Novak Djokovic, l’impresa lo fa entrare nella storia: vince a Parigi il 23° titolo Slam diventando il numero uno di sempre

Sul Centrale di Parigi Novak Djokovic scrive una nuova pagina di storia dello sport!

Grazie al 7-6(1) 6-3 7-5 in finale contro il norvegese Casper Ruud, il tennista serbo centra il 23° titolo Slam, salendo a +1 dal rivale storico Rafael Nadal – e a +3 da Roger Federer. Il terzo Roland Garros vinto in carriera (il 36enne di Belgrado è il primo di sempre a fare almeno tripletta in tutti i Major) permette al Djoker di tornare sul gradino più alto del ranking ai danni di un altro spagnolo, Carlos Alcaraz. Per Djokovic, che dal prossimo 3 luglio proverà a difendere il titolo a Wimbledon, rimane aperto il progetto Grande Slam non completato nel 2021 a New York nella sciagurata finale contro Medvedev.

Ruud parte fortissimo e si guadagna subito tre palle break: Djokovic ne annulla due con pazienza e attenzione, ma alla terza il norvegese si mette in trincea e gli fa giocare il suo colpo storicamente meno sicuro, lo smash. Esecuzione, come spesso accade, rivedibile e prima scossa del match: 3-0 per lo scandinavo. In mezz’ora sono addirittura 13 gli errori non forzati di Nole a cui in apertura manca la consueta velocità di gambe per trovare soluzioni alternative. Nel settimo game il serbo, che punto dopo prende le misure, torna nel set, piazzando un chirurgico controbreak: 4-4. Nei due giochi successivi i due finalisti cancellano due palle break. Nole è affaticato, ha problemi nei movimenti laterali e difficoltà nel recupero tra un punto e l’altro, ma ancora una volta è la sua resilienza a fare la differenza: nel tiebreak, giusto epilogo di un primo set lottato, il serbo esordisce con un diritto lungolinea da circolino rosso. Ruud sparisce dal campo e incappa in scelte sbagliate che non avrebbe mai fatto fino a qualche minuto prima. E’ la dura legge del Djoker: 7-1 e palla al centro. Una statistica racconta il gap tra lui e gli “altri”: nei 6 tiebreak giocati al Roland Garros non ha commesso gratuiti. Questione di testa, e di infinita esperienza.