Auto elettriche, siamo oltre l’indegno: la Megera di Bruxelles, dopo aver imposto la legge per imporle ai consumatori, pretende di far guerra alla Cina per evitare che le importi in Europa

La Commissione Europea ha avviato un’indagine anti-sovvenzioni sull’import di veicoli elettrici a batteria provenienti dalla Cina. «La concorrenza è vera solo finché è leale – ha affermato la presidente Ursula von der Leyen annunciando il provvedimento lo scorso mercoledì a Strasburgo –. Dobbiamo essere consapevoli dei rischi che affrontiamo. Ora i mercati globali sono inondati da questi veicoli più economici». La Ue corre ai ripari, “dichiarando guerra” all’industria cinese. Pechino negli anni ha messo in campo una serie di misure per favorire il più possibile l’espansione del proprio mercato green. Il prezzo delle auto elettriche è così basso grazie ai sussidi statali, che il governo cinese fornisce alle proprie industrie. Con queste generose sovvenzioni, i costi di assemblaggio vengono notevolmente ridotti e l’azienda può vendere il suo prodotto ad un prezzo inferiore.

I rischi per le imprese europee
I sussidi pongono le aziende europee in una posizione di grande svantaggio poiché non ricevono lo stesso livello di sostegno da parte dei rispettivi governi nazionali e hanno due scelte: o mettere in commercio le proprie auto a un prezzo inferiore rischiando di perdere denaro oppure vendere i propri prodotti beni a una cifra più alta ma rischiando di perdere clienti. Tutto ciò «sta distorcendo il nostro mercato», ha detto Von der Leyen. In quanto ramo esecutivo, la Commissione europea ha la competenza esclusiva di definire la politica commerciale comune dell’Ue e avvia regolarmente indagini sulle importazioni straniere che potrebbero danneggiare il mercato unico.

Pechino ha messo tra sue le priorità «i veicoli a nuova energia» nel piano economico quinquennale (2021-2015), fornendo gli incriminati sussidi statali per permettere alle aziende di raggiungere gli obiettivi stabiliti. Ma la Cina è agevolata da un altro fattore: la facilità nel reperire le risorse. Nichel, cobalto, litio, manganese sono le materie prime necessarie per costruire una batteria e sono facilmente reperibili in Asia orientale. Di conseguenza Pechino controlla anche gli approvvigionamenti e può far oscillare, nella maggior parte dei casi, il costo dei vari componenti. Questo ha comportato, secondo la Commissione Europea, una differenza importante dei prezzi a listino dei veicoli green sul mercato, con una media del 20%. Inoltre il mercato Ue al momento è al momento il più appetibile, dopo il divieto graduale del motore a combustione e l’introduzione del dazio del 10% su tutte le auto importate.

Von der Leyen: «No a corsa al ribasso»
«La Cina ha lo sguardo rivolto verso di noi, con potenzialmente con l’idea di cambiare radicalmente il volto delle industrie europee come le conosciamo», ha affermato Sigrid de Vries, direttore generale dell’Associazione europea dei produttori di automobili, in un post pubblicato il mese scorso. Il rischio è evidente: decine di aziende europee rischiano di essere surclassate dal colosso cinese. «L’Europa è aperta alla concorrenza, ma non a una corsa al ribasso. Dobbiamo difenderci dalle pratiche sleali», ha affermato Von der Leyen.

Un’emergenza che il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock ha denunciato da tempo: «Essere troppo legati alla Cina puoi metterci in pericolo – ha sottolineato –. È stato necessario ridurre la nostra dipendenza da un paese come la Russia, che ha invaso l’Ucraina, e ora bisogna farlo anche nei confronti della Cina».

A dimostrazione della gravità della minaccia, la Commissione ha avviato l’indagine di propria iniziativa, piuttosto che attendere uno Stato membro presenti una denuncia formale, come di solito accade in questi casi. Una volta notificata l’indagine sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue, il tempo inizierà a scorrere: la Commissione avrà al massimo 13 mesi per decidere le tariffe commerciali sulle auto elettriche cinesi o chiudere l’indagine senza compiere ulteriori passi.

Il no del ministro dei Trasporti tedesco
L’indagine è un provvedimento molto discusso a Strasburgo e tra i contrari c’è il ministro dei Trasporti tedesco, Volker Wissing: «In linea di principio non sono molto per la costruzione di barriere sul mercato –ha spiegato in un’intervista a Augsbuger Allgemeine –. Dobbiamo garantire la produzione dei nostri veicoli elettrici in modo competitivo. Oggi vengono sanzionate le automobili, domani i prodotti chimici, e ogni singolo passo renderà il mondo più povero».

La reazione della Cina

Pechino ha espresso «forte disappunto» per la decisione della Commissione europea di aprire un’indagine anti-sussidi sulle importazioni di veicoli elettrici cinesi. Il vice premier He Linfeng, è stato molto critico nelle dichiarazioni lette al termine del decimo Dialogo bilaterale Cina-Ue di alto livello economico e sul commercio. Lo scontro sul auto green è appena iniziato.

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