Gli ideatori dello spot Esselunga hanno centrato l’obiettivo: da due giorni la feccia riesce a trovare da dire persino su di un semplice e sacrosanto messaggio

«Bello e toccante». Anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si inserisce nella polemica del momento, politicizzandola. A far discutere è il nuovo spot dal titolo «La pesca» di Esselunga, dove una bambina di due genitori separati cerca di mediare la rottura tra i due regalando una pesca, appunto, acquistata tra le corsie del supermercato della famiglia Caprotti.

Sicuramente divisiva: sui social, in particolare, gli utenti si dividono, infatti, tra chi polemizza con la scelta di «strumentalizzare» le emozioni di una bambina e l’approccio piuttosto retrogado sul tema del divorzio e della separazione in generale.  E c’è chi, invece, esalta il «coraggio di affrontare il divorzio dal punto di vista dei piccoli».

Anche la politica è entrata a gamba tesa sulla questione. Prima della premier ad esprimersi era stato l’ex senatore della Lega Simone Pillon secondo il quale lo spot «mostra la verità, e cioè che i figli, anche in caso di separazione o divorzio, continuano a voler bene sia a mamma che a papà e speranzano che si vogliano bene anche tra di loro. Si chiama affetto parentale – conclude l’ex senatore – e non è antiquato né patriarcale», aveva detto Pillon.

ESSELUNGA E I FESSI

Maurizio Crippa per “il Foglio” – Estratti

L’ultima psicopatologia di quelli che se vedono una famiglia tradizionale danno fuori di testa perché, in filigrana, intravedono la sagoma della Meloni (sono mamma, sono Giorgia) è una ridicola sindrome maniaco-compulsiva: d’un tratto, tarantolati dalle immagini di uno spot, si credono tutti semiologi della pubblicità.

(….)

Non si proverà nemmeno a suggerire, come altra lettura critico-narrativa, che se a far volteggiare i propri sentimenti un po’ malinconico-flou attorno a una pesca che scorre sul nastro della cassa, che finisce nella borsa, ci fossero invece i membri di una famiglia non tradizionale, lo spot verrebbe candidato all’Oscar e al Leone di Venezia e trasmesso nelle scuole come un film di Garrone. Non proveremo nemmeno a dirlo, mica siamo kamikaze.

Ci si limiterà però a ricordare, ad uso dei nuovi critici-ayatollah della pubblicità, che per decenni interi abbiamo sorbito pubblicità supermercatesche non meno truffalde, come quella del supermercato che sei tu, anche se poi erano loro; o gli spot aggiornati alla moda green che se fai la spesa da noi salvi pure l’ambiente, anche se ti porti a casa tonnellate di plastica per alimenti; o quelli da paese dei borghi che se vieni a fare la spesa da noi allora vuoi bene anche a tutta la comunità (tà-tà).

Di queste scemenze, gli psico-semiologi non si sono mai occupati. Ma se invece arriva la Meloni, travestita da mamma separata di una bambina imbronciata (eh sì, la bimba separata è rappresentata imbronciata: che poca inclusivité, che volgarité!), porgendo al pubblico consumatore ed elettore la pesca avvelenata della tradizione, allora apriti scemo.

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