“Lockdown peggio del virus” Terremoto in Germania: desecretati i verbali del Covid anche qui i politici non seguirono i consigli degli esperti

Germania, documenti secretati su gestione virus, dubbi del team epidemiologico su vaccini Covid AstraZeneca e mascherine FFP2
Verbali interni del Robert Koch Institut Mettono in discussione l’adattabilità di AstraZeneca per gli anziani e l’efficacia delle mascherine FFP2

tratto da Il Giornale d’Italia

La Germania si trova ad analizzare nuovamente la gestione della pandemia da Covid-19 alla luce di recenti rivelazioni. Il dibattito, già incandescente durante la crisi sanitaria, si riaccende mentre i verbali desecretati del Robert Koch Institut (RKI) offrono una prospettiva inedita sulle decisioni prese dai due governi esecutivi succedutisi. Il quarto anniversario del primo lockdown tedesco è coinciso con la divulgazione di questi documenti, resi pubblici a seguito di una battaglia legale vinta dalla rivista Multipolar, nota per la sua vicinanza a teorie di destra e complottiste.

Nonostante il normale scetticismo nei confronti delle sue posizioni, i media tedeschi hanno dimostrato grande interesse verso le quasi mille pagine di protocolli interni del RKI, sottolineando le potenziali implicazioni politiche delle informazioni contenute. La classificazione del rischio pandemico da “moderato” a “alto” da parte del RKI datato 17 marzo 2020, inizialmente prevista per essere annunciata dopo l’approvazione da parte di un soggetto non identificato, solleva interrogativi sulla possibile influenza politica nelle decisioni sanitarie.

Questa valutazione ha costituito la base per le misure restrittive adottate in Germania. Anche l’aumento dei casi positivi del 500% nelle due settimane precedenti non è passato inosservato.
Tuttavia, la percentuale di test positivi è aumentata solo marginalmente dal 6% al 7%. I protocolli rivelano anche che la gravità della malattia era chiara agli esperti, con rischi maggiori per gli anziani e per chi aveva preesistenti gravi condizioni di salute, e sottolineavano l’importanza di quarantena e distanziamento sociale per il contenimento del virus.

Forse ancora più sorprendente è l’ammissione, datata 16 dicembre 2020, che le conseguenze dei lock-down potrebbero essere state, in alcuni casi, più severe della malattia stessa. Questa affermazione, che si distanzia dalla narrazione dominante del periodo, era in particolare riferita alle misure in Africa.
L’obbligatorietà delle mascherine FFP2 è stata un altro punto di grande dibattito. Secondo il comitato di crisi, la loro efficacia era limitata a contesti professionali e non vi erano prove del loro beneficio nell’uso quotidiano. Nonostante ciò, in Germania venne imposta la loro obbligatorietà in vari Länder.

La strategia vaccinale tedesca ha anch’essa sollevato domande, specialmente riguardo all’uso di AstraZeneca, definito “meno perfetto” e potenzialmente non adatto agli anziani per la mancanza di dati. Solo successivamente la vaccinazione eterologa venne raccomandata per coloro che avevano ricevuto come prima dose il suddetto vaccino.
Infine, il dibattito sulla regola 3G (vaccinati, guariti o negativi) si è riacceso alla luce delle informazioni che suggeriscono come la distinzione tra i diversi status non fosse “tecnicamente giustificabile”, secondo il team di crisi.

Nonostante i dettagli mancanti dovuti alla censura di alcune parti dei documenti, la pubblicazione offre un importante spaccato sul pensiero che ha guidato le politiche pubbliche in una fase cruciale della gestione della pandemia in Germania. L’analisi dettagliata di queste nuove informazioni sarà cruciale per comprendere pienamente la risposta del Paese a una delle più grandi sfide sanitarie della storia.
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