In galera per tangenti il figlio di Vincenzo Visco, l’ex Ministro delle Finanze che chiamava ladri ed evasori gli italiani perbene

ARRESTATO IL FIGLIO DELL’EX MINISTRO VISCO “RETE DI RELAZIONI AL DI FUORI DELLE REGOLE”

Estratto dell’articolo di Grazia Longo  per “la Stampa”

Le mazzette chiamate «pasta» per ingannare l’orecchio investigativo, i contanti consegnati in una «cartellina o una busta azzurra», regali come un iPhone da 1.300 euro, fatture false per 230 mila euro spartiti con un avvocato amico con cui pagare «le rate della Bmw, la spesa, la farmacia, le toelette per il cane» e la ricerca di «amici politici per scalare i vertici di Invitalia».

Nelle 67 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare della gip Maria Gaspari i reati di corruzione e di influenze illecite per l’appalto pilotato di una diga di oltre 4 milioni di euro vedono come deus ex machina Gabriele Visco, 51 anni, figlio dell’ex ministro Ds delle Finanze Vincenzo ed ex dirigente di Invitalia (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa).

È finito agli arresti domiciliari come è accaduto ai suoi tre presunti complici: l’avvocato romano Luca Leone e gli imprenditori Pierluigi Fioretti, ex consigliere comunale di Alleanza Nazionale in Campidoglio, e Claudio Favellato di Isernia, che lavora nel campo della costruzione di reti idriche, strade e sistemazioni idrauliche. È stato inoltre attivato un sequestro preventivo di 230 mila euro.

L’inchiesta della procura di Roma, guidata da Francesco Lo Voi, si è sviluppata grazie alle indagini del Nucleo speciale polizia valutaria della Guardia di finanza, che ha scoperto «una rete di relazioni al di fuori delle regole».

Secondo l’accusa Gabriele Visco avrebbe favorito Favellato, con la mediazione di Fioretti, a vincere la gara per la diga, e avrebbe cercato di far assumere il figlio di un suo amico in Invitalia (senza però centrare questo obiettivo) per cui si ipotizza il reato di traffico di influenze. Mentre per la falsa consulenza di Visco all’avvocato Leone, con cui si sarebbe diviso i soldi delle false fatture, si profila l’accusa di corruzione.

Ecco allora l’ex dirigente di Invitalia rivendicare con ingordigia «maggiori e più concrete utilità da parte di Favellato». Intercettato mentre parla di lui con Fioretti gli chiede: «Ma mercoledì quello scemo lo vedemo? Ce porta a pasta? Ce porta a pasta».

Visco punta anche a far carriera in Invitalia e chiede ai due imprenditori, che rivendicano «amicizie con politici» di aiutarlo nella crescita professionale. Fioretti e Favellato garantiscono di fare pressione in questa direzione e «vantano un rapporto con persone che lavorano a fianco del ministro Urso (viene fatto il nome di Federico Eichberg o sottosegretari come il senatore Claudio Barbaro) e con l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno». Tutte persone estranee all’inchiesta. E non si deve neppure escludere l’ipotesi che stessero millantando queste «amicizie».

Lo scopo di Visco Jr è che i politici intervengano sull’amministratore delegato di Invitalia Bernardo Mattarella, nipote del Presidente della Repubblica, che non ha nulla a che fare con le indagini. Visco insiste molto su questo tasto: «Se potete fa’ du’ telefonate a qualcuno che alza il telefono, chiama il mio amministratore… guardate Gabriele è bravo». E fa capire che se non riesce a fare carriera «non riuscirà a essere funzionale agli interessi degli imprenditori». Infatti dice: «Perché sennò, se non riesco ad occuparmi… tutto quanto… io non riesco andà a fa’ quello che interessa».

[…] La fame di tangenti di Gabriele Visco, secondo i magistrati, non si è fermata neppure dopo il licenziamento da parte di Invitalia, il 12 aprile 2023. L’ex manager affermava infatti: «Mo’ riscuoterò tutti i crediti che c’ho da riscuotere in giro per carità… quello è il minimo».

E quando termina il suo rapporto professionale Visco si preoccupa principalmente che non venga scoperta la falsa consulenza che aveva affidato all’amico avvocato Luca Leone. Ma in ufficio qualcuno sospettava: una collega intercettata definisce quella collaborazione come «una marchetta». Ci sono 19 «giroconti» riferiti ai prelievi su una carta tedesca comune a Visco e Leone, di cui quest’ultimo scrive su numerosi messaggi WhatsApp, mentre il primo li ha cancellati dal suo cellulare.

2 – IL PADRE: “È UNA SITUAZIONE IMPENSABILE NON SONO TRANQUILLO, OGGI INCONTRO IL LEGALE”

Estratto dell’articolo di Grazia Longo per “la Stampa”

Chi è vicino all’ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco, 82 anni, lo definisce turbato e profondamente provato per l’arresto del figlio Gabriele. Al telefono rivela un mix di emozioni tra lo sconcerto di un padre e la capacità di mantenere i nervi saldi di un esperto uomo politico. Gentile, con la voce pacata, commenta in modo amaro quanto accaduto: «La notizia mi ha colto di sorpresa, non ho potuto parlare con mio figlio perché è ai domiciliari, ma soltanto con il suo avvocato che incontrerò di persona domani (oggi per chi legge, ndr). Al momento non abbiamo dettagli sui motivi all’origine dell’arresto».

Ma lei si sente tranquillo?

«No, non sono tranquillo perché quella dell’arresto è una notizia inattesa e impensabile».

Vincenzo Visco è professore di Scienza delle Finanze. Ha insegnato presso le Università di Pisa, Luiss e Roma La Sapienza. È stato ministro delle Finanze dal 1996 al 2000 (governi: Prodi I, D’Alema I e D’Alema II; lo era già stato per pochi giorni soltanto nel 1993 con il governo Ciampi), Ministro del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione economica dal 2000 al 2001 (governo Amato II) e vice ministro dell’Economia con delega alle Finanze dal 2006 al 2008 (governo Prodi II).

La sua vita parlamentare è durata 25 anni e 7 legislature: entrò a Montecitorio nel 1983 come indipendente di sinistra (nelle liste del Pci). Venne rieletto nel 1987 e divenne componente della Commissione Finanze e Tesoro. È stato ministro delle Finanze del governo ombra di Achille Occhetto dal 1989 al 1992. […]

Suo figlio Gabriele Visco è, invece, entrato in Invitalia dopo un’esperienza a Telecom nel luglio del 2007. Ha cominciato come semplice consulente per scalare in fretta i gradini e diventare in breve tempo dirigente della società partecipata, nel periodo in cui era guidata da Domenico Arcuri.

La sua ascesa professionale ha scatenato non poche polemiche proprio a causa della parentela con il famoso padre. Infatti la Spa in cui ha lavorato fino allo scorso aprile – che si occupa di attrazione di investimenti e sviluppo d’impresa – è controllata dal dicastero di Via XX Settembre, dove all’epoca il padre Vincenzo ricopriva l’incarico di vice ministro. […]

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