De Luca, stavolta godiamo noi! Aver perseguitato le gente per tre anni non è servito a nulla: ha scommesso sul cavallo perdente e Schlein vuole farlo fuori

Prima uscita del presidente della Regione Campania sulla leader del Pd: “Non giudico in base all’anagrafe”

E’ la prima uscita pubblica del presidente della Regione Campania su Elly Schlein. E le parole sono misurate, ma nella sostanza non rivelano grande entusiasmo. “Io guardo dall’esterno alle vicende della politica politicante. Sono impegnato a fare un lavoro concreto, per mia fortuna. E, quindi, parlerò, stamattina, delle cose concrete che stiamo facendo”, premette Vincenzo De Luca, a chi gli chiede, a margine di un incontro con gli studenti del liceo Severi a Salerno, di ragionare anche del cambiamento in corso nel Pd dopo le primarie.

Primo guaio per Schlein: De Luca

In gioco c’è il terzo mandato e il ruolo del figlio Piero

Però adesso la bomba ad orologeria rischia di esploderle tra le mani: se scende a patti con De Luca la brigata che la sostiene la getta all’inferno, se ne blocca la ricandidatura e il Pd perdesse la Regione sarebbe un flop clamoroso per la neo-segretaria. Quindi un dilemma difficile da risolvere, primo vero banco di prova all’interno del partito per la Schlein, alla quale, non a caso, De Luca non ha indirizzato alcuna felicitazione per l’elezione, chiudendosi in una specie di Aventino, da dove sta osservando quanto succede al Nazareno.

I sostenitori locali che hanno sostenuto la Schlein sono tutti anti-deluchiani e uno dei più attivi, il deputato Marco Sarracino, che è stato il coordinatore organizzativo della campagna elettorale della Schlein, si appresta a diventare il responsabile dell’organizzazione del Pd, un posto che conta nella nomenclatura piddina.

Lui annuncia: «Alle ultime elezioni siamo stati percepiti come lontani dai problemi quotidiani, con Elly saremo invece piantati nella realtà. Un partito totalmente rinnovato e finalmente credibile, con una identità chiara e radicale, per difendere il lavoro e combattere le diseguaglianze».

Quanto a De Luca: «Il terzo mandato non mi pare una priorità, mi concentrerei sul superare la metà del secondo». E ancora: «La nostra classe dirigente deve essere selezionata per la qualità delle battaglie che fa, sul partito che costruisce, quante elezioni vince. Abbiamo visto gruppi dirigenti selezionati in alcuni casi in base alla velocità con cui ritwittavano i post del proprio capo. Non credo però nella rottamazione ma nei patti tra generazioni. Le correnti continueranno a esistere e sono utili se contribuiscono alla definizione di una linea politica. Chi in passato annunciò che avrebbe superato il correntismo poi ha fatto nascere la propria o addirittura un partito. Il problema, soprattutto al Sud, riguarda pezzi di ceto politico che fanno del trasformismo la propria stella polare, lavorano a occupare il potere anziché utilizzarlo per cambiare la società».

Nel cerchio magico della Schlein c’è pure il deputato Francesco Boccia, commissario del Pd campano fino a qualche settimana fa, che più volte ha messo De Luca nel mirino: «Se c’è una qualità che non gli manca quella è la simpatia, come con la battuta sulle sue candidature in eterno alla presidenza della Regione Campania. Sarà un appassionato di fantascienza e avrà letto Carl Sagan e pensa anche lui che siamo come farfalle che battono le ali per un giorno pensando che sia l’eternità. Sarebbe forse più opportuno oggi pensare come riportare nel Pd i tanti elettori che sono andati via, allargando il campo e facendo entrare energie fresche. Non è questo il momento di pensare al destino dei singoli».

Insomma, il combattivo De Luca avrà pane per i suoi denti ma pure la Schlein avrà le sue spine. Anche perché a soffiare sul fuoco c’è Sandro Ruotolo, il giornalista ex collaboratore di Michele Santoro, eletto senatore nelle suppletive di Napoli nel 2020 ma non rieletto alle ultime politiche. Non è iscritto al Pd però è stato tra i responsabili della mozione Schlein in Campania: «Neanche parlarne del terzo mandato a De Luca. Dobbiamo mandare in soffitta questi signori, avviare una vera costituente. Il voto a Elly è stata una sonora bocciatura di tutta la classe dirigente campana, dei signori delle tessere e del voto. Tutti i consiglieri regionali, gran parte dei sindaci e dei consiglieri comunali sostenevano Bonaccini. Ma la vittoria nazionale di Elly significa che la rivoluzione è incominciata anche qui».

Se ne vedranno delle belle ai congressi locali che (da tempo) sono stati convocati per l’11 e il 12 marzo, cui seguirà quello regionale. De Luca aveva blindato l’esito delle assise proponendo Rosetta D’Amelio quale segretaria regionale e Giuseppe Annunziata per Napoli, entrambi in quota Bonaccini.

Che succederà ora? D’Amelio potrebbe non essere ostacolata dalla nouvelle vague e rappresentare un punto d’equilibrio: è fedelissima di De Luca ma proviene dalla sinistra, è femminista, da lungo tempo impegnata nel sociale, ex-presidente del consiglio regionale, quindi con esperienza politica sul campo. Si vedrà, ma si tratta di un equilibrismo complicato nello tsunami che ha colpito il Nazareno.

Chi non sembra toccato da quanto sta succedendo è Gaetano Manfredi, ex rettore dell’università, sindaco di Napoli, non iscritto al Pd però a capo di una giunta a maggioranza Pd ma con un ventaglio di componenti: M5s, ItaliaViva, Articolo Uno, Sinistra Italia, Noi Campani (Clemente Mastella), Centro Democratico: «Auguri di buon lavoro ad Elly Schlein e al Pd. Adesso la sfida è mettere in movimento una grande comunità riformista e progressista. Un nuovo progetto inclusivo e innovativo per ridurre i divari e rafforzare la crescita con l’obiettivo di ricostruire il campo largo. È una sfida complessa ma credo che Schlein abbia la capacità di poter fare questa sintesi, ovviamente bisogna lavorare insieme, non perdere nessuno e anzi aumentare la capacità aggregativa del Pd».

Tra l’altro c’è in ballo pure il destino di De Luca junior, ovvero il primogenito Piero, vice-capogruppo del Pd alla Camera. Come si usa, col ricambio del segretario si rinnovano anche gli assetti di vertice dei gruppi parlamentari. Quindi anche qui c’è da attendersi un braccio di ferro poiché i deputati pro-Bonaccini (che sono la maggioranza) appoggeranno la sua ricandidatura mentre è difficile che egli sia riproposto negli organigrammi che presenterà la Schlein.

A differenza del padre, lui si è complimentato per l’elezione e le ha lanciato una sorta di calumet della pace, che però finora non è stato raccolto: «Faccio i miei migliori auguri e complimenti a Elly per la vittoria, ha interpretato al meglio la voglia di cambiamento. Avrà un compito complesso ma affascinante: guidare la nostra comunità per rinnovarsi e tornare ad essere alternativa di governo a questa destra assolutamente inadeguata. Un abbraccio a Stefano per la dedizione, l’impegno e la passione mostrata in queste primarie. Sarà decisivo anzi tutto fare ogni sforzo per mantenere unito il partito, nel rispetto della sua pluralità e ricchezza culturale, progressista, riformista, popolare, evitando il rischio di frantumazioni o divisioni». Sta aspettando una risposta.

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