“Tutto dipende dalla nostra sorgente di energia e di calore: il nostro Sole. E’ l’attività solare che incide sul clima. Immaginare che l’uomo possa avere la forza del Sole è un po’ presuntuoso“. Con queste parole il professor Antonino Zichichi, scienziato di fama internazionale, ha commentato in un’intervista a Carlo Cambi su La Verità di ieri, il tema del cambiamento climatico. “Sono convinto – ha aggiunto Zichichi – che l’eco-ansia sia creata apposta per orientare le scelte delle persone. Quelle che muovono l’ecologismo, l’allarme climatico, l’eco-ansia, anche se possono apparire come posizioni fideistiche, sono in realtà delle tematiche politiche che non vanno messe in relazione all’esistenza di Dio“.
Nell’intervista, lo scienziato ha spiegato come “La scienza non ha l’equazione del clima, dunque non può dire quale sia l’incidenza del comportamento antropico sul clima, ma ha però la certezza che bisogna combattere l’inquinamento planetario. Le attività che producono inquinamento debbono essere combattute con rigore; non legandole alle variazioni climatiche, in quanto questo legame è estremamente complesso. Chi inquina deve essere punito non perchè produce cambiamenti climatici, ma perchè commette un delitto contro la buona salute di tutti gli abitanti della Terra. L’aspetto più rilevante dell’impatto dell’uomo sull’ambiente è l’inquinamento dei mari, delle falde acquifere, dell’aria stessa con le polveri sottili o altri elementi, ma non è quello che si sta dicendo adesso sull’emissione di gas climalteranti. L’anidride carbonica non è il nemico numero uno del pianeta. Sono due cose diverse. Anzi dirò che il legare il tema dell’inquinamento al cambiare del clima è dannoso: ritarda la soluzione del vero problema, che è l’inquinamento“.
Particolarmente illuminanti le parole dell’esperto: “Il nesso di causa-effetto tra attività antropica e cambiamento climatico è scarsamente incidente perchè enormemente prevalente è l’attività del Sole. Come ho scritto più volte, attribuire però alle attività umane il surriscaldamento globale è senza fondamento scientifico. Ho sempre sostenuto che l’inquinamento va punito come reato ma che è un inquinamento culturale sostenere che è provata la relazione tra attività antropica e cambiamento climatico“.
Infine, Zichichi – che è siciliano e oggi vive in Svizzera, a metà ottobre compirà 94 anni e ha la lucidità di un ragazzino al punto che partecipa a convegni, conferenze ed eventi scientifici in piena attività – fa una brillante analisi sulla questione energetica: “Nella vicina Africa e nel mondo ci sono cinque miliardi e mezzo di persone che vorrebbero avere la stessa quantità di energia pro capite di cui gode il miliardo di privilegiati che vivono nei Paesi industrializzati (noi tra questi). Né il solare né l’eolico potranno fornire le enormi quantità di energia che questi popoli vogliono. Prima o poi potrebbero scoppiare rivolte popolari al fine di evitare l’esportazione del combustibile esistente a casa loro. L’Italia senza energia nucleare crollerebbe in pochi anni a livello di Terzo mondo. Centinaia di milioni di persone vogliono più cibo e più energia. Noi apparteniamo al miliardo di privilegiati in quanto abbiamo la quantità di energia necessaria per vivere bene. L’ingresso della Cina e dell’India nel mercato mondiale, e ultimamente la guerra inUcraina, hanno portato alle stelle il prezzo del petrolio e del cibo. L’energia nucleare è l’unica sorgente d’energia la cui potenza può venire incontro alla richiesta esponenzialmente crescente che viene dalle nazioni delle in via di sviluppo. Se non avessimo sprecato i 20 anni trascorsi nel letargo antinucleare, noi saremmo oggi con una fiorente industria nucleare e non in stato di schiavitù energetica. L’incidente nucleare di Ksrko del 4 giugno del 2008 va messo a confronto con le notizie di cui nessuno parla mai. Eppure si tratta di vittime causate ogni anno dalla produzione di energia non d’origine nucleare, ma usando il carbone e le biomasse. Lo ricordiamo ancora una volta: 300.000 nella sola Cina per il carbone e oltre un milione nel mondo per le biomasse. L’incidente in Slovenia deve darci una spinta per uscire con coraggio dallo stato di pericolo di blackout in cui viviamo dopo 20 anni di rinuncia al nucleare“.
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