Giovanni, caduto a 13 anni dal lucernario della piscina pubblica: rimase tetraplegico, è morto dopo 11 anni di agonia

È morto dopo 11 anni di agonia Giovanni Zecchini, il ragazzo che, nel 2012, a 13 anni, rimase tetraplegico a causa di un incidente spaventoso: cadde infatti dal lucernario sfondato di una piscina. Da quel momento era rimasto tetraplegico ed è morto oggi, a 25 anni, dopo aver passato quasi metà della sua vita immobile.

Giovanni Zecchini, l’incidente: un lucernario che non ha retto, poi la disperazione

Era il 19 luglio del 2012, una serata come tante altre, ma quella notte avrebbe segnato irrevocabilmente la vita di un giovane ragazzo di nome Giovanni Zecchini. All’età di soli 13 anni, Giovanni aveva la vita davanti a sé, ma un tragico incidente avvenuto alla piscina di Mira avrebbe cambiato tutto.

La piscina, in quel periodo chiusa per ristrutturazione e semi-vuota, aveva attirato un gruppo di giovani curiosi, tra cui Giovanni e i suoi amici. Le grida provenienti dal lucernario dell’ultimo piano avevano attirato la loro attenzione, spingendoli ad avvicinarsi. Ma il destino aveva in serbo qualcosa di terribile.

Il lucernario, fragile e instabile, non riuscì a sostenere il peso del giovane Giovanni quando cercò di affacciarsi. In un attimo, precipitò nel vuoto per quasi 10 metri. I suoi amici, scioccati e spaventati, chiamarono immediatamente i soccorsi e i genitori, ma le lesioni subite nell’incidente si rivelarono devastanti. Giovanni era diventato tetraplegico con lesioni cerebrali, e da quel momento iniziò una lunga e dolorosa battaglia per lui e la sua famiglia.

La vita di Giovanni divenne una lotta quotidiana per la sopravvivenza, richiedendo cure costanti e assistenza specializzata. Anni di sacrifici e speranze spezzate hanno caratterizzato la sua esistenza, ma anche un profondo senso di ingiustizia. La famiglia Zecchini non si arrese mai e, costituendosi parte civile, contribuì a portare alla luce la verità sull’incidente.

Un’inchiesta fu aperta, e tra gli imputati figuravano l’allora sindaco Alvise Maniero e altre sei persone, compresi responsabili della struttura e dell’intervento di ristrutturazione in corso. L’accusa era di lesioni gravi e colpose, poiché si riteneva che non fossero state prese le adeguate misure di sicurezza per impedire l’accesso alla zona del cantiere.

Il processo si protrasse per dieci lunghi anni, fino a gennaio dell’anno scorso, quando tutti gli imputati furono assolti. La famiglia di Giovanni, però, non si arrese e presentò un ricorso in appello. Alla fine, una soluzione extragiudiziaria fu trovata, con il Comune che pagò un risarcimento alla famiglia per i danni subiti.

Giovanni trascorse gli ultimi tempi della sua vita in una struttura a Bassano del Grappa, lottando con una salute fragile. Il 25enne ragazzo, che all’epoca dell’incidente aveva appena 13 anni, è deceduto pochi giorni fa, lasciando un vuoto nel cuore della sua famiglia e di chiunque abbia seguito la sua struggente storia. Domani, alle 11, avrà luogo l’ultimo saluto a Giovanni Zecchini, un giovane che ha affrontato le sfide più difficili con coraggio e determinazione, ma che alla fine ha perso la sua battaglia terrena.

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