Rumor choc: Maurizio Landini destinato a proseguire il lavoro di distruzione del PD iniziato da Elly Sclein. Il partito della feccia, dopo le europee dato in forte rischio scissione

Maurizio Landini leader del Pd. Fantapolitica? Mica tanto. Nel Centrosinistra si guarda con grande attenzione sia alle elezioni europee del 9 giugno 2024 sia alle Regionali del prossimo anno, dove le alleanze saranno “variabili“.
E si osserverà attentamente anche la manifestazione dell’11 novembre organizzata da Elly Schlein e dal Partito Democratico alla quale ha annunciato la sua adesione Giuseppe Conte, leader del M5S. Una manifestazione che allontana nettamente i Dem dal centro di Azione di Carlo Calenda e degli ex renziani (ormai Matteo Renzi viene dato definitivamente per perso).
Questo movimentismo a braccetto con Conte non piace affatto alla minoranza moderata e cattolica del Pd. Non piace a Base Riformista, ovvero al presidente del Copasir Lorenzo Guerini filo-occidentale e vicino ai vertici Nato, e nemmeno ad altri big come Stefano Bonaccini e al coordinatore dei sindaci Dem Matteo Ricci. In fibrillazione anche esponenti di spicco che alle primarie votarono Schlein, primo fra tutti Dario Franceschini che sta lavorando per costruire un “correntone” entro Natale che potenzialmente potrà avere la maggioranza nell’assemblea Dem.
In questo scenario di tensione interna si arriverà alle Europee.
E, sondaggi alla mano, il Pd difficilmente riuscirà a raggiungere quota 20%. Qualora il risultato del 9 giugno 2024 fosse deludente, partirebbe l’attacco alle scelte strategiche della segretaria con la richiesta di dimissioni. Ed è lì che scatterebbe l’Opa del leader della Cgil per diventare leader di un Pd molto spostato a sinistra, vicino ai 5 Stelle e a Sinistra Italiana-Verdi sia sui temi economici sia su quelli internazionali come le guerre in Ucraina e in Medio Oriente.
Con le dimissioni di Schlein e l’ascesa di Landini una fetta importante del partito lascerebbe il Nazareno e, con a capo Paolo Gentiloni, libero dagli impegni europei dal primo luglio 2024, traghetterà mezzo Pd verso il centro per cercare di costruire qualcosa di nuovo con Calenda e magari anche con Renzi. E i nomi sono quelli di sempre. Con Gentiloni sicuramente Franceschini, Nicola Zingaretti, Piero Fassino, Guerini, Bonaccini e i lettiani di Marco Meloni. Con Landini resterebbe la sinistra Dem, dagli ex Articolo 1 di Roberto Speranza fino ad Andrea Orlando passando per il vicecapogruppo alla Camera Paolo Ciani, vicinissimo alla comunità di Sant’Egidio. Bisognerà vedere che cosa faranno Schlein e i suoi fedelissimi. Ma l’ipotesi viene data come probabile nel Palazzo.

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