“Chiedete a Mattarella cosa ha fatto” Referendum, la bordata di Calderoli contro Quirinale e Mario Draghi dopo il flop dell’affluenza

Nessun messaggio dal Quirinale. Il referendum sulla giustizia fallisce e Roberto Calderoli chiama in causa, pesantemente, il presidente Sergio Mattarella. I 5 quesiti referendari sbattono contro l’astensionismo e l’affluenza bassissima, al 15 per cento. Per renderli validi, serviva il voto del 50% più uno degli aventi diritto. Davanti alla prospettiva di una scarsa partecipazione, anche in virtù della sola giornata elettorale, la Lega (promotrice insieme ai Radicali) aveva chiesto al Capo dello Stato e alle massime istituzioni italiane un appello alla partecipazione. “Ho personalmente scritto al presidente della Repubblica e del Consiglio e non ho ancora ricevuto, a oggi, una telefonata o un whatsapp”, ha rivelato Calderoli, vicepresidente del Senato, durante la conferenza stampa convocata nella sede della Lega in via Bellerio a Milano. “Dispiace perché il presidente della Repubblica non solo presiede il Csm – ha aggiunto – ma è anche il garante della Costituzione”. Insomma, “da Draghi e Mattarella mi sarei aspettato una maggiore attenzione – ha concluso Calderoli – e gli effetti si sono verificati”.

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“Il boicottaggio del Referendum è riuscito – gli fa eco Bobo Craxi, del Psi -. Questa volta i magistrati sono riusciti ad evitare il pronunciamento popolare. Le circostanze generali e la data scelta hanno favorito la diserzione democratica. La Giustizia resta un problema politico di prima grandezza per il Paese”.

Esultano invece a sinistra. “Non abbiamo fatto propaganda per il no o propaganda astensionista… Non c’è stato un disinteresse dei cittadini nei confronti della giustizia, ma c’è stato un disinteresse degli italiani nei confronti dei quesiti: alcuni, francamente cervellotici, alcuni marginali, alcuni inutili perché saranno assorbiti dalla proposta di legge Cartabia”, ha spiegato ai microfoni di Sytg24 Alfonso Gianni, presidente del Comitato referendario per il no. Risultato: come sempre, nell’intreccio tra giustizia e politica, è vietato intervenire, è vietato cambiare.

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