Centrodestra, il Capitone, visti i sondaggi tragici per la Lega, inizia a fare il fenomeno: la pretesa che Meloni indichi in anticipo i nomi dei futuri ministri significa bruciarli prima ancora del voto

NEL CENTRODESTRA GIA’ SI LITIGA SULLE POLTRONE DI GOVERNO – SALVINI IN PRESSING SULLA MELONI: “PRIMA DELLE ELEZIONI VA INDICATA UNA LISTA DI MINISTRI” (IN PARTICOLARE QUELLI DI ECONOMIA, ESTERI, INFRASTRUTTURE, DIFESA, GIUSTIZIA, SVILUPPO ECONOMICO E AMBIENTE) – LA DUCETTA FRENA: “SE NE PARLERÀ DOPO LE ELEZIONI, RISULTATI ALLA MANO”

Francesco Olivo per la Stampa

Ha girato Lampedusa con una barca, si è rilassato nella villa di Silvio Berlusconi, si è fatto i selfie con le turiste, ha passeggiato per il centro e ha buttato giù una lista di ministri, indicando persino i primi nomi del prossimo esecutivo: «Mi piacerebbe che ci fosse Roberto Cingolani».

Non è un Papeete mediterraneo, però anche stavolta nella biografia di Matteo Salvini spiagge e politica si intrecciano. Un bagno nelle acque calde delle Pelagie e un messaggio agli alleati: sui ministri vuole avere voce in capitolo sin da subito. Il Cavaliere gli ha prestato la sua residenza a picco su Cala Francese, «ho fatto questo sforzo: ho accettato» , scherza prima di riprendere l’aereo. Lui ci ha istallato una sorta di quartier generale, ricevendo autorità locali, rappresentanti delle forze dell’ordine, senza mai perdere di vista il telefono per definire strategie e liste.

L’opportunità di alternare momenti di vacanza alla visita dei luoghi simbolo del dramma dei migranti, come l’hotspot e i moli degli sbarchi, ha generato polemiche: «Salvini è patetico. Ha fatto uno show alla ricerca di un’emergenza che non c’è, perché oggi le emergenze vere si chiamano lavoro, inflazione, costo dell’energia, salari bassi, diseguaglianze. È su questo che bisogna dare risposte», dice Enrico Borghi, deputato del Pd. Lorenzo Fontana, vicesegretario della Lega, difende il suo leader, senza concentrarsi sulle escursioni in barca: «Mentre Calenda chiacchiera pontificando sdraiato sotto l’ombrellone nelle spiagge esclusive di Capalbio, Salvini va di persona a verificare le condizioni disumane nell’hotspot di Lampedusa. Ecco la differenza tra chi chiacchiera e chi lavora».

Se l’isola è lo scenario, l’obiettivo è Roma. Con gli alleati si esibisce amore e accordo, ma già si intravedono potenziali ostacoli nella convivenza.

Il primo è la composizione di un governo che tutti danno per scontato. Salvini, nella seconda giornata a Lampedusa, ha ribadito la sua richiesta: indicare prima delle elezioni una lista di ministri. Una proposta, talmente reiterata, da poter essere definita una pretesa. Salvini insiste, insomma, nonostante Giorgia Meloni abbia chiaramente detto «se ne parlerà dopo le elezioni, risultati alla mano».

Ma nel Salvini lampedusano c’è un salto di qualità. La premessa è la candidatura per il Viminale sempre più esplicita, nei fatti più che nelle parole e il luogo non è certo neutrale in questo senso: «Con me al ministero gli sbarchi erano praticamente azzerati, ora invece…». Per affrontare la questione il leader del Carroccio propone la nomina di un commissario ad hoc, «uno come Figliuolo o Bertolaso».

Solo una cosa può fermarlo: andare a Palazzo Chigi, «se la Lega sarà la prima forza della coalizione mi occuperò di sicurezza anche coordinando il Consiglio dei ministri…». L’altro punto è, come detto, l’insistere sulla squadra di governo da definire immediatamente.

Salvini allarga ancora il campo: «Ce ne devono essere quattro o cinque già definiti». L’elenco è lungo, persino più della cifra indicata: «Economia, Esteri, Infrastrutture, Difesa, Giustizia, Sviluppo economico», ai quali andrebbe aggiunto anche l’Ambiente, che ha già un titolare adatto, quello di Roberto Cingolani, attuale ministro della Transizione ecologica, con il merito, agli occhi della Lega, di non aver escluso per il futuro l’utilizzo del nucleare pulito: «Se fosse ancora ministro sarei felice. Si è fatto carico più di una volta di usare il termine nucleare facendo arrabbiare Pd e Movimento 5 Stelle. Non è della Lega, ma se fosse a disposizione, bene».

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I nomi a cui pensa la Lega sono Edoardo Rixi alle Infrastrutture e Giulia Bongiorno alla Giustizia. C’è anche il capitolo Farnesina: «Agli Esteri serve un diplomatico, autorevole, di spessore, senza la tessera di partito in tasca ma che sia vicino alle idee della destra». Non fa il nome, «sennò verrebbe tempestato di telefonate», ma ne parlerà «con Giorgia e Silvio». Il profilo che somiglia a quello di Giulio Terzi di Santagata, ministro degli Esteri del governo Monti. Dagli alleati si evitano commenti ufficiali. Nessuno polemizza, il centrodestra ci tiene a mostrarsi compatto, ma certo forma e contenuto del messaggio di Salvini sono assai distanti da quelli di Meloni.

La leader di Fratelli d’Italia porta avanti la sua agenda ed esclude, per ora, di assecondare la Lega, per un motivo molto semplice: «La composizione del governo dipende dal rapporto di forza tra di noi – spiega un dirigente del partito – un conto è prendere il 24%, un altro è il 30%».

Dubbi condivisi anche da Antonio Tajani, che secondo le voci dei palazzi aspirerebbe alla Farnesina e quindi non avrebbe apprezzato certe fughe in avanti sul diplomatico destinato a sostituire Di Maio. La lista dei ministri nata su quest’ isola insomma, non vale nel continente.

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