“Non ho dubbi: Turetta è un passivo” La criminologa Roberta Bruzzone delinea il profilo del giovane infame

Filippo Turetta arriverà domani 25 novembre a Venezia e lunedì dovrebbe essere interrogato per l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin. La procura probabilmente disporrà anche un esame psichiatrico del 22enne veneto. Tuttavia, alcuni elementi della sia personalità sono già emersi. Per la criminologa Roberta Bruzzone, “Turetta è un passivo-aggressivo, narcisista. Un cosiddetto ’covert’ che non ti perdona che gli altri possano pensare che sei migliore di lui“, spiega a Lapresse.

Il giovane voleva interferire in un tutti gli aspetti della vita di Giulia, con l’arma del ricatto emotivo: “Una modalità parassitaria e vessatoria di imporre la propria presenza.  ‘Se non fai quello che dico io, mi uccido’, ‘se mi lasci, mi uccido'”.

La molla di questa storia, prosegue “non è la fine della relazione, che probabilmente lui avrebbe pure tollerato”, aggiunge la Bruzzone, “ma il problema che lei, laureandosi prima di lui, diventava qualcosa di intollerabile. Perché emergeva pubblicamente che lei era migliore di lui, o almeno questa era la lettura che lui ha dato”.

Per Bruzzone la premeditazione del gesto è chiara. Filippo Turetta “l’ha invitata a cena, ha provato a convincerla a non laurearsi prima di lui  come ha tentato di fare in tutto il periodo precedente, lei evidentemente non ha accettato, e a quel punto lui aveva già il coltello con sè. Aveva già fatto ricerche su come sopravvivere in montagna, quindi era già pronto al piano b. Come spesso accade con queste personalità”.

E “non ha seguito le sorti di Giulia, perché evidentemente la ferocia che aveva nei confronti di questa ragazza era alimentata dal desiderio di annientarla per quanto lui si sentisse inadeguato. Non c’era poi la dimensione abbandonica e per questo non si è ucciso”.

Quindi, conclude la Bruzzone: “Bisogna imparare a leggere nella giusta direzione i segnali”, di una relazione tossica. “Questa modalità invasiva di partecipare alla vita dell’altra, e non permettere neanche di andare in bagno senza di noi, è una modalità passiva-aggressiva che viene spacciata per interesse, affetto, attenzione. In realtà è un assedio. Il problema è che molte ragazze ancora oggi vengono abituate a credere che questo tipo di modalità invasiva sia un segnale di interesse”. Ma “è controllo, è violenza. Subdola ma è violenza”.

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