In mezzo alla crisi energetica, un altro comportamento eticamente discutibile emerge tra molti fornitori di energia: la fatturazione stimata dei consumi. Questa pratica, tipica delle compagnie energetiche del libero mercato, sta attualmente colpendo particolarmente il settore del gas. Sebbene molte società abbiano installato contatori elettronici per misurare con precisione i consumi, la tendenza è quella di continuare a emettere fatture basate su stime esagerate, causando danni finanziari significativi ai clienti.
Italgas ed i contatori elettronici
Prima dell’avvento del libero mercato e della confusione legislativa associata alla crisi del gas, Italgas aveva introdotto con successo contatori elettronici per garantire una lettura accurata e a distanza dei consumi effettivi, un sistema vantaggioso sia per i consumatori che per le compagnie energetiche. Tuttavia, nel contesto attuale, molte aziende preferiscono ancora adottare la pratica della fatturazione stimata, nonostante i mezzi tecnologici per leggere i consumi reali siano facilmente disponibili.
Un caso emblematico si verifica in un condominio di Roma, dotato di contatori elettronici omologati. Nonostante la possibilità di accedere ai dati reali dei consumi, la compagnia decide di emettere bollette basate unicamente su stime esorbitanti. Per novembre 2022, ad esempio, la stima giornaliera raggiunge i 51,4 m3, mentre per dicembre 2022 si innalza a 196,96 m3 al giorno.
I risultati finanziari di questa pratica sono allarmanti: la bolletta di novembre ammonta a circa 2.000,00 euro, mentre quella di dicembre raggiunge i 10.800,00 euro. Sorprendentemente, non viene fornita alcuna spiegazione valida per queste stime eccessive, né sul motivo per cui sono state adottate quando i dati reali erano disponibili, né sul criterio utilizzato per effettuare tali stime.
Questo comportamento delle compagnie energetiche sembra essere guidato dalla ricerca di profitti finanziari facili. Utilizzando la vendita di opzioni, una tattica finanziaria avanzata, le compagnie possono accumulare profitti significativi a spese dei consumatori. Nella situazione del condominio in esame, con un non dovuto di circa 7.000 euro, si stima che le compagnie possano guadagnare almeno il 36% annuale, con un ritorno finanziario di 34.720,00 euro all’anno su un singolo contratto.
Il conguaglio promesso, in teoria, dovrebbe restituire i fondi in eccesso ai consumatori. Tuttavia, questa restituzione avviene sottraendo i consumi stimati, il che significa che una restituzione finanziaria reale non si verificherà mai. La pratica della fatturazione stimata continua a sollevare preoccupazioni etiche e mette in evidenza la necessità di una maggiore trasparenza e regolamentazione nel settore energetico.
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