Fondi UE a Repubblica con la scusa delle elezioni: John Elkann si puppa soldi nostri per divulgare le balle dei criminali di Bruxelles

Fondi Ue a Repubblica e soci per la campagna elettorale: l’informazione non è neutrale
di Andrea Griego per Il Primato nazionale

Roma, 30 mar – Le elezioni per il Parlamento europeo del prossimo giugno si avvicinano sempre di più. Parallelamente la campagna elettorale inizia ad entrare nel vivo, con i vari partiti che, miracolosamente, tornano ad interessarsi ai cittadini per arraffare più voti possibile. In questo delirante processo democratico dove non esistono più verità o visioni del mondo ma solamente maschere, la stampa mainstream svolge un ruolo fondamentale di megafono (per il miglior offerente s’intende). Da tempo ormai i canali d’informazione non tutelano i cittadini, come mostra l’intesa siglata da Repubblica e tutto il gruppo Gedi con le istituzioni europee per avere fondi in vista della campagna elettorale.

Fondi da Bruxelles a Repubblica e gruppo Gedi

Come riportato dal Fatto Quotidiano, oltre i bandi pubblici l’impresa multimediale italiana del gruppo Exor, la holding finanziaria controllata dalla famiglia Agnelli (la quale, inoltre, è la principale azionista del gruppo automobilistico Stellantis), riceverà fondi da quelle stesse istituzioni che la stampa avrebbe il compito di controllare. Il gruppo editoriale Gedi, oltre alle principali RepubblicaLa Stampa (Il Secolo XIX è in dirittura di vendita al gruppo Msc) è proprietario di tre canali radio nazionali come Radio Deejay (con Deejay TV), Radio Capital e Radio m2o. Una partnership che evidenzia come l’informazione sia completamente assoggettata ai grandi poteri.

L’informazione non è neutrale

Un accordo pagato completamente da Bruxelles, il quale punta a “evidenziare quanto ha fatto l’Europa per i suoi cittadini”. Il fantomatico “Quarto potere”, ovvero la funzione dei mezzi di comunicazione di massa nella società, mostra ancora una volta di non essere neutrale. La completa e manifesta sottomissione dei principali “professionisti dell’informazione” a istituzioni sovranazionali o grandi multinazionali deve far riflettere sulla natura della cosiddetta infosfera (la globalità dello spazio dell’informazione), all’interno della quale l’individuo ha perso qualunque controllo sul processo comunicativo di un fatto o di un’opinione.

Scavalca la censura di regime dei social. Seguici via Telegram, basta un clic qui >https://t.me/capranews

Total
0
Shares
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Previous Article

“E' una bomba biologica” Italia come Wuhan: l'incredibile servizio di Raffaella Regoli sui laboratori off-limits dove si coltivano i virus letali

Next Article

"Un'Agenzia per stanare i putiniani" La proposta di legge del parassita rosso per mettere il bavaglio sui social a chi osa uscire dalla narrazione di regime

Related Posts