Auto elettrica, Repubblica va oltre il ridicolo e pensa di prendere per i fondelli i lettori raccontando che i loro padroni sostengono porti un aumento del Pil per via dei lunghi tempi di ricarica

Repubblica riporta una ricerca dell’agenzia di rating Moody’s: tra lati positivi e difficoltà si fa spazio l’ipotesi di un aumento del Prodotto Interno Lordo a seguito della transizione energetica.

di Leonardo Privitera per Moto.it

Leggiamo su La Repubblica un interessante articolo che riporta alcune condivisibili affermazioni contenute in una ricerca dell’agenzia di rating Moody’s che tocca il tema della transizione dal motore a combustione interna verso quello elettrico (o comunque alla trazione elettrificata) e tra i punti che ci hanno maggiormente incuriosito risalta l’intrigante possibilità che l’avvento della mobilità elettrica possa portare a un aumento del PIL, ovvero della misura di quanto viene prodotto in un anno dall’intera economia di un Paese. Sia chiaro, la ricerca è certamente molto più vasta e articolata rispetto a questo singolo punto che ha stimolato una riflessione che vogliamo condividere con voi lettori.

Secondo quanto riportato da Repubblica, le più o meno lunghe attese alle colonnine per ricaricare le batterie dei nostri veicoli stimoleranno gli automobilisti e i motociclisti a impiegare il tempo d’attesa nel fare acquisti o consumare pasti in strutture commerciali nel frattempo sorte – aggiungiamo noi – accanto gli impianti di ricarica, strutture che mano a mano amplieranno la varietà di beni e di servizi in vendita per poter soddisfare (o stimolare, dipende dai punti di vista) una domanda sempre più alta. Per questa via la quantità aggiuntiva di denaro spesa porterebbe, se abbiamo ben interpretato il testo, a un aumento a sorpresa del PIL.

Insomma, si ipotizzerebbe un discreto cambio delle nostre abitudini e la sosta di pochi minuti dal benzinaio sarebbe, in tempi che ancora però si presuppongono abbastanza remoti (si parla di una decina d’anni), un ricordo sostituito dalla permanenza al centro di ricarica dove poter pranzare, consumare un aperitivo, fare shopping nell’attesa che la carica della batteria arrivi al 100%.

Si tratta, nel parere di chi scrive, di uno scenario non così facile da prevedere. Forse, gli ancora deboli segnali di un rafforzamento delle infrastrutture di ricarica per un parco veicoli significativamente più nutrito rispetto a quello attuale rendono difficile da immaginare – per adesso – una massa critica di automobili o di motociclette ferme alle stazioni di ricarica e, anche volendo dare fiducia all’ipotesi citata, questa si basa su un aumento dei consumi dato da un cambio di abitudini rilevante, dove la sosta “on the fly” per riempire il serbatoio di idrocarburi lascerebbe il passo al cavo elettrico collegato alla batteria del veicolo per almeno qualche decina di minuti.

Se il previsto incremento del PIL fosse il provvidenziale effetto collaterale dell’avvento dell’elettrico non staremmo certo a rifiutarlo e fa benissimo Moody’s a scovare e portare nei suoi studi un impatto del genere sul’economia: un aumento del Prodotto Interno Lordo signfica, in soldoni, un aumento del benessere medio del quale saremmo tutti contenti.

Ma, laicamente, siamo così sicuri che il passaggio all’elettrico di massa sia così inevitabile e che lo sia nelle stesse modalità nelle quali lo si ipotizza oggi? Sembra esserci ancora un vivace dibattito sui carburanti alternativi e sulla loro possibile adozione, per esempio; una cosa però è certa e in questo ci sentiamo in pieno accordo con la ricerca citata da Repubblica, non sarà una transizione rapidissima ma saprà trasformare i modelli di business di molti operatori economici. Lo farà trasformando anche le nostre abitudini?

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