini, donne sole e mamme con bambini che assaporavano il fresco delle sere estive senza il benché minimo timore di essere molestate da qualcuno. “Ma là c’è una dittatura” – tuona qualcuno – come se una delle caratteristiche delle democrazie fosse quella di autorizzare ladri, stupratori e criminali a esercitare liberamente le loro attività.

“E il problema è anche questo. Se la democrazia non riesce a dare risposte concrete soprattutto nei confronti della delinquenza comune e di quei reati, come i furti, che toccano più di ogni altro il cittadino allora l’elettorato si volgerà verso sistemi diversi, verso forme di governo più efficaci nei confronti dei malviventi”.

Ancora più netto Vannacci quando scrive: “In Russia c’è lavoro, e ce n’è anche tanto. Rispetto a molti posti del mondo, vi si vive anche abbastanza bene…. In Russia, nonostante l’incredibile estensione del territorio e l’impossibilità di gestirne e controllarne le frontiere, l’immigrazione clandestina non esiste o è un fenomeno relegato alle popolazioni nomadi delle steppe asiatiche. Il clandestino in Russia non lo vai a fare perché sai che non avrai vita facile… Se non rispetti le leggi e la cultura locale, oltre a finire in carcere per gli eventuali reati commessi, vieni rispedito al mittente senza troppi complimenti… In Italia se rubi, molesti il prossimo o non paghi il biglietto del treno mica ti rimandano a casa!’’

YANKEE GO HOME!

Gli americani Vannacci li conosce, e bene: per gran parte della sua carriera militare ha prestato servizio in Afghanistan (2009) come assistente militare del Capo di Stato Maggiore del Comando Nato, generale Marco Bertolini. Ha preso parte alle principali operazioni in Somalia, Rwanda, Yemen, Balcani, Costa d‘Avorio, Iraq e Libia.

Quello che è certo è che l’improvvisa decisione USA di abbandonare alla chetichella l’Afghanistan, a Vannacci non è mai andata giù. Anzi, la decisione di Biden di mollare Kabul in mano ai terroristi talebani, dopo aver rischiato la vita durante due anni di guerra per instaurare la democrazia, è stata considerata un tradimento; e non solo da Vannacci ma anche da molti militari americani.

L’anti-americanismo di Vannacci è poi proseguito a Bagdad con la vicenda dell’uranio impoverito che l’ha portato a scontrarsi duramente con l’attuale capo di Stato maggiore, l’ammiraglio Cavo Dragone. E il risultato di questo sentimento critico verso gli Stati Uniti ha portato Vannacci inchiodato dietro una scrivania dell’Istituto Geografico Militare di Firenze (una “purga” peggiore di un pensionamento anticipato), da cui poi è stato rimosso in seguito alle polemiche legate al suo libro.

Nel libro Vannacci si ricorda di avere le stellette sulla divisa ed evita di prendere di mira l’America di Biden dal punto di vista militare per occuparsi invece del fallimento del melting-pot razziale: “Il multiculturalismo concede ogni licenza a questi delinquenti etnici in nome dei presunti torti e delle segregazioni subite nel passato. Pensate che in California si è costituita una vera e propria Task Force (California Reparations Task Force) per perorare la causa di un consistente ristoro economico da devolvere a tutti gli afroamericani per ripagarli dello schiavismo e delle discriminazioni subite per secoli. Soldi ai neri, e solo a loro!

‘’Non borse di studio con cui spronare i meritevoli a prescindere dal colore della loro pelle, dalla religione professata, dal censo o dall’orientamento sessuale ma un obolo dato solo in base ad una provenienza etnica o ad un’appartenenza ad una minoranza. Perché l’ideologia multiculturale odia la meritocrazia in quanto razzista, poiché fa emergere qualcuno che merita da qualcun altro che è tutt’altro che meritevole”.

C’è poi un passaggio del “Il mondo al contrario” dove Vannacci tradisce la simpatia per Trump e Putin, ed è questo: “I social media hanno iniziato questa tirannica tendenza con Facebook, ormai attivissimo nella sospensione dei profili scomodi, e Twitter, che banna Trump: nientepopodimeno che il presidente degli Stati Uniti d’America.

Ma in ogni settore la metodologia è applicata con certosina precisione: la correttezza ideologica viene sorvegliata continuamente e laddove si intravede un seppur minimo margine di violazione si interviene con censure e con liste di proscrizione che individuano, per esempio, i putiniani da mettere a tacere, i negazionisti del modello green da schernire, gli antisistema contrari all’immigrazione incontrollata da bollare come omofobi e razzisti, i difensori della famiglia tradizionale da trattare come retrogradi e i ministri a cui impedire la presentazione di un’opera al salone del libro”.

Adesso è chiaro perché una neo-atlantista come Giorgia Meloni e un ministro “amerikano” della Difesa come Guido Crosetto, per non parlare di Sergio Mattarella, presidente della Repubblica e Capo supremo delle Forze Armate, hanno sbattuto Vannacci a studiare le carte geografiche a Firenze.

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