Indi Gregory, passate le 15 arriva il colpo di scena: sono riusciti a far tenere i respiratori accesi ancora qualche ora. Nella speranza di vincere contro l’infame giustizia britannica

di Massimo Balsamo per il blog di Nicola Porro

Una vera e propria corsa contro il tempo quella dei genitori di Indi Gregory, la piccola di 8 mesi affetta da una gravissima patologia mitocondriale che medici e giudici britannici considerano incurabile, condannata dai tribunali d’oltre Manica a vedersi staccare la spina a partire da oggi. Nonostante la proposta dell’ospedale Bambino Gesù di Roma di continuare ad assisterla e la lotta dei genitori, Dean Gregory e Claire Staniforth, la bimba doveva esalere l’ultimo respiro alle ore 15.00. Il distacco dai supporti vitali è però stato prorogato di due ore, spostandolo dunque alle 17 italiane.

“Sono solo concentrato sul salvare la vita di mia figlia e fare ciò che è nel migliore interesse di Indi”, le parole del padre Dean Gregory. “Lei merita una possibilità”. Poi ha aggiunto: “Ha un Paese che si offre di pagare per tutto: dobbiamo solo portarla lì, così non costerà nulla all’ospedale o al governo”. I medici che curano la piccola al Queen’s Medical Center di Nottingham ribadiscono di non poter fare altro per lei ma è stata negata la possibilità di un ritorno nella casa a Ilkeston, nel Derbyshire. I medici, scrive la ‘Bbc’, hanno fatto sapere al giudice che la piccola Indi è “chiaramente angosciata, agitata e dolorante” e che le cure post estubazione dovrebbero essere “gestite da professionisti qualificati con risorse a disposizione per affrontare le complicazioni e ridurre al minimo il disagio”. Da qui la decisione, notificata ieri dall’Alta Corte, che ha impedito il ritorno a casa e quindi il trasferimento in Italia.

Il tutore italiano di Indi Gregory ha presentato una richiesta urgente all’Alta Corte del Regno Unito chiedendo al giudice Robert Peel di cedergli la giurisdizione sul caso, ai sensi dell’articolo 9 comma 2 della Convenzione dell’Aia del 1996. La Convenzione riguarda la “competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l’esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori”. Come evidenziato dai legali dei genitori della piccola, il console italiano era “in attesa di una risposta dal giudice Peel prima che alle 14 (ora inglese, le 15 in Italia), come programmato, vengano staccati i supporti vitali alla piccola Indi”. Ricordiamo che martedì il console italiano a Manchester nella sua funzione di giudice tutelare aveva emesso un provvedimento di urgenza, dichiarando la competenza del giudice italiano e autorizzando l’adozione del piano terapeutico proposto dall’ospedale Bambin Gesù di Roma e il trasferimento della minore a Roma. Il console ha inoltre nominato un curatore speciale per gestire le procedure, ossia Antonio Perno, il direttore generale dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.

Keith Girling, direttore medico del Nottingham University Hospitals (NUH) Nhs Trust ha dichiarato di essere consapevole del fatto che “è un momento incredibilmente difficile per Indi e la sua famiglia, e i nostri pensieri sono con loro oggi. A seguito della decisione dell’Alta Corte, la nostra priorità – ha assicurato – rimarrà quella di fornire a Indi cure specialistiche adeguate alle sue condizioni e in linea con le indicazioni della Corte, sostenendo la sua famiglia in ogni modo possibile”. Il tempo scarseggia, ma i legali sono al lavoro per trovare una via di uscita.

Gli avvocati della famiglia di Indi Gregory hanno fatto sapere che sono ore di lavoro frenetico per ottenere un regolamento di giurisdizione tra Italia e Regno Unito, come previsto dalla Convenzione Aja del 1996: “Il superiore interesse del minore è quello di vivere e non di morire per questo speriamo ancora in un accordo”.

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