La gravidanza è roba da poveri! L’ereditiera milionaria Paris Hilton continua a comprare bambini con l’utero in affitto per evitare 9 mesi di rottura di scatole

Estratto dell’articolo di Daniela Mastromattei per “Libero quotidiano”

La maternità surrogata (da noi reato universale, perseguibile anche se commesso all’estero) è fortemente rivendicata dalle femministe di tutto il mondo che vogliono sentirsi libere di scegliere se trascorrere nove mesi col pancione mettendo a repentaglio carriera e dintorni, oppure affidarsi a una perfetta sconosciuta pronta ad affittare il proprio utero, dietro un lauto compenso. E incrementare così il mercato trasnazionale della genitorialità, dove quello che conta non è più il frutto dell’amore ma un contratto, ben stipulato per evitare ripensamenti da entrambe le parti.

Lo sa bene Paris Hilton, l’ereditiera americana della catena di alberghi di lusso (per lei forse c’era una chilometrica fila sotto casa di donne disposte a prestare il proprio utero) che a sorpresa, senza rivelare nulla a nessuno, si è presentata il Giorno del Ringraziamento con la figlia London Marilyn Hilton Reum, appena partorita da una madre surrogata, promuovendo così l’altro figlio Phoenix di soli 10 mesi (anche lui avuto con lo stesso sistema) a fratello maggiore.

Non ha dovuto indossare abiti premaman. Non ha dovuto rallentare i suoi impegni pubblici. Saranno felici le femministe che spingono per l’ectogenesi umana, ovvero la possibilità tecnologica della riproduzione al di fuori dell’organismo, poiché convinte che nel capitalismo neoliberale la gestazione e la maternità siano per molte donne incompatibili con il lavoro e gli studi. E rappresenterebbero una limitazione della libertà, oltre che essere il risultato di una cultura patriarcale e misogina.

Ma la Hilton si difende: «Ho un forte disturbo da stress post-traumatico per quello che ho passato da adolescente».

Dai suoi racconti emergono abusi sessuali e traumi medici subiti da adolescente in un collegio nello Utah. E sostiene di soffrire ancora quando entra «in uno studio medico», oppure se deve fare «un’iniezione, ho letteralmente un attacco di panico e non riesco a respirare. Sapevo che non sarebbe stato salutare per me o per il bambino, crescere dentro una persona con un’ansia così elevata».

[…] Comodo. Indubbiamente deve essere stata una impresa costosa, ma a lei il denaro non manca. Ha pure confidato di non essere in grado di cambiare i pannolini. Tanto c’è un esercito di tate a disposizione. […]

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