Nuova inchiesta covid, spuntano le signorine a pagamento: il clan di ‘ndrangheta corrompeva i dirigenti ospedalieri per rifilare materiale tarocco

Estratto dell’articolo di Andrea Camurani per https://milano.corriere.it

Prendevano di mira società in difficoltà, le acquistavano, e le svuotavano del patrimonio. Ma non si trattava di semplici bancarottieri secondo la direzione distrettuale antimafia di Milano, dal momento che le sei persone finite in manette sono accusate di un’attività criminale vicina ai «locali» di ‘ndrangheta di Lonate Pozzolo e Legnano, attive fra Varesotto e Milanese, e di Vibo Valentia, in Calabria.

[…]

Grazie ai software in uso alla Finanza sono state ricostruite operazioni distrattive di denaro per oltre 4 milioni di euro, dai conti correnti di tre società dichiarate fallite dai tribunali di Milano, Bergamo e Monza, somme che risultano drenate a favore di altre imprese del gruppo, anche localizzate in territorio estero, sotto forma di pagamenti di fatture per operazioni inesistenti.

Secondo le accuse, inoltre, il gruppo criminale aveva anche interessi ramificati nel settore della sanità lombarda, in relazione alle attività connesse all’emergenza sanitaria da Covid 19, con particolare riferimento a forniture di materiale sanitario ed esecuzione di tamponi da parte di soggetti non autorizzati.

[…]

Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati circa 200 mila euro in contanti rinvenuti grazie ad un cash dog, ossia ad un cane addestrato, ed è stata trovata anche una lettera di sostegno a uomini del clan dei Mancuso.

Nell’inchiesta spunta anche un’imputazione di sfruttamento della prostituzione nell’inchiesta. Uno degli indagati, Gianluca Borelli, presunto «uomo cerniera» tra i clan e il medico Cristiano Fusi, avrebbe organizzato «un incontro» tra una prostituta e un dirigente d’azienda, non indagato, in un hotel di Milano per far partire trattative per forniture di «materiale per Covid».

L’inchiesta dei pm Cerreti e Bonardi è nata da un primo capitolo noto del dicembre 2020 sulla gestione, ritenuta «opaca», dei tamponi ai giocatori del Monza Calcio, che erano anche stati sequestrati. E che vedeva già al centro proprio Borelli (indagato), pregiudicato per bancarotta, e Cristiano Fusi (indagato), primario della clinica monzese Zucchi e anche ex medico del settore giovanile del Milan, oltre che del Monza.

[…] Tra i quasi 60 capi di imputazione contenuti nell’ordinanza, firmata dal gip Tiziana Gueli […] c’è anche quell’incontro «organizzato» da Borelli e Fusi tra il manager di un istituto del Gruppo San Donato e una giovanissima prostit*uta, pagata 500 euro, in un albergo di lusso di Milano. E ciò in cambio, scrivono i pm, della «utilità consistente nell’avvio di trattative» con l’istituto clinico «finalizzate alla stipulazione di contratti aventi ad oggetto la fornitura di materiale per Covid 19», tra cui mascherine e camici.

In una telefonata del settembre 2020 Fusi, parlando con Borelli e riferendosi al manager, diceva: «Lui è il principino ma … da oggi pomeriggio il principino è sotto scacco, eh?». E una terza persona, che aveva contattato la ragazza e prenotato la camera d’albergo, diceva: «Speriamo! Dobbiamo chiudere l’operazione». Tra l’altro, si legge ancora, questa terza persona, ossia Josef Amini, avrebbe anche avuto «documentazione fotografica dell’incontro da utilizzare per il conseguimento dell’utilità». E scriveva in una chat: «Tranquillo esce con le ossa rotte». E Fusi rispondeva: «Hai foto?».

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