Emmanuel Macron “preso in giro da Putin”: il retroscena sulla telefonata. Il Cremlino rifiuta categoricamente l’ipotesi della “demilitarizzazione” della centrale

Continua il doppio gioco di Vladimir Putin, continua la “presa per i fondelli” nei confronti di Emmanuel Macron e dell’Europa. Il presidente russo, venerdì, ha sentito al telefono l’omologo francese, un contatto per risolvere la drammatica “crisi nella crisi” della guerra in Ucraina, quella relativa alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, tornata a essere una delle chiavi militari dello scontro, come la scorsa primavera. Il braccio di ferro tra l’esercito russo e quello ucraino per il controllo dell’area (di fatto, il rubinetto che regola l’erogazione dell’energia elettrica nell’intero paese) porta con sé il pericolo di un incidente nucleare dalle conseguenze devastanti, per tutta l’Europa.

Il capo del Cremlino ha parlato direttamente di rischio concreto di “una catastrofe di dimensioni immense”. Dall’Eliseo, Macron è tornato a chiedere un cessate il fuoco. Il contatto dal punto di vista diplomatico è importante, perché i due leader avevano di fatto interrotto i rapporti diretti da mesi. Putin, sottolinea il Corriere della Sera, “per la prima volta si è detto disposto ad accettare che una missione di commissari della Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica visiti la centrale transitando dalle zone controllate dal governo ucraino”. Un passo in avanti, visto che fino a poche ore fa Mosca esigeva che la missione fosse gestita dall’agenzia atomica russa Rosatom.

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Tutto spianato, dunque? No, perché la Russia continua nel suo proposito di staccare i collegamenti delle linee elettriche ucraine alla centrale, per convogliare l’elettricità soltanto nei territori occupati dall’esercito russo. E soprattutto, Putin rifiuta categoricamente l’ipotesi della “demilitarizzazione” della centrale. Uno schema su due tavoli, in apparenza contraddittori, come del resto è la condotta diplomatica di Mosca da febbraio a oggi.

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