tratto dal blog di Nicola Porro
Alla fine, il problema è sempre lo stesso: pensare che, con l’introduzione di una regola, di una norma o di un divieto, tutto possa essere risolto. Eppure, la realtà è ben diversa da quella che è la mentalità statalista imperante, quella del dove non c’è regolazione, non c’è libertà e serve l’introduzione di un nuovo vincolo; quella del dove c’è già una regola, si richiede un’ulteriore regolamentazione. Ecco, un esempio lampante lo ha offerto, tanto per cambiare, una delle viro-star più presenti nel mondo dei salotti televisivi: Antonella Viola. E voi direte: “Oddio, ancora si parla di Covid?”. No, tranquilli. Questa volta, gli espertoni di virologia si sono trasformati in sommelier; anzi, direi in qualcosa di peggio. Dopo un weekend a discutere se Dante Alighieri fosse di destra, accompagnato dai talenti nascosti di molti polemisti in tema di antimafia; in queste ultime ore, abbiamo una nuova delizia. E il nocciolo della questione riguarda gli alcolici.
La virologa, infatti, esprimendosi a favore della scelta dell’Irlanda – che ha deciso di equiparare l’alcol alle sigarette, inserendo l’etichetta ai danni della salute sulle bottiglie – si è lasciata andare ad una vera e propria morale sull’uso delle sostanza alcoliche: “Noi siamo abituati a pensare che a far male sia l’abuso di alcol, ma l’effetto cancerogeno si sviluppa anche con un uso moderato. Può indurre alterazioni metaboliche che si riflettono a livello cardiochirurgico e causare seri danni all’intestino”.
E grazie, non lo sapevamo. Ma la cosa incredibile è il proseguo: “Bevo raramente, solo in occasioni particolari. Per esempio se ceno in un ristorante stellato, se festeggio un compleanno o una ricorrenza importante. Per me si tratta di eccezioni, non è la regola”. E ancora, alla domanda del giornalista se Viola faccia aperitivo: “Sì, ma con il succo di pomodoro. Non dobbiamo fare l’errore di trovarci in compagnia per bere qualcosa, come si dice. Io per esempio ho da poco rivisto il mio amico e collega Nicola Elvassore, appena nominato direttore scientifico del Vimm, l’Istituto di Medicina biomolecolare di Padova dove tempo fa ho iniziato la mia vita di ricercatrice, e abbiamo festeggiato con una passeggiata”.
La giustificazione: “Studi recenti hanno analizzato le componenti della struttura cerebrale, dimostrando che uno o due bicchieri di vino al giorno possono alterarle. Insomma, chi beve ha il cervello più piccolo”. Nonostante tutto, la generalizzazione non convince Claudio Bilato, primario della Cardiologia di Arzignano nel Vicentino: “C’è una bella differenza però tra uso continuativo e uso sporadico come potremmo definire quello di due bicchieri a settimana o con il piacere di aprire la bottiglia di vino giusto per l’occasione giusta”. E chiude: “Un aperitivo con gli amici a settimana fa certamente bene alla salute da diversi punti di vista”.
E a questo punto, direte voi, meglio l’analcolico? Macché, bocciato anche quello: “Troppi zuccheri, inutili. Fanno ingrassare, alzano la glicemia e non danno nutrimento”, dice la Viola. E conclude: “Ognuno è libero di fare e vivere come vuole, ma almeno forniamo gli strumenti per conoscere prima le conseguenze delle proprie scelte”. Insomma, il messaggio implicito è chiaro: i poveri analfabeti italiani non conoscono gli effetti negativi che gli alcolici possono causare alla salute. La soluzione? Nuove regole, nuove norme, nuovi avvertimenti; così come la stretta sulle sigarette del ministro Schillaci, fondata su un divieto di fumare all’aperto in presenza di bambini. Peccato che – almeno dalla nostra umile opinione – questi vincoli non sposteranno neanche di un centimetro la situazione. Una cosa è la realtà, un’altra la furia legislativa.
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