Reddito di cittadinanza, lavori socialmente utili e corsi obbligatori per tutti i percettori: ancora pochi mesi e si arriva alla totale eliminazione

Nel 2023 tutti gli “occupabili” dovranno fare lavori socialmente utili.
La nuova versione – ancora non ufficiale – della manovra del governo Meloni contiene dei chiarimenti in più su cosa sarà del reddito di cittadinanza nel 2023 e nel 2024. Solo 8 mesi per gli “occupabili”, che dovranno seguire corsi di formazione e fare lavori socialmente utili. Dal 2024 via a una “riforma organica” con un fondo apposito.
La nuova bozza della legge di bilancio ha confermato il modo in cui cambierà il reddito di cittadinanza nel 2023, iniziando a delineare anche cosa intende fare il governo Meloni a partire dal 2024. Innanzitutto, si conferma che l’anno prossimo si potrà ricevere il reddito di cittadinanza al massimo per 8 mesi.
Questo vale per tutti, tranne che per i nuclei familiari in cui ci sono persone con disabilità, minorenni o persone di almeno 60 anni. La legge di bilancio stima che saranno interessati dalla riforma – quindi potranno ricevere il reddito solo per 8 mesi – circa 404mila famiglie, che ricevono in media 543 euro al mese. Continueranno a riceverlo, invece, 635mila nuclei familiari. Dal 1° gennaio 2024, poi, il Rdc sarà definitivamente cancellato.

ROMA – Giorgia Meloni l’ha rivendicato durante la presentazione della legge di bilancio: “Per chi è in condizione di lavorare, il Reddito di cittadinanza verrà abolito alla fine del 2023, prima ci sarà un periodo di transizione”. Ma come funzionerà l’accompagnamento dei beneficiari occupabili nella ricerca di un lavoro? L’ultima bozza della manovra conferma che dal primo gennaio saranno obbligati a frequentare, per sei mesi, un corso di formazione o di riqualificazione professionale. Se non lo faranno perderanno l’assegno, che il prossimo anno sarà comunque limitato a otto mesi. La catena dei controlli partirà dalle Regioni, che dovranno trasmettere all’Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, gli elenchi dei soggetti che non rispettano l’obbligo di frequenza. La scommessa del governo però, ed è una novità dell’ultima versione del testo della legge di bilancio, passa anche da un utilizzo maggiore dei lavori socialmente utili. Attualmente i Comuni sono obbligati a coinvolgere 1/3 dei beneficiari nei progetti utili alla collettività, dall’anno prossimo invece dovranno includere tutti.

Dall’assegno alla formazione, per chi scatta l’obbligo

La platea è composta da tutti i beneficiari in età lavorativa che sono tenuti a sottoscrivere il Patto per il lavoro, il documento da firmare presso il Centro per l’impiego e che sancisce l’avvio del percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento nel mondo del lavoro. All’obbligo della formazione saranno quindi soggetti tutti i beneficiari del Reddito di cittadinanza che non sono occupati e che non frequentano già un corso di studi o di formazione. Sono esclusi gli over 65, i disabili, i percettori della pensione di cittadinanza e chi è beneficiario del Reddito e ha una pensione diretta. Esonerati anche i componenti della famiglia che assistono minori fino a tre anni d’età o altri membri del nucleo familiare non autosufficienti o con gravi disabilità.

Il Reddito si potrà cumulare con i lavoretti

L’obiettivo indicato dal governo è trovare una soluzione alla carenza della manodopera nel turismo e nell’agricoltura. Per questo una delle modifiche prevede la possibilità per i beneficiari del Reddito di cittadinanza di cumulare, entro un limite massimo di 3 mila euro, i redditi che derivano da lavori legati a contratti stagionali o intermittenti.

Stop al sussidio dopo il primo rifiuto, il taglio coinvolgerà 404 mila famiglie

L’ultima bozza della manovra conferma che l’assegno decadrà dopo il rifiuto alla prima proposta di lavoro (oggi lo stop scatta dopo due). La norma dettaglia anche la platea della stretta sui beneficiari occupabili, tra i 18 e i 59 anni (escluse le famiglie con minorenni, disabili e anziani con meno di 60 anni), che l’anno prossimo potranno ricevere l’assegno al massimo per otto mesi. Le famiglie coinvolte saranno 404 mila su un totale di 1,039 milioni, resteranno quindi fuori dal taglio 635 mila nuclei. Il Reddito di cittadinanza non esisterà più dal primo gennaio 2024: sarà cancellato e al suo posto subentreranno “misure di sostegno alla povertà e di inlcusione attiva”.

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