Elly Schlein, con la crisi del PD il consiglio per affossare definitivamente il partito: “segui le dritte di Romano Prodi”

Il ragionamento del Professore è contemporaneo. L’appiattimento totalizzante dei paesi europei e dei partiti di ogni schieramento. La sinistra non si è distinta. Non ha colto e posto problemi. Ne è saltata fuori un’Europa né carne né pesce. Priva di ruoli e autonomia
di Maurizio Guandalini per HuffPost
Dopo il successo dell’incontro di Meloni con Biden è evidente che con il premier stanno quelli che contano (Stati Uniti, Banche, Ue) tanto da porre qualche problema al Pd (come ha ricordato il direttore di HuffPost Mattia Feltri) soprattutto nel confezionare la proposta politica. Inoltre, Meloni, con la mossa del reddito di cittadinanza ha spostato il baricentro dell’opposizione verso i 5 Stelle lasciando il Pd in ombra, costretto inseguire, anche sul salario minimo che Conte, strumentalmente, userà nella prossima campagna elettorale.
Meloni sarà così vista come quella ‘dei soldi che non si buttano dalla finestra’ e i 5 Stelle come la sola opposizione da radicalismo agitato. Il Pd è così fuorigioco? Da questo scenario Schlein deve trarre motivo per andare nella direzione esattamente contraria a quella battuta da Meloni. Verso quel radicalismo dolce di cui parlava Prodi nell’assemblea del correntone pro Bonaccini a Cesena. Non si capisce il motivo per cui il Pd già ampliamente passato agli esami dell’affidabilità internazionale debba calcare i passi della primina Meloni la quale ha una necessità come l’aria di dimostrare che su lei si può contare e quello che diceva in campagna elettorale non vale, era un artifizio per raccogliere la rabbia popolare e intascare voti. Il Pd ha pagato elettoralmente proprio perché si è strenuamente piegato mediando e uniformandosi con il solo scopo di governare sempre e comunque. Perseguire ancora quella strada non ne esce. Vedremo Fratelli d’Italia se sarà ancora al 30% dopo la prossima finanziaria d’autunno (e gli evidenti distacchi della Meloni dai sentiment popolari propri della destra sociale). Quando le tasche degli italiani saranno più vuote. E poi diciamola tutta. Ma cosa vale incassare lodi dall’establishment se dalla plancia di comando non riesce nemmeno togliere un briciolo di speculazione sui prezzi che in Italia viaggiano a cifre sui generis.
Prendiamo la benzina (o le bollette, a proposito ma quel decreto sugli extra profitti che fine ha fatto?), che Meloni in campagna elettorale disse di voler togliere accise e ammeniccoli vari perché ne appesantivano il prezzo alla pompa (Draghi lo fece, la premier le tasse le ha rimesse), possibile che un premier non può telefonare agli amici di Stato di Eni (o dell’Enel per le bollette della luce) e gli fa un bel discorsetto consigliandoli oppure obbligandoli ad abbassare loro il prezzo della benzina nelle migliaia di loro stazioni di rifornimento? Sarebbe o no un’operazione di mercato, di concorrenza che avvantaggerebbe i consumatori? Il premier Meloni ha passato un anno di governo per dire “io sono Giorgia”, ma non quella prima di Palazzo Chigi, però poi deve dire cosa viene in tasca ai cittadini. A quel ceto medio impoverito che il Pd ha il dovere di attenzionare. Dal caro mutui al caro assicurazioni (già quest’anno aumenti inspiegabili, vedremo nel 2024 quando agli automobilisti saranno accollati i costi delle alluvioni) fino alla necessità di rimodulare gli aiuti in base a diverse soglie di Isee. Il tetto dei 15 mila euro è roba d’altri tempi (in un paese dai risparmi elevati e con l’80% di proprietari della prima casa), occorre mettere soglie di 20 e 25 mila euro per evitare che gli aiuti corrano verso sempre i soliti che già ottengono aiuti dai comuni, dalle regioni ecc.
