La morte del giornalista con passaporto cileno e americano nella prigione di Kiev che nessun leccapiedi al servizio del Pentagono ti racconta

di Michele Manfrin per L’Indipendente

Gonzalo Ángel Quintilio Lira López, giornalista dalla doppia cittadinanza, statunitense e cilena, residente in Ucraina, è morto il 12 gennaio scorso mentre era detenuto dalle autorità ucraine, ancora senza processo, con la consueta accusa di compiere “attività filo-russe”. Lira era in carcere dal primo maggio 2023, giorno in cui è stato arrestato dal Servizio di Sicurezza dell’Ucraina con l’accusa di aver creato e distribuito materiale accusato di giustificare l’invasione russa dell’Ucraina. Una notizia che non solo ha trovato scarsissimo spazio sui media mainstream, ma che non ha provocato nemmeno reazioni ufficiali da parte delle autorità statunitensi, ambasciata compresa, evidentemente poco interessate a capire cosa sia successo al loro cittadino mentre si trovava nelle carceri dell’alleato ucraino. Nonostante da settimane il padre del giornalista chiedesse proprio agli USA di intervenire, preoccupato per le sue condizioni di salute e di detenzione.

Gonzalo Lira, giornalista, blogger e documentarista cileno-statunitense, si trovava nel carcere di Kharkiv, in Ucraina, dove era detenuto dal primo maggio del 2023. Una lettera scritta da Lira e pervenuta al portale di giornalismo investigativo The Grayzone tramite il padre, indica che la sua morte è avvenuta dopo una battaglia di quasi tre mesi con la polmonite, una condizione che è stata ignorata dai suoi carcerieri fino a poche settimane prima del decesso. Nella lettera scritta da Lira si legge di una polmonite che ha colpito entrambi i polmoni, uno pneumotorace e un caso molto grave di edema. La malattia è iniziata alla metà di ottobre ma è stata ignorata dal personale carcerario fino al 22 dicembre. «Sto per sottopormi a un intervento chirurgico per ridurre la pressione dell’edema nei polmoni, che mi sta causando un’estrema mancanza di respiro, al punto da svenire dopo un’attività minima, o anche solo parlare per 2 minuti», è quanto si legge nella lettera di Lira al padre, scritta alla fine di dicembre.

La morte di Lira è stata rivelata da suo padre, Gonzalo Lira Sr., che dal 3 di gennaio supplicava l’ambasciata statunitense di intervenire nell’emergenza medica di suo figlio. Infatti, non convinto che il figlio sarebbe stato veramente curato, o almeno non nella maniera adeguata, Lira Sr. Aveva scritto all’ambasciata USA: «Ho bisogno che l’Ambasciata si tenga in stretto contatto mentre è in ospedale e si assicuri che la sua salute stia progredendo. Dovreste anche contattare il medico responsabile di Gonzalo mentre è in ospedale e verificare il suo recupero». L’ambasciata statunitense non sembra essersi impegnata molto e non è riuscita a fornire spiegazioni o informazioni utili circa le condizioni di Lira. Dopodiché, il 12 gennaio, la notizia della morte.

Lira, che viveva da tempo a Kharkiv, era divenuto conosciuto nel 2022 per le sue posizioni critiche rispetto al governo ucraino ritenuto sempre più dittatoriale. Il suo arresto, il primo maggio 2023, venne giustificato dal Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (SSU) “ai sensi degli articoli 436-2.2, 436-2.3 del CCU (produzione e diffusione di materiali che giustificano l’aggressione armata della Russia contro l’Ucraina, commessa ripetutamente)”.

Gli Stati Uniti, che non sono soliti ignorare il destino di un proprio cittadino all’estero, anche quando si tratta di un presunto omicida o un criminale, non si sono tuttavia impegnati affinché Lira fosse liberato o estradato negli USA. Persino Elon Musk, il 10 dicembre scorso, aveva scritto un tweet ironico sul fatto che un cittadino statunitense fosse incarcerato in Ucraina dopo tutto il sostegno fornito dagli USA, sottolineando come il problema fossero in realtà le critiche a Zelensky. Anche dal Cile nessuna reazione all’arresto e alla morte di Lira.

Non era la prima volta che Lira veniva arrestato dal SSU, come riportato della portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, al momento del suo secondo arresto, quello che lo ha portato verso la morte. Il primo arresto si era verificato il 15 aprile del 2022, quando Lira fu trattenuto per alcuni giorni. Sempre Zakharova, dopo la morte di Lira, ha esortato i giornalisti che lo conoscevano a non rimanere in silenzio per difendere tutti coloro che, come Lira, sono detenuti in Ucraina per lo svolgimento del proprio lavoro e per le proprie idee. Come a Gaza, anche in Ucraina i giornalisti morti sono molti e Gonzalo Lira va ad aggiungere un altro nome a questa lunga e triste lista, nel completo silenzio dei media mainstream del mondo occidentale con il loro continuo utilizzo del doppio standard.

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