Letta verso la madre di tutte le sconfitte: non gli basta copiare la Meloni con un video in tre lingue. Mette al primo posto nel programma la peggio fuffa di sinistra senza un cenno alla imminente crisi di ottobre

Giorgia Meloni non le manda a dire. Su Facebook la leader di Fratelli d’Italia regola i conti con il Pd e passa in rassegna il video choc lanciato da Enrico Letta in cui infanga Fratelli d’Italia in tre lingue. Il messaggio di Letta è fin troppo chiaro: “FdI come Vox in Spagna, vogliono al fine dell’Ue”. A nulla sono servite le posizioni europeiste, atlantiste e saldamente ancorate ai valori dell’Occidente che la stessa Meloni ripete come un mantra da anni.

Per Letta l’obiettivo è uno solo: abbattere il nemico politico con messaggi in diverse lingue per chiedere aiuto ai poteri forti. M ala Meloni su Facebook ha subito fulminato Letta: “Voglio dire a Enrico Letta che fomentare la stampa estera contro un possibile governo con Fratelli d’Italia, non fa un danno a me, ma fa un danno alla Nazione. Io non mi sono mai sognata di andare all’estero a parlare male dell’Italia. Dovreste imparare un po’ di patriottismo da noi, perché comportarsi in questo modo vuol dire essere anti italiani”.

Insomma la campagna elettorale non accenna a spegnersi e si infiamma sempre di più. La resa dei conti però è molto vicina e di fatto Letta sa benissimo che, sondaggi alla mano, la disfatta è dietro l’angolo…

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IL PD PRESENTA IL PROGRAMMA “GREEN, LAVORO E MENO TASSE CON LA DESTRA È BANCAROTTA”

Car. Ber. per “La Stampa”

«Ora al via quaranta giorni di impegno, ma senza passione e spirito unitario, che sto trovando ovunque vado, è tutto inutile». Dopo aver suonato la carica alle truppe lanciate in battaglia, che spera non si ammutineranno per la falcidie delle candidature in arrivo; dopo aver attaccato «l’idea di presidenzialismo della destra, la stessa del Msi di Almirante», e dopo aver detto che «il 25 settembre è una scelta storica, o si sta da una parte a difesa della costituzione o si vota per il suo stravolgimento», alla fine del suo intervento in Direzione, Enrico Letta svela l’ultima mossa: una sfida alla Meloni sullo stesso terreno, un video in tre lingue per smontare punto per punto la sua narrazione, «mirata a nascondere le impronte di politiche anti-europee».

Vox e la destra antieuropea

Un video con la stessa ossatura e tre marcature: sull’importanza del Trattato del Quirinale Italia-Francia cui la Meloni si oppose, nella versione in francese. Sulle implicazioni del rapporto con Vox – il negazionismo del cambiamento climatico, l’ultranazionalismo contro l’integrazione europea – nella versione in spagnolo.

E sulla stagione del 2011 e il rischio default dell’Italia, in quella in inglese. Tanto per ricordare che il governo di Berlusconi in quegli anni «lasciò il Paese sull’orlo della bancarotta». E se proprio il Cavaliere «ha fatto un errore drammatico a mettere Mattarella nel fuoco della campagna elettorale», Letta alla stampa estera snocciola «l’europeismo, insieme alla protezione dell’ambiente e ai diritti sociali e civili, come uno dei valori fondanti del partito che dirige».

Con un programma «progressista e in profondo contrasto con la proposta reazionaria e conservatrice delle destre». È questo il biglietto da visita del Pd, «partito che si batte contro i nazionalismi, contro il diritto di veto che i governi di destra nella nostra Europa hanno sempre voluto mantenere, quello stesso diritto di veto che Orban, amico e alleato della destra italiana, usa ogni volta che ne ha la possibilità per nuocere all’Europa».

Lotta per le candidature

Salario minimo, diritti, lotta alla precarietà: il Pd marca molto il suo profilo radicale e di sinistra nel programma lanciato ieri da Enrico Letta, per provare a conquistare voti casa per casa il 25 settembre.

Un programma approvato ieri dalla Direzione dem, che si riunirà di nuovo a Ferragosto per approvare le liste elettorali: nodo intricatissimo, almeno stando alle cronache dal sottobosco, dove si registrano malumori dei segretari regionali per la pioggia di candidati piovuti da Roma, non sempre facili da digerire

Come nel caso di tutti i leader alleati, Speranza, Bonino, Della Vedova, Bonelli, Fratoianni o degli ex grillini, il capogruppo Davide Crippa, che dovrebbe essere candidato a Torino e il ministro Federico D’Incà, designato in Veneto. Tanto che Letta avverte che «serve uno sforzo sui collegi agli alleati per un progetto non di nicchia».

Come a dire, rassegnatevi. Se sui nomi si incrociano le sciabole, per la mancanza di posti grazie al taglio dei parlamentari e l’affollamento di candidati, più facile la gestazione e l’accordo di tutte le correnti sul programma.

Un documento di 34 pagine, 44 schede, depositato insieme al simbolo elettorale, su cui il segretario punta per far breccia su quel 45% di indecisi che non sa chi votare. Ma anche su quelli che si erano disaffezionati al Pd dopo l’era Renzi e che «senza nostalgie per il passato», come dice Peppe Provanzano, «anzi ammettendo gli errori fatti», bisogna riportare alla casa madre.

No flat tax, su i salari

Ecco dunque i grandi capitoli, Sviluppo sostenibile, Lavoro e Diritti, architrave del programma. Dunque, trasporto pubblico locale e libri gratis per chi ha un reddito basso; al posto della flat tax, riduzione Irpef per i redditi bassi e una razionalizzazione delle agevolazioni fiscali, trasformando quelle di valenza sociale (spese sanitarie, scolastiche, etc.) in erogazioni dirette ai contribuenti; aumentare gli stipendi netti fino a una mensilità in più con una franchigia da 1.000 euro sui contributi Inps a carico dei lavoratori dipendenti, destinando a questo scopo il recupero di evasione fiscale fissato come obiettivo dal Pnrr entro il 2024. E poi, ok ai rigassificatori, ma solo per pochi anni.

Per non interrompere la prospettiva della transizione ecologica. I territori dove verranno installati dovranno inoltre essere coinvolti nelle decisioni e adeguatamente compensati per l’impatto economico e sociale attraverso l’istituzione di un fondo ad hoc.

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