Nessun Tg vi racconta che Meloni e Crosetto ci hanno portato in guerra? Attaccata nel Golfo una nostra nave militare: sta proteggendoci da chi reagisce ai soprusi dei nostri padroni. Pensa che capolavoro

L’ITALIA ABBATTE UN DRONE

Estratto dell’articolo di Andrea Nicastro per il “Corriere della Sera”

Ieri pomeriggio un oggetto volante è entrato negli schermi radar del cacciatorpediniere italiano Duilio. Il mare sullo stretto di Bab el Mandeb, all’imboccatura meridionale del Mar Rosso, era appena increspato, il vento però soffiava forte, con raffiche fino a 40 chilometri all’ora. La direzione, la velocità e la dimensione dell’oggetto hanno lasciato pochi dubbi. Era un drone. I computer hanno ricostruito la sua traiettoria, dalle coste dello Yemen sotto il controllo degli Houthi fino ad incrociare la nave italiana. Troppo da vicino.

La Caio Duilio ha quasi 200 marinai a bordo e fermare missili, siluri o droni è il loro mestiere. Hanno 5 cannoni e 45 missili pronti a sparare. Il tempo di qualche verifica ed è arrivata la decisione di abbattere il drone. Gli artiglieri hanno inquadrato l’obiettivo e distrutto la minaccia quando era ancora a sei chilometri dalla nave.

Considerando la velocità del piccolo aereo senza pilota, era ancora una questione di pochi secondi prima dell’impatto. Il ministro degli Esteri Tajani si è congratulato con il collega alla Difesa Crosetto, gli ammiragli Cavo Dragone e Credendino. […]

CACCIATORPEDINIERE DUILIO ATTACCATO NEL MAR ROSSO

È la prima volta che una nave italiana si trova nel mirino di un ordigno delle milizie Houthi. Da dicembre anche la nostra Marina partecipa alla missione internazionale per proteggere la navigazione nelle acque dello stretto tra Penisola arabica e Africa. E proprio la Caio Duilio potrebbe diventare l’ammiraglia della nuova missione europea Aspides (scudi, ndr) per salvaguardare il traffico merci tra Asia ed Europa così importante per la nostra economia.

Gli Houthi hanno annunciato prima di voler colpire solo le navi che commerciano con Israele per costringerlo ad interrompere la guerra a Gaza, poi anche quelle militari che le difendono. Gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e pochi altri Paesi hanno già più volte bombardato il territorio dello Yemen sotto controllo della milizia. Ma sono molti gli esperti che dubitano dell’efficacia di questi attacchi per frenare i droni e i siluri degli Houthi.

L’Italia, invece, partecipa a missioni che non prevedono attacchi ad obiettivi a terra, ma solo azioni difensive della navigazione commerciale. […]

2 – «SONO ATTENTATI TERRORISTICI CHE MINANO LA SICUREZZA DEI MARI DIFESA EUROPEA? SERVE ORA»

Estratto dell’articolo di Paola Di Caro per il “Corriere della Sera”

In serata, quando arriva la notizia del drone abbattuto dalla nave Duilio, il ministro della Difesa Guido Crosetto è perentorio: «Gli attacchi terroristici degli Houthi sono una grave violazione del diritto internazionale e un attentato alla sicurezza dei traffici marittimi da cui dipende la nostra economia. Sono parte di una guerra ibrida, che usa ogni possibilità, non solo militare, per danneggiare alcuni Paesi e agevolarne altri».

Del resto la sua convinzione è che in questa situazione «è tempo di cambiare la nostra idea di difesa, dalle fondamenta».

Sale la tensione in Medio Oriente…

«Dal primo giorno abbiamo avuto sempre una posizione coerente: siamo stati i primi a portare aiuti umanitari e una posizione chiara sul futuro (due popoli e due Stati). Il massacro dei civili deve finire, lo ha detto Meloni a Netanyahu e io al mio omologo Gallant. Hamas va sradicata ma il popolo palestinese va protetto. Purtroppo però non siamo solo noi a decidere. Io mi scandalizzo per i morti civili delle bombe israeliane come per quelli causati dalle bombe di Putin.

Altri invece fanno finta di non vedere le armi e i bombardamenti dei russi».

L’Italia è a capo della missione contro gli Houthi in Mar Rosso, ma con che mandato?

«Non siamo lì per fare azioni di guerra, non possiamo per legge e Costituzione, ma difenderemo le nostre navi. Da cittadino sarei turbato se non ci fosse unanimità su una missione che difende i traffici marittimi nel Mediterraneo, che per noi sono vitali».

Meloni ha promesso a Zelensky un aiuto quasi incondizionato. Poteva, doveva?

«Il presidente Meloni ha dato seguito ad una decisione presa dal G7 dopo il vertice Nato di Vilnius: mantenere il sostegno all’Ucraina. Un accordo di principio, senza dettagli, perché — a differenza di altri Paesi che li hanno già stabiliti — noi dovremo passare attraverso meccanismi di finanziamento, innanzitutto parlamentari».

Sì ma doveva? L’opinione pubblica oggi è divisa.

«Aiutare l’Ucraina a difendersi è uno dei modi per evitare l’allargamento della guerra. Se Kiev fosse caduta, la Russia sarebbe arrivata in Europa e ci sarebbe stata una reazione. Come giustamente ieri ha detto il Pentagono. Poi è chiaro che si deve lavorare per un tavolo di pace, ma senza mettere in discussione il principio che — ovunque — i confini sono sacri e il diritto internazionale va difeso. Vanno ripristinati paletti di convivenza civile e democratica».

Ma l’Italia è solo un pezzetto di Nato o ha una sua autonomia?

«Dovrebbe averla, anche perché in America cresce la voglia — lo dice Trump — di disimpegnarsi dall’aiuto a chi non si è mosso per costruire una difesa nazionale adeguata.

Chiariamo: l’Italia (come la maggior parte delle nazioni) non può farcela a difendersi da sola. Ci dicono da anni che per godere di una difesa collettiva dovremmo almeno contribuire con il 2% del nostro Pil, ma anche su questo siamo inadempienti.

Però purtroppo il mondo è cambiato repentinamente. Abbiamo pensato che l’investimento in Difesa non fosse necessario, che le forze armate servissero solo per salvataggi, una sorta di protezione civile 4.0. Tanto c’era l’America».

E quale strada andrebbe imboccata?

«Intanto bisogna coordinarsi con gli alleati, partendo dall’Europa: bisogna organizzare forze comuni, addestramento comune, far dialogare sistemi di difesa diversi per integrarli.

Purtroppo siamo tra gli ultimi a capire la necessità di avere una Difesa solida. Paghiamo un retaggio culturale, un “antimilitarismo” diffuso. E invece è in pace che un esercito va rafforzato, in ogni modo, con nuove tecnologie e figure professionali: non solo carri armati, che pure servono, ma cybersicurezza, esperti di IA, strumenti moderni di analisi, formazione, ricerca. Io sto cercando di portare avanti questa rivoluzione nel mio dicastero, ma ci sono ovunque tante resistenze».

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