Sardegna, l’unica vera perdente delle regionali si chiama Giorgia Meloni: le ha sbagliate tutte, tradita da quel delirio di onnipotenza che colpisce da anni chi siede a Palazzo Chigi

di Gianluigi Paragone per Il Tempo

Il voto della Sardegna contava eccome, inutile girarci attorno. La Sardegna è una delle regioni dove la crisi economica sta segnando province già caratterizzate da profonde depressioni, pertanto il governo non può pensare di sottovalutare l’impatto delle sue politiche di ripartenza facendo a meno di misurarsi con queste aree. Credo che la forte partecipazione al voto di domenica rappresenti una prova di vivacità democratica e nello stesso tempo un impulso a non lasciare la gente sprovvista dei diritti fondamentali, lavoro in testa. Il dato sull’affluenza è una sfida per istituzioni forti. Poi, certo, c’è l’elemento politico più puro, il cosiddetto tagliando di governo, il test sui rapporti di forza interni.

Soprattutto alla luce della scelta fortemente sostenuta da Fratelli d’Italia di sacrificare il governatore uscente Solinas per puntare sul sindaco di Cagliari Paolo Truzzu:  il flop nella sua città non sarebbe un buon segno, perché indebolirebbe la tesi per cui la colpa della (eventuale) sconfitta sarebbe da attribuire al malgoverno del governatore uscente Solinas. Se Solinas è «colpevole», allora lo sarebbe pure Truzzu per la sconfitta nella città capoluogo di regione di cui è sindaco. A ingarbugliare ancor più la situazione ci sono poi le ombre (tante) del voto disgiunto a sfavore del candidato presidente. Queste considerazioni pesano alla luce del dibattito sul terzo mandato e sul legame che c’è tra territorio e amministratori.

Non nego che ci sia del vero laddove si teme un potere quasi da Principe locale (però se quindici anni di «governatorato» sono tanti, anche quattordici da Presidente della Repubblica lo dovrebbero essere…), ma è altresì vero che a promuovere o bocciare un sindaco o un presidente dovrebbero essere i cittadini, ai quali potrebbe essere tolta l’opzione di un governo locale efficiente. Questo lo dico al netto del risultato sardo.

Veniamo infine al campo largo, cioè all’intesa tra il Pd e i Cinquestelle. Al netto del risultato non si può negare che l’accordo in Sardegna abbia funzionato. E qui ci rifacciamo alla lettura sociale del voto di cui sopra. Penso infatti che la decisione di puntare su una candidata espressione del Movimento (già candidata alle Europee la volta scorsa e poi viceministro al Mise) sia stata azzeccata proprio per l’impatto che certe scelte simboliche – su tutte il reddito di cittadinanza ancora conserva su una popolazione fortemente in difficoltà. Conosco bene i sardi: non si fanno comprare, un sostegno come il reddito incide sulla dignità. Per chiudere, consiglio al centrodestra di leggere bene i dati della Sardegna: le due isole infatti rappresentano da sole una delle cinque circoscrizioni in vista delle Europee. Ballano otto seggi.

Sardegna, la lezione che deve imparare Meloni

La sconfitta di Paolo Truzzu contro Alessandra Todde è un segnale per il premier. E Salvini può rientrare in partita

di Paolo Becchi per il blog di Nicola Porro

Nessuno, diciamolo con franchezza, se lo aspettava. E in Sardegna è accaduto quello che tutti ritenevano impossibile. Oggi molti diranno e va beh non cambia nullaè solo un voto regionaleEh no, cambia tutto. Questo è chiaramente un voto non per qualcuno ma contro qualcuno: è un voto contro Meloni. I sondaggi dicono che che lei sempre è in salita? I sondaggi davano anche quattro punti di distanza per il centro destra: una vittoria sicura.

Gli italiani, di fronte all’idea che la loro casa è ora diventata l’Ucraina e che combatteremo al fianco di Zelensky per i prossimi dieci anni, hanno cominciato a temere il peggio per loro e per i loro figli e allora hanno voluto mandare un messaggio forte alla persona a cui avevano dato con il voto alle ultime elezioni tanta fiducia: così no.

Ora sta a lei capire l’umore popolare e tenerne conto o fare finta di niente e andare avanti come se non fosse successo niente. Nel primo caso mostrerà intelligenza politica, e Meloni sicuramente ne ha, nel secondo questo voto indicherà l‘inizio del suo lento ma inesorabile declino. Non si governa in democrazia contro il sentire popolare: un italiano su due non vuole questa maledetta guerra. L’arroganza del potere ha fregato Renzi.

Le elezioni europee saranno la cartina di tornasole. Non solo per lei ma anche per Salvini che (nonostante il voto deludente) può rientrare in partita adottando un programma in cui il “prima l‘Italia”, anche in Europa, torni di attualità.

Paolo Becchi, 27 febbraio 2024

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1 comment
  1. Paragone è un vecchio arnese del regime e scrive come un politicante.
    Becchi è più in sintonia col popolo, ma ci va giù troppo leggero: i sondaggi erano e sono strumenti di propaganda per influenzare il voto. Il Governo Meloni da filo-russo prima delle elezioni ha tradito il popolo per servire i loro padroni anglo-USA.
    Per non parlare dell’invasione afroislamica, secondo le direttive Biden in atto anche negli USA.
    Il Governo Meloni ha perso voti perchè ha tradito i propri elettori su TUTTO ma ha eseguito alla perfezione il programma anti-italiano della UE e anglo-USA, anche meglio del PD.
    La cosa buffa è che i compagni la odiano (?!)

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