Il generale Vannacci spacca in due Fratelli d’Italia! Giovanni Donzelli, storico numero due della Meloni attacca la feccia che pretende la lapidazione del grande militare

«NON È LA SINISTRA A POTER DETTARE LEGGE SU COSA SIA LECITO PUBBLICARE IN ITALIA»

Estratto dell’articolo di Francesco Borgonovo per “La Verità”

A rompere il silenzio (va detto: fin troppo imbarazzato) nel centrodestra alla fine è Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione e uomo immagine di Fratelli d’Italia.

[…]  c’è anche un tema politico, che riguarda il contenuto del libro di Roberto Vannacci. La questione è molto semplice: è concesso scrivere quel che ha scritto il generale oppure no?

«Deve essere concesso. Penso una cosa: il fatto che quello sia in libro più venduto sulle piattaforme online dimostra quanto stiano sulle scatole in Italia la sinistra e il suo tentativo di censurare, di decidere che cosa sia giusto o sbagliato, di entrare nelle libertà personali.

Se a un italiano dici “questo libro non deve essere pubblicato”, soprattutto se glielo dice il Pd con tutte le incoerenze che ha, l’italiano fa la corsa a comprarlo. È la giusta reazione di una nazione che non si vuol far dettare gusti, usi e costumi dai progressisti. Detto questo, io non entro nel merito di quel che ha scritto il generale. Non ho letto il libro, e non so se e quando lo leggerò. Appunto perché per me il tema non è questo».

Il tema è la richiesta di censura.

«Il tema è se i partiti politici abbiano il diritto o meno di decidere che cosa si può scrivere nei libri e che cosa no. Nello specifico mi riferisco al Partito democratico. A preoccuparmi è il “non basta” uscito fuori dal Pd. Le istituzioni militari hanno aperto una verifica per stabilire se sia stato violato il regolamento militare.

Un militare deve rispettare il regolamento, e a mio avviso è giusto, come ha chiesto Guido Crosetto, che vengano fatte in modo asettico e sereno – e senza alcuna sentenza già scritta -tutte le verifiche militari. Se qualcuno si è sentito offeso e vuole fare esposti, o ritiene che ci sia stata diffamazione, su questo si esprimerà la magistratura. Non si capisce che cosa si dovrebbe fare di più».

[…] Purtroppo non è certo la prima volta che a sinistra si arrogano questo diritto. Tuttavia, più di ciò che pensa la sinistra, è interessante ciò che si pensa a destra riguardo alle posizioni del generale.

«[…] Per formazione culturale e per propensione mia, io sono addirittura più propenso a difendere la libera espressione delle idee soprattutto di chi non è d’accordo con me. È un po’ ipocrita dire: se la pensi come me puoi scrivere quello che vuoi ma se la pensi diversamente no. Essere liberali è l’esatto opposto. Voglio dare la libertà soprattutto a chi la pensa diversamente di potersi esprimere. Poi mi confronto con la forza delle idee».

Il ministro Crosetto sul libro ha espresso un giudizio di merito, e anche molto duro.

«Crosetto da ministro ha fatto quel che doveva: avviare le procedure e chiedere velocità. È quello che doveva essere fatto istituzionalmente. Il ministro della Difesa deve garantire l’immagine dell’esercito, e assicurarsi che tutti si sentano protetti dalle forze armate.

Poiché è stato messo in discussione il comportamento di un generale, per altro anche molto valoroso, ritengo sia giusto che venga verificato con urgenza la sua correttezza e che non ci siano dubbi. Ripeto: non sta a noi stabilire se una cosa è politicamente corretta o scorretta…»

Resta che – anche al di là di questa vicenda – un problema con il politicamente corretto e con la gabbia del discorso cosiddetto mainstream esiste eccome.

«Ma sono d’accordo, come no. È insopportabile la logica dei progressisti per cui se non hai esattamente le loro idee allora sei omofobo o razzista. È insostenibile. Noi abbiamo decine di dirigenti dichiaratamente omosessuali, ma non per questo sono a favore dell’utero in affitto o dell’eliminazione dei termini padre e madre.

E di sicuro non pensano, come disse Monica Cirinnà, che Dio, patria e famiglia sia uguale a vita di merda. Questo non li rende di certo omofobi. Il problema è che a sinistra hanno stabilito che, se non la pensi esattamente come loro sul tema della famiglia, allora sei omofobo. E gliene dico un’altra».

Dica.

«La nostra responsabile immigrazione è l’onorevole Sara Kelany, che è cresciuta nel nostro movimento giovanile: per metà è di origine egiziana. Ha la pelle più scura della mia quando sono abbronzato, e non per questo è meno italiana, perché è italianissima. E non la pensa come il Pd sull’immigrazione di massa».

Ci mancherebbe altro. Però torniamo al tema del politicamente corretto. Il rischio concreto è che per quieto vivere anche la destra si pieghi.

«Ma si figuri se ci pieghiamo. Ribadisco: se uno di sinistra scrive un libro per dire che la famiglia secondo lui va eliminata […] non sta certo a me dire se abbia o non abbia il diritto di farlo, e di sicuro mai chiederò che venga censurato. E di certo una cosa del genere non può competere al governo.

Compito di un governo è quello di far applicare le leggi e compito della maggioranza è scriverle: non abbiamo il compito di vagliare le idee dei singoli. Glielo dice uno che non si fa problemi a esprimere le proprie idee, visto che ho detto esattamente quello che pensavo sul caso Cospito.  […]».

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