Meloni a pranzo da Mattarella, colloquio su Pnrr e appalti. La premier annulla la trasferta a Udine per la campagna elettorale
La presidente del Consiglio al Colle per un lungo e “cordiale” colloquio sui temi di attualità, inclusi migranti e decreto bollette. La premier decide di annullare la sua presenza al fianco di Salvini, Tajani e Fedriga. Motivo ufficiale: il protrarsi dell’incontro con il capo dello Stato
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stata a pranzo al Quirinale con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Una colazione di lavoro con al centro i principali temi di attualità, in particolare il nuovo codice degli appalti e l’attuazione del Pnrr. Secondo quanto si apprende, il capo dello Stato e la premier hanno affrontato anche i dossier dell’emergenza migranti e il nuovo decreto bollette. “E’ stata una lunga conversazione, svoltasi in un clima di cordialità e collaborazione”, si limitano ad affermare fonti del Colle.
Giorgia Meloni da Mattarella, salta il comizio in Friuli
Un lungo e cordiale un confronto a 360 gradi su tutti i temi più caldi in agenda con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha tenuto Giorgia Meloni più del previsto a Roma. Proprio il protrarsi dell’incontro-pranzo al Colle, ha fatto sì che l’agenda della premier variasse e che facesse saltare l’appuntamento a Udine per la chiusura della campagna elettorale del centrodestra per le regionali in Friuli Venezia Giulia. Sul palco ci saranno i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini mentre lei sarà collegata per dare il proprio sostegno a Massimiliano Fedriga.
Il governatore leghista uscente è dato come favorito, cosa che non ha mancato di sottolineare il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, oggi a margine di un evento nel palazzo della Giunta. “Lui è favoritissimo, credo che otterrà un risultato eccellente”, ha puntualizzato il governatore ribadendo: “Lui è bravissimo e circondato da collaboratori altrettanto bravi e quindi otterrà un grande risultato”. Detto questo, Fontana non ritiene le Regionali un test per il governo. “Credo che non si debba sempre cercare di caricare ogni elezione con un significato che faccia riferimento a un’altra realtà, perché ogni realtà ha il suo significato. Certamente se vincerà con il 60 % vorrà dire che il centrodestra è ancora più forte ma se dovesse andare in modo diverso, non necessariamente”, conclude il presidente della Regione Lombardia, “si potranno trarre delle conseguenze”.
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