La Francia ci sputa in faccia sui clandestini, e come previsto, la Mummia del Quirinale gioca al coniglio mannaro: non difende i nostri interessi, ma lavora per ricucire con il prestanome dei Rothschild cha vive all’Eliseo

Ugo Magri per “la Stampa”

La lite con Parigi è già infuocata di suo, non occorre versare altra benzina. Dunque anzitutto prudenza. Quando vorrà intervenire, al momento opportuno, Sergio Mattarella lo farà in privato coi vari protagonisti ricorrendo alla “moral suasion”, che di regola è tanto più efficace quanto meno viene sbandierata in pubblico.

Di sicuro non se ne laverà le mani. Però nel frattempo zero esternazioni del presidente sulla vicenda Ocean Viking, nessuna bacchettata qua e là, anzi «nemmeno un sospiro» come avvertono seccamente dalle sue parti. La questione investe in prima battuta il governo, che dovrà decidere quale strada intraprendere come la Costituzione prevede.

Tra l’altro il presidente si trova nei Paesi Bassi per una visita che rientra nei suoi compiti di rappresentanza. La notizia della crisi diplomatica l’ha raggiunto nel bel mezzo degli impegni iniziati con una visita al Parlamento olandese, culminati in un colloquio con il primo ministro Mark Rutte che molti considerano la nostra “bestia nera” (guida il fronte dei Paesi cosiddetti frugali i quali ci accusano di avere le mani bucate).

Nel pomeriggio visita alla casa-museo di Anna Frank, quindi concerto offerto in onore di re Guglielmo Alessandro e della regina Maxima coi quali Mattarella aveva pranzato. Insomma un programma particolarmente fitto. Ad accompagnare il presidente c’è il ministro degli Esteri, Antonio Tajani: possibile che abbiano scambiato qualche giudizio sulla reazione della Francia e, magari, su come il governo vorrà muoversi. Ma anche su questo bocche assolutamente cucite.

Di certo il presidente non può essere entusiasta del nuovo strappo con la Francia. Definirlo dispiaciuto sarebbe un eufemismo. Tra l’altro per lui è uno sgradevole déjà vu. Gli era toccato ricucire faticosamente i rapporti tre anni fa, dopo che l’allora titolare della Farnesina Luigi Di Maio era andato a sostenere la rivolta violenta dei gilet gialli scatenando l’ira dell’Eliseo.

Per prevenire un bis, tre settimane fa, Mattarella aveva agevolato i primi contatti diretti tra Giorgia Meloni fresca di giuramento e il presidente francese Emmanuel Macron affinché s’ intendessero meglio colloquiando tra loro. Purtroppo, da quanto oggi si vede, l’accorgimento non è stato sufficiente.

Ora la dura reazione d’Oltralpe rischia di peggiorare la posizione dell’Italia in Europa, che pure avrebbe molto bisogno di raccogliere concreta solidarietà non solo sui migranti ma anche sul fronte dell’energia e dei conti pubblici. Volendo cercare una traccia delle preoccupazioni di Mattarella, è sufficiente ascoltare i concetti espressi dal presidente nel faccia a faccia con Rutte. Contengono un richiamo a 360 gradi, con molti destinatari.

«Le sfide che si affrontano richiedono un impegno comune dell’Unione, non sono sfide che alcun Paese da solo possa risolvere», ha insistito Mattarella, «sono sfide che soltanto l’Europa nel suo complesso può affrontare». Chi nutre la presunzione di poter fare da sé rischia un tragico buco nell’acqua. Ci vuole concordia, bisogna lavorare per ritrovarla. E ancora: «Occorre essere consapevoli di avere sulle spalle la responsabilità di rendere sempre più l’Unione una vera casa comune, ispirata ai valori su cui si fonda. Non una comunità di meri rapporti economici ma una comunità di valori, di Stato di diritto, di diritti umani». I diritti umani, appunto. E il senso di umanità che viene prima di tutto.

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