Per questo (e altro) sarebbe disgraziato che Schlein cercasse di imitare la Meloni grigio fumo di Londra non optando appunto per quel radicalismo dolce accennato da Prodi (mi spiego, il canone Rai va tolto e non fatto rientrare dalla finestra mettendolo sui telefonini come propone il leghista ministro dell’Economia Giorgetti). L’ex premier bolognese per la verità ‘regala’ alcune suggestioni che confermano il senso della direzione opposta a Meloni e che deve calcare la segretaria Pd. Su un punto in particolare. La decadenza dell’Europa. Prodi definisce l’Europa sbandata, qualcosa di sgangherato, prona, assente e silente, a stretto uso e consumo degli Stati Uniti. Dalla guerra.
Prodi non ha accennato in specifico questo tema. È stato sulle generali (poteva azzardare di più) ma sicuramente lo pensava quando parlava di terza via a difesa dei nostri interessi. Il conflitto russo ucraino. Un bastimento carico d’ipocrisie, mezze verità, taciti compromessi. L’Europa invece di caricarsi di responsabilità vestendo un ruolo pacificatore ha giocato al rialzo partendo dalle sanzioni, pacchetti 1-2-3-4-5-6-7, poi l’invio di armi quindi la pace giusta (ma che vuol dire?) e la controffensiva per la vittoria finale procrastinata in aeternum. L’opinione pubblica vede questa guerra lontana dal proprio giardino di casa e i sondaggi confermano che gli europei si sono stancati di un conflitto che non finisce mai. Nel 2024 ci sono le elezioni europee. Che diranno i partiti di così avvincente per abbracciare questa Europa qui? Che cosa escogiteranno di straordinario per spingerci a uscire da casa e recarci in cabina elettorale?
Il ragionamento di Prodi è contemporaneo. L’appiattimento totalizzante dei paesi europei e dei partiti di ogni schieramento. La sinistra non si è distinta. Non ha colto e posto problemi. Ne è saltata fuori un’Europa né carne né pesce. Priva di ruoli. Di autonomia. Dalla politica estera per arrivare al caos economico. Generato dalla guerra. La stessa inflazione che in Italia è più pesante che altrove sintomo di una speculazione fuori controllo che lo Stato non è capace di fronteggiare.
Sarà in grado il Pd di Schlein, in prossimità delle elezioni europee, di prendere in mano questa bandiera di novità di un’Europa dell’anima e degli interessi, i nostri, oserei dire un sovranismo socialista, dolce, che motivi i cittadini, spettatori di uno scenario europeo con leader non leader, mediocri, prendi Macron, togli Scholz, aggiungi il segretario della Nato, il presidente della Commissione von der Layen, a prova di entusiasmo zero? Non riesci distinguerli. È vero che qui è richiesta pure l’apparizione del desaparecido partito socialista europeo accodato nel mesto tentativo di preservare coalizioni, posti di governo di questa Europa decadente.
Ma il Pd nella competizione con Meloni deve fare i conti anche con se stesso. Non capisco l’incidenza della corrente Energia Popolare che poi non è una corrente, dice Bonaccini, per influenzare la linea politica della segretaria. Ho sempre ritenuto correnti, gruppi di pensiero, di stimolo, associazioni culturali, fondazioni di contorno del Pd, acceleratori dei mali di quel partito. C’è un partito, un segretario, gli organismi dirigenti, forse è il caso di lavorare lì. Impegnarsi. Criticando quando è il caso. Di contro sarebbe ora che Schlein spiegasse che partito-nazione ha in mente (la mossa di girare come una trottola le feste dell’Unità è azzeccata, ma poi?) invece ci pare aver messo in moto una sorta di divisione di ruoli tra i fedelissimi (ma perché estromettere Cuperlo alla guida della Fondazione Pd, il solo che ha le caratteristiche intellettuali di radicalismo dolce alla Prodi) che ci ricorda altri segretari brillanti, in anni passati, che poi hanno pagato amaramente l’assunzione di questo metodo.

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