Draghi sempre più indegno! La conferenza pagliacciata di stasera avrà l’unico scopo di fare finta che non sia interessato al Quirinale

INSISTENTI VOCI DAI PALAZZI SOSTENGONO CHE OGGI MARIO DRAGHI DIRÀ CHE NON È CANDIDATO AL QUIRINALE – “RIBADIRÀ LA CENTRALITÀ DEL PARLAMENTO E L’IMPOSSIBILITÀ DI SOTTRARSI QUALORA DOVESSE ESSERE INDICATO” – LA CONFERENZA STAMPA SERVIRÀ SOPRATTUTTO A SPIEGARE LE SCELTE DELL’ULTIMO DECRETO: LA STRATEGIA DEL GOVERNO È IMPRONTATA AL “GRADUALISMO”. E IL PUNTO D’APPRODO FINALE SARÀ L’OBBLIGO VACCINALE GENERALIZZATO – IL VETO DELLA LEGA E LA MEDIAZIONE CON GARAVAGLIA

Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”

Alle sei della sera gli occhi e le orecchie della politica italiana saranno puntati e sintonizzati sulla sala Polifunzionale della presidenza del Consiglio. Seduto tra i ministri Speranza e Bianchi e il coordinatore del Cts Locatelli, Mario Draghi proverà a fare chiarezza, a spazzar via i dubbi, la confusione e le polemiche che hanno sommerso l’ultimo decreto del governo.

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E, sempre cercando di schivare le domande sul tema Quirinale, il premier farà la sua parte per tranquillizzare gli italiani. Il quadro epidemiologico è complesso e purtroppo muoiono molte persone, dirà il presidente, ma «la situazione è sotto controllo» e, non appena la curva epidemiologica avrà iniziato la discesa, la pressione sugli ospedali si allenterà. Oggi milioni di bambini e ragazzi tornano in classe e con alcuni sindaci e governatori è guerra.

Se Vincenzo De Luca ritiene «irresponsabile» la riapertura, Draghi resta convinto che le scuole debbano restare aperte. È una scelta politica che l’inquilino di palazzo Chigi non vuole mettere in discussione, in un Paese che tiene i ristoranti e i centri commerciali aperti.

Il premier ha messo nel conto che tanti alunni, soprattutto fra i più piccoli, faranno di nuovo l’esperienza della dad, ma non essendoci alcuna emergenza pediatrica non ritiene serio né utile fare terrorismo psicologico sulle scuole.

Tanto più in una regione come la Campania, che è ancora in zona bianca. Uno degli obiettivi della conferenza stampa è dunque sdrammatizzare, come ha fatto in tv Francesco Paolo Figliuolo. Ospite di Lucia Annunziata il commissario ha parlato di un piano «per uscire dall’emergenza e tornare alla normalità». Oggi è anche il giorno in cui scattano nuove restrizioni per le persone non vaccinate.

Per difendere la filosofia del provvedimento, frutto di una faticosa mediazione con i partiti, il capo dell’esecutivo partirà dai dati che dimostrano l’urgenza di convincere il numero più alto possibile di no vax a porgere il braccio e accettare l’iniezione. Lo impongono gli studi scientifici, che sono in queste ore sui tavoli di palazzo Chigi e del ministero della Salute.

L’Istituto superiore di sanità ha stimato l’indice di ricoveri in terapia intensiva tra il 12 novembre e il 12 dicembre: per chi ha ricevuto tre dosi è pari allo 0,9 su 100 mila abitanti, per i vaccinati da meno di quattro mesi raggiunge l’1, per chi ha superato i 120 giorni arriva all’1,5 e schizza al 23,2 per chi non si è immunizzato. Numeri che il ministro Roberto Speranza sta rilanciando sui suoi canali social, per convincere gli oltre sei milioni di italiani che ancora non si sono vaccinati e per suffragare la strategia che ha portato all’obbligo per gli over 50.

I primi segnali dall’entrata in vigore del decreto sono valutati come buoni, l’89,33% degli italiani sopra i 12 anni si è sottoposto alla prima dose e l’86,33 ha completato il ciclo vaccinale. Ma poiché poco più del 10% di over 12 non vaccinati finisce per occupare i due terzi dei posti letto in terapia intensiva e la metà dei letti in area medica, è in quell’area che puntano a incidere le restrizioni del governo.

La polemica politica non si placa, ma la stretta è destinata a continuare. E il punto di approdo per Draghi è l’obbligo vaccinale generalizzato. La strategia del presidente del Consiglio resta improntata a quel «gradualismo» che ha portato all’introduzione del green pass, all’obbligo per alcune categorie, al certificato vaccinale rafforzato (che esclude il tampone) e ora all’imposizione del vaccino per chi ha compiuto i cinquant’ anni. La battaglia politica in cabina di regia e poi in Consiglio dei ministri è stata durissima.

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