Gigino Di Maio mi ha querelato! Giorgio Bianchi e l’esilarante racconto: perchè l’analfabeta diventato ministro si è sentito offeso

Il fotoreporter Giorgio Bianchi – in prima linea da anni sui temi sociali – è stato querelato dal Ministro Luigi Di Maio per alcune affermazioni poco gradite: “Io sono un reporter italiano inserito nella lista di proscrizione del Governo ucraino, che mi dà del criminale, del propagandista, del fascista. E il fatto che il Ministro degli Esteri non tuteli i cittadini e i professionisti italiani da queste minacce lo trovo scandaloso. All’epoca Di Maio rilasciò quell’infelice dichiarazione da Fabio Fazio in cui definì Putin un ‘sub-animale’ e il fatto che il capo della diplomazia italiana si lasci andare ad affermazioni che potrebbe fare un ubriaco al bar, tra l’altro rivolte al principale fornitore di energia delle nostre aziende e delle nostre case, io la trovo una cosa drammatica. E allora dissi che Di Maio al massimo avrebbe potuto passare lo straccio al Ministero degli Esteri, non dirigerlo. E questa cosa non l’ha digerita. La situazione è drammatica, una Ferrari in mano a una scimmia”.

Prezzo del gas: colpa di Putin?

“La situazione del prezzo del gas è assai complessa è la soluzione del price cap è fantascientifica, oltre che ridicola e contraria a ogni legge del mercato. Questo tetto al prezzo del gas non farebbe altro che far sì che i russi decidano di chiudere definitivamente il rubinetto e andare a vendere il gas a chi glielo paga a prezzi di mercato, e questo porterebbe a un ulteriore aumento del prezzo del gas. Quindi è un’idiozia, e mi sembra normale che Paesi più responsabili governati da gente che ha veramente a cuore la sicurezza nazionale e la tenuta sociale del Paese abbiano rigettato al mittente un’ipotesi fantasiosa. Continuano a dire che il problema del prezzo del gas è Putin, io ricordo che è cominciato ad aumentare tra settembre e ottobre a causa della Borsa di Amsterdam, delle aste marginali. La Russia ci aveva avvertito sul non uscire dai contratti a lungo termine”.

“Una volta in Parlamento, dovremo trovare una sintesi politica”

“Inizialmente avevo rifiutato di candidarmi con Italia Sovrana e Popolare, ma poi avendo sempre detto che bisogna spendersi in prima prima persona, ho ceduto. Ho colto l’occasione per raccontare l’Italia che non c’è. Il motivo principale per cui tutti i partiti che condividono queste idee non si sono uniti in vista delle elezioni è la mancanza di tempo. Quando mi sono candidato ho posto una condizione: che non si facesse fuoco amico sulle altre liste. La condizione è stata accolta. Fare una sintesi politica non è facile, il tempo è stato poco per unirci. Quando entreremo in Parlamento – e sono sicuro accadrà – dovremo necessariamente trovare una sintesi, anche perché i punti poi sono gli stessi”.

Il mio rapporto con Putin

Io non sono un putiniano di ferro, sono un italiano di ferro. L’ultima volta che sono andato in Russia mi hanno trattenuto cinque giorni alla frontiera, a momenti non mi fanno passare e mandano a monte un documentario e un’operazione chirurgica. Sono talmente putiniano che mi hanno messo in tutti i modi i bastoni tra le ruote, la gente parla senza sapere quello che dice”.

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