“Adesso lo fa fuori” Prigozhin, il golpe era solo una trappola? La tesi di Alexander Gabuev, ex collaboratore al Cremlino del presidente russo Medvedev

“Una spregiudicata mossa tattica di Putin per fermare un’avanzata che non sapeva come contrastare e poi alla prima occasione smantellare Wagner e far fuori Prigozhin“: così Alexander Gabuev, ex collaboratore al Cremlino del presidente russo Medvedev, definisce l’accordo che ieri ha portato alla ritirata dei mercenari della Wagner.

A proposito dell’accordo, poi, Gabuev, intervistato dal Giorno ha detto: “Non sappiamo se tiene e cosa preveda in dettaglio. La mia aspettativa è che non sia stabile come dice Lukashenko. Io credo che il rapporto tra Putin e Prigozhin sia molto, molto difficile da recuperare”. Il punto, secondo l’esperto, è che se lo zar accettasse le condizioni dell’ex cuoco, ovvero la sostituzione del ministro della Difesa Shoigu, ne uscirebbe fortemente indebolito, “quasi commissariato”.

Per Gabuev, comunque, non ci sarebbe stato nessuno dietro Prigozhin, avrebbe deciso tutto da solo: “Credo che abbia agito da solo per evitare che Wagner fosse smantellata e lui ridimensionato dopo essersi sentito in cima al mondo con la presa di Bakhmut”. Sulla guerra in Ucraina, invece, ha detto: “Per ora continuerà. Per Kiev questa insurrezione è però una ottima notizia comunque, perché indebolisce politicamente ma anche militarmente Mosca, e comunque inciderà sul morale delle truppe russe”. La situazione, forse, sarebbe stata diversa in caso di presa del potere di Prigozhin: “Se vinceva lui non credo che avrebbe avuto tra le sua priorità la prosecuzione a ogni costo della guerra. Forse sarebbe stato flessibile abbastanza da proporre una soluzione diplomatica che, dando ogni colpa a Putin, non fosse risultata una piena vittoria per Kiev né una totale sconfitta per Mosca”.

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