Il fancazzista delle sardine questa volta l’ha combinata grossa: il comune di Genova lo vuole denunciare. E’ arrivato a dire che il pesto è pericoloso quanto la cannabis

“Il pesto può far male come la cannabis”. Bufera sull’ex Sardina Mattia Santori. Il Comune di Genova: “Si scusi o chiederemo i danni”
L’accusa: «Solo in Italia passa per droga un prodotto legale». Paola Bordilli, assessore al commercio del Comune di Genova annuncia: «Siamo pronti a chiedere il danno d’immagine».

GENOVA. Non toccare il pesto, a Genova, è un imperativo più pressante di una legge. È vietato, vietatissimo. Per questo le dichiarazioni di Mattia Santori, l’ex leader del movimento delle Sardine, hanno scatenato un diluvio di polemiche e di reazioni. Oggi Santori è consigliere comunale dem a Bologna e prosegue la sua battaglia sulla cannabis legale. Si è presentato in aula con un vasetto di infiorescenze di Cbd e uno di pesto: «Entrambi questi prodotti sono legali e sono Made in Italy», ha debuttato.

Qual è la premessa? «Lunedì scorso, in seguito ad un decreto del governo che di fatto classifica il Cbd tra le sostanze stupefacenti, ho proposto ai colleghi di visitare una delle aziende sul territorio per capire gli impatti economici della norma». Ancora: «Mi rendo conto che i pregiudizi siano più forti della realtà ma sono testardamente convinto che ci troviamo di fronte ad un’ingiustizia economica prima ancora che culturale».

Arriva così l’esempio finito nella bufera: «Questo è un vasetto di pesto di una nota marca italiana e questo è un vasetto di infiorescenze di Cbd di una nota marca italiana. Entrambe le aziende che producono questi vasetti possiedono la partita Iva, pagano tasse e dipendenti, rischiano capitale proprio». Il punto più critico: «Entrambi i prodotti poi contengono “rischi per la salute”. Ad esempio, sul pesto c’è scritto che “può contenere tracce di frutta con guscio”, che per le persone allergiche può essere mortale».

Si scatenano le reazioni. «Paragonare gli effetti del pesto a quelli della cannabis è quanto di più contorto ed autolesionista un rappresentante delle istituzioni possa fare», dice il capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Stefano Balleari.

Sferza l’europarlamentare della Lega Marco Campomenosi: «Quanto afferma Santori sul pesto, compiendo un ardito paragone e dando l’idea che sia un prodotto pericoloso per i consumatori, è molto grave. Sarebbe opportuno che chiudesse subito questo ennesimo, infelice episodio chiedendo scusa». Il vice presidente della Regione Liguria Alessandro Piana incalza: «Farebbe sorridere confondere la droga, intesa come stupefacente, con i prodotti della drogheria dalle spezie ai generi alimentari, ma se a fare questo scivolone è un politico convinto di quello che dice la musica cambia decisamente tono».

Il consigliere regionale Alessio Piana e l’assessore comunale Francesca Corso, entrambi leghisti, attaccano: «Giù le mani dal tradizionale pesto alla genovese, prodotto artigianalmente dalle nostre aziende e cucinato ogni giorno nelle nostre case con il basilico ligure». E Paola Bordilli, assessore al commercio del Comune di Genova annuncia: «Invito il consigliere comunale del Pd Santori a rimangiarsi quanto detto pubblicamente e a chiedere scusa. In caso contrario, siamo pronti a chiedere il danno d’immagine».

Sartori replica? Sì. «Ho deciso di rispondere – spiega – perché non sono più disposto a tollerare queste angherie». Indica una responsabilità: «Noi siamo vittime di un filone narrativo che è ancora ben gestito dalla destra».

Eppure non è il primo inciampo che le Sardine hanno con Genova e la Liguria. Ricordiamo il caso delle foto con i Benetton dopo il crollo del ponte Morandi. «Io ero una settimana dopo sotto il ponte a una manifestazione organizzata dalle Sardine di Genova a chiedere scusa pubblicamente».

Insiste l’ex Sardina: «C’è una strategia molto ben oliata che mi ha fatto dire quello che non ho mai detto. È assurdo che in Italia non possiamo paragonare un prodotto legale a un altro prodotto legale perché diventa terreno di scontro politico». E puntualizza: «Se trovate una parte del mio discorso in cui io abbia arrecato un’offesa al pesto sono pronto a rispondere sulla pubblica piazza. Se non lo trovate, e non lo troverete perché non c’è, vorrei che qualcuno del governo, ma anche Toti se vuole, mi rispondesse sul tema che sollevo».

Qual è il tema? «Perché in questo momento imprenditori legali ricevono un trattamento riservato a settori illegali come quello della droga? Questa è la domanda delle domande».

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