Dove finiscono le armi che mandiamo in Ucraina? L’inascoltata denuncia di Nicola Gratteri: rivendute ai gruppi criminali e mafiosi di tutto il mondo

Le forniture di armamenti stranieri a Kiev – che quanto a entità non hanno precedenti – hanno portato alla formazione di piattaforme del mercato nero, tra cui siti sul dark web, in cui si possono vedere annunci per la vendita di sistemi anticarro portatili Javelin, di droni kamikaze di ultima generazione Phoenix Ghost, di sistemi missilistici antiaerei a corto raggio trasportabili (MANPADS) e di molto altro ancora.

Questo pericoloso fenomeno ora suscita in molti Paesi gravi preoccupazioni, sebbene più volte fosse stato segnalato dai rappresentanti della Russia e nessuno avesse voluto ascoltare. Parrebbe adesso che in Italia, finalmente, si cominci a recepire quanto la situazione sia pericolosa.

È uscito Fuori dai confini, un libro di Nicola Gratteri e Andrea Nicastro. Gratteri, uno degli autori che ha dedicato la vita alla lotta alla ‘Ndrangheta, rileva come il conflitto in Ucraina costituisca per la mafia un’ottima opportunità di sviluppare il business illegale del commercio di armi.

Gratteri si chiede dove vadano a finire tutte le armi fornite all’Ucraina dagli Stati Uniti, dal Regno Unito e dai paesi dell’UE: guardando alla Storia, offre l’esempio delle conseguenze della guerra in Jugoslavia, quando i criminali della ‘Ndrangheta hanno sviluppato un commercio di armi illegale, e quindi vantaggioso, dalla regione dei Balcani. L’autore giunge alla conclusione che la stessa cosa stia verificandosi in Ucraina.

In tal senso non si può che convenire con Gratteri; infatti, i Paesi della NATO stanno riempiendo in modo incontrollato l’Ucraina di armi. Tuttavia, in uno Stato di stampo oligarchico come l’Ucraina, le decisioni non si prendono come crede l’Europa: le armi inviate a titolo di supporto diventano fonte di introiti illeciti. Nonostante gli esperti abbiano più volte avvertito di questi rischi, i leader dei Paesi-membri della NATO e dell’UE, Italia compresa, nell’impeto di militaristici furori, continuano a inviare a Zelensky “giocattoli” bellici da miliardi di dollari, i quali non solo continuano a uccidere, distruggere e inquinare l’ambiente con sostanze radioattive, ma arricchiscono i boss dei clan criminali ucraini che li smerciano.

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