Tutto torna: il magistrato rosso della Corte dei Conti che si augurava il fallimento della manovra, oltre ad altre farneticazioni si vantava di essere alla sesta dose

MELONI, DEGNI? NE RISPONDANO SCHLEIN E GENTILONI

(ANSA) – “Io ho da chiedere alla sinstra se sia normale che persone nominate per incarichi super partes si comportino da militanti politici. Mi aspetto una risposta da Elly Schlein”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni durante la conferenza di fine anno parlando del caso Degni. “Mi ha colpito molto che non ci sia stato nessuno a sinistra a dire due parole su questo tema: Paolo Gentiloni che l’ha nominato, Elly Schlein, io vengo chiamata in causa per qualsiasi cosa”.

MELONI, COSA PIÙ GRAVE LA SFRONTATEZZA DI DEGNI

(ANSA) – “Ritengo che non spetti a me dire che cosa dovrebbe accadere ma mi spetta dire qualcosa sulla gravità di quello che è accaduto: avere un magistrato della Corte dei conti che come incarico ha quello di mettere in sicurezza i conti pubblici che spera per ragioni politiche che l’Italia vada in esercizio provvisorio con tutte le conseguenze oggettivamente un po’ di preoccupazione la mette”. Ma “la cosa più grave è la sfrontatezza con la quale questo giudice ritiene che sia normale farlo”.Lo afferma la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in conferenza stampa di fine anno a proposito del caso Degni.

DEGNI, IL MAGISTRATO IN TOGA ROSSA CHE ESALTA IL «MAESTRO TONI NEGRI»

Estratto dell’articolo di Roberto Gressi per il “Corriere Della Sera”

Finalmente una boccata d’aria. Ci voleva proprio. Dopo tal Pozzolo, deputato, che gira tra i bambini con la pistola, che manco un guappo di Mario Merola. Con lo iellato sottosegretario Andrea Delmastro delle Vedove, involontario maestro di cerimonia. Con il Quirinale che bacchetta sui favori a balneari e ambulanti. Con lo scandalo Verdini e con quel furbone di Salvini che non va a riferire alla Camera. […]

Eccolo alla fine Marcello Degni, 67 anni, magistrato della Corte dei conti, un curriculum da far impallidire pure quello di Giuseppe Conte agli esordi a Palazzo Chigi. Galeotto fu il tweet, datato 30 dicembre, stanato dai leghisti Alberto Bagnai e Claudio Borghi: «Occasione persa. C’erano le condizioni per l’ostruzionismo e l’esercizio provvisorio. Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata e gli abbiamo invece fatto recitare Marinetti».

Destinataria del rimbrotto, con tanto di Tag, Elly Schlein, che da allora sull’argomento fischietta. Mentre il centrodestra ha gioco facile a impallinare la toga rossa al di sotto delle parti […]

Del resto, sul fu Twitter e oggi X, Marcello Degni è cliente abituale. Si presenta così: «Economista, di sinistra, disilluso dei partiti italiani. Fare reading groups sul Capitale e studiare filosofia. Ho scoperto Spinoza».

E pazienza se il proprietario di X è Elon Musk, il Gran Visir di tutti i capitalisti, al quale oppone una frase di Toni Negri: «Il comunismo è una passione collettiva gioiosa, etica e politica che combatte contro la trinità della proprietà, dei confini e del capitale». E ancora: «Giusto tributo ad un grande comunista, intellettuale raffinatissimo: Toni Negri attivo maestro».

Sulla strage di piazza Fontana: «Quando passo in via Fatebenefratelli a Milano penso sempre a Pinelli volato dalla finestra. Questore e commissario (quelli della canzone) per me restano responsabili». La canzone è la ballata per Pinelli, che, per la cronaca, in un verso recita: «Calabresi e tu Guida assassini/che un compagno avete ammazzato/questa lotta non avete fermato/la vendetta più dura sarà».

Sul no di Schlein ad andare ad Atreju: «Brava ellyesse, con i fascisti non si parla. Come ai tempi del Pci quando con il Msi non si scambiava neanche il saluto». Ce n’è anche per Pino Insegno, naufragato negli ascolti: faccette sorridenti sotto un tweet che lo affonda.

[…] Un tweet ricorda Luis Sepùlveda, che ogni volta che crepava un militare assassino torturatore stappava una bottiglia di buon vino, e Marcello lo rilancia: «Anche io mi associo al brindisi per la morte del fascista torturatore. Se esistesse l’inferno brucerebbe in eterno».

Ma c’è anche un animo animalista, con tanto di foto del suo cagnolino (delizioso): «Si chiama Freud. È il mio piccolo. Lo porto anche in aereo. Alla faccia della Roccella». E poi una strenua difesa dei gatti maltrattati e degli orsi perseguitati, intervallata da un “Hasta siempre” con pugno chiuso in ricordo di Che Guevara. E poi ancora un paio di repost di inizio d’anno: “Viva l’Italia antifascista” e “Mi nonno partigiano v’ha rotto er culo”.

[…] Adesso Marcello Degni sta lì che prepara una relazione difensiva, perché il consiglio di presidenza della Corte dei conti oggi stesso deve decidere se sanzionarlo, magari anche sospenderlo. Lui non si pente e conferma le sue parole: «Io mi sono espresso come Marcello Degni, non come giudice della Corte dei conti — ha detto alla Stampa — Sono materie di cui mi occupo da anni e sono posizioni che esprimo da anni in pubblicazioni destinate all’ambito accademico. La mia era una critica riferita al metodo, non al contenuto della manovra, e non era riferita soltanto a questo governo».

[…] Degni rivendica la libertà di pensiero e sulla libertà, accidenti, chi non è con lui peste lo colga. Ma cavolo! Pure il gappista Giovanni Pesce, nella Milano occupata del 1944, quando preparava le sue azioni spericolate, se ne stava per giorni e settimane chiuso in una stanzetta al buio. Mica metteva i manifesti.

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