“Non hanno diminuito la mortalità, fu una scelta politica” Lockdown e infamate varie durante la pandemia: la vergognosa giravolta di Zuccavuota Bassetti

di Antonio Oliverio per Il Paragone

Non è un omonimo e neppure un sosia, è bene premetterlo perché ha dell’incredibile, e potremmo serenamente dire che è inaccettabile il fatto che ora – solo ora – Matteo Bassetti parli di lockdown per il Covid-19“inutile, troppo lungo e politico”. Il capostipite di tutte le virostar che abbiamo (purtroppo) imparato a conoscere ai tempi della pandemia così si è espresso, in occasione di un particolare anniversario: era il 9 marzo del 2020 allorché Giuseppe Conte ci chiuse tutti in casa, per lungo tempo, dando un colpo esiziale a una miriade di attività economiche, instaurando la Didattica a distanza, privando giovani e meno giovani di ogni spazio di socialità e di interazione. E, se lo fece, ebbe buon gioca grazie proprio al terrore e alla psicosi indotta dai virologi e gli infettivologi da salotto televisivo, di cui lo stesso Bassetti non era che il prototipo. Per oltre due mesi, sino al 18 maggio, si protrasse quella clausura, poi replicata a ottobre con le zone “a colori”. Insomma, non per farvi sovvenire brutti ricordi, ma dovremo pur dire qualcosa di questa nuova versione di Matteo Bassetti, che ora cerca forse di rifarsi una verginità professionale.

La giravolta di Bassetti

Sì, sembra incredibile, è vero, sicché lasciamo parlare le stesse parole di Bassetti: “Il lockdown fu una decisione giusta per i primi due mesi del 2020. Non c’erano alternative ed eravamo il primo paese Ue ad affrontare la pandemia Covid-19, ma è stato esageratamente prolungato con una decisione politica mascherata da scelta scientifica del Cts. Si vestiva di scienza quello che invece decideva la politica, ricordiamoci la Dad, il coprifuoco, l’obbligo della mascherina all’aperto, la chiusura dei ristoranti. Misure che oggi ho difficoltà a comprendere”. In conclusione, “il lockdown è stato esageratamente lungo e dopo due mesi il Paese andava riaperto, comprese le scuole e le attività commerciali, come fece la Francia”, conclude Bassetti. Effettivamente, il lockdown fu molto più lungo da noi che in altri Paesi – tralasciamo la Svezia, che non impose alcuna restrizione, e ci pare che gli svedesi siano ancora vivi. “Droni, tamponificio e orgia vaccinale di massa”, questa la formula efficace che riassume gli anni folli del Covid e che Maddalena Loy usa per cristallizzare le colpe anzitutto di chi ora rinnega le proprie stesse posizioni di allora, al punto che ancora la giornalista conclude il proprio articolo su La Verità domandando: “La conversione quattro anni dopo non ha il sapore della presa in giro?” La risposta è sì. Ad ogni modo, i colleghi di Bassetti rimangono quantomeno coerenti. Ecco il ricordo, raccontato all’Adnkronos Salute, dell’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all’università del Salento: Decretare il lockdown “è stata una decisione drammatica, presa in circostanze drammatiche. Ma assolutamente obbligata per evitare che ci fosse una tragedia ancora maggiore di quella che è stata in termini di morti e di paralisi del Servizio sanitario nazionale”.

Le parole di Roberto Speranza

Ancora l’Adnkronos Salute ha sollecitato sull’anniversario Roberto Speranza, che ha avuto il coraggio di affermare quanto segue: “Non bisogna cancellare la lezione di quegli anni. Non si deve tornare indietro. Ma purtroppo ho la sensazione che stia accadendo proprio questo. Ed è un grandissimo sbaglio“. Tornando a Bassetti, si potrebbe fare un excursus di tutte le sue affermazioni – spesso offensive, gravi e ingiuriose contro chi si disallineasse dalla narrativa dominante – relative al periodo della pandemia e delle restrizioni. Ma non vogliamo guastarvi la domenica con quei brutti ricordi.

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