Renzi e Calenda non possono andare d’accordo, la voglia di litigare è più forte di loro. Dispiace? A quanti speravano nel Terzo Polo, certamente sì. Carlo e Matteo (chiamiamoli affettuosamente per nome) avevano dato l’illusione di provarci sul serio con il partito unico perfino quando era a tutti evidente che non sarebbe bastato lanciare il cuore oltre l’ostacolo. Forse avrebbero dovuto accontentarsi di mettere in piedi una semplice federazione, restando soggetti distinti; o separare le rispettive sorti subito dopo le elezioni politiche quando insieme non avevano raggiunto la doppia cifra, fermandosi al 7,8 per cento.
Carlo Calenda e il problema dei soldi dopo il divorzio da Italia Viva: «Renzi è infantile, rischia di perdere 400 mila euro»
Come nei migliori matrimoni, l’ufficializzazione del divorzio tra Matteo Renzi e Carlo Calenda lascia strascichi polemici. Intanto perché Italia Viva al Senato ha sette parlamentari e può permettersi un gruppo, mentre Azione no. Invece alla Camera non ci sono problemi di numeri. Ma lo scioglimento dei gruppi parlamentari può portare a una compressione degli spazi televisivi destinati ad Azione dalla Rai. Ma la realtà, fa sapere oggi il Corriere della Sera, è che il divorzio è ancora simbolico. Lo ha spiegato proprio Calenda ai suoi. Dando a Renzi dell’«infantile». E aggiungendo che «se ne dovrebbe andare via Matteo, non io. Ma non lo vuole fare perché teme di perdere il residuo del finanziamento della scorsa legislatura, 400 mila euro. Eppure io gli ho anche scritto in un pezzo di carta che non gli toglierò quei soldi».
Il Riformista saudita
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