“Perché ci rifiutiamo di obbedire a Bergoglio sul vaccino” È bufera in Austria per la clamorosa lettera aperta di denuncia sottoscritta da oltre 100 prelati

Una lettera aperta sul duro obbligo vaccinale imposto in Austria circola fra i sacerdoti austriaci e ha raccolto sinora circa 120 firme di prelati, segno di un’insoddisfazione dell’anima profonda e cattolica del paese di lingua tedesca.

Come riporta Aldo Maria Valli  questi membri del clero si dicono contrari alla vaccinazione obbligatoria per buoni e ben documentati motivi e vogliano sostenere tutti coloro che, in questo contesto, si trovano in un conflitto di coscienza o in altre forme di disagio. Così scrivono oltre 120 sacerdoti e diaconi austriaci in un documento pubblicato il 25 marzo 2022, documento col quale invitano la Chiesa a prendere posizione pubblicamente in favore della libertà di coscienza. «Siamo pastori di tutto il gregge – scrivono i firmatari –, la Chiesa cattolica ha il compito fondamentale non solo di rispettare la libertà di coscienza dell’individuo, ma di difenderla, perché “la coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria” (Gaudium et spes 16)».

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In Austria l’obbligo vaccinale, che prevede limitazioni alla vita sociale, multe e addirittura il carcere, è stato sospeso, ma secondo i firmatari rimane come una minaccia costante ai danni degli oltre due milioni di austriaci che non vogliono aderire alla vaccinazione di massa. Inoltre resta una minaccia per tutti coloro che in futuro non vorranno accettare ulteriori dosi.  Il documento affronta con rigore gli aspetti pastorali, etici, morali, medici e legali della campagna vaccinale di massa, mettendo nero su bianco le preoccupazioni di parte del clero austriaco.

Si legge nel documento: «In brevissimo tempo si è sviluppato un clima di sospetto e denuncia in cui ogni ben ponderata opposizione alla vaccinazione obbligatoria, ogni ragione, viene equiparata a una mancanza di solidarietà. È spaventoso vedere che questo tipo di marchio è applicato anche dalla Chiesa». Si fa riferimento a famiglie spezzate, ad amicizie interrotte, a un crescente conflitto orizzontale nel quale il prossimo è automaticamente un nemico: un untore, un egoista, un disertore. Ma il documento va oltre, e a fronte della promozione dei vaccini da parte di tanti sacerdoti e vescovi arriva a chiedersi: «La Chiesa si ritiene responsabile anche per il numero spaventoso di casi di danni e decessi da vaccino?». Giustamente ci si può chiedere quanto questo clima sia coerente non solo con il cattolicesimo, ma proprio con le libertà ed i diritti fondamentali umani. Se si vuole perseguire la libertà, allora sarebbe giusto iniziare dall’interno dell’Europa.

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