Patrick Zaki, la buffonata del suo arrivo finalