Aveva squartato la fidanzata per futili motivi, dopo soli cinque anni riesce ad uscire dal carcere: va ai domiciliari per ‘motivi di salute’

Biella, l’assassino di Erica torna a casa dopo cinque anni di carcere: “Motivi di salute”
Dimitri Fricano, condannato a trent’anni, da ieri è agli arresti domiciliari
Il Tribunale di Sorveglianza ha disposto che Dimitri Fricano, condannato in via definitiva a trent’anni per l’omicidio nell’estate del 2017 della sua fidanzata Erika Preti., venga trasferito dal carcere agli arresti domiciliari. A confermarlo è l’avvocato Alessandra Guarini, che insieme a Roberto Onida ne aveva curato la difesa: «I giudici di Torino hanno stabilito che debba essere curato» dice. Fricano sarebbe rientrato già ieri nella casa dei genitori. Il motivo della decisione sarebbe quindi legato alle condizioni di salute del biellese che, dopo un primo periodo nel carcere di Ivrea, stava scontando la pena a Torino. In particolare le patologie da cui risulta colpito non sarebbero state giudicate curabili all’interno della struttura carceraria: a confermarlo sarebbe la documentazione medica raccolta dalla difesa, che avrebbe anche rimarcato un peggioramento generale dovuto alle mancate cure.

Come prevede la legge in questi casi, il provvedimento ha la durata di un anno, prorogabile anche più volte dopo un ulteriore controllo. Si tratta di una decisione che raramente viene presa per delitti così gravi come il femminicidio, in questo caso sarebbe giustificata da un rischio di gravi conseguenze.

Fricano, 34 anni, era stato condannato nei tre gradi di giudizio per aver ucciso la fidanzata durante una vacanza in Sardegna. Dopo un litigio per futili motivi la ragazza era stata massacrata con 57 coltellate e alla fine scannata. Dopo il delitto Fricano aveva finto che a uccidere Erika fosse stato uno sconosciuto, il quale avrebbe colpito anche lui, mantenendo la stessa versione per più di un mese prima di decidersi a confessare. Fin da subito i suoi difensori che si erano serviti di una squadra di consulenti di cui faceva parte l’ex comandante del Ris di Parma Luciano Garofano, dando una propria ricostruzione del delitto e rimarcando le cure psichiatriche a cui si era sottoposto Fricano per molti anni.

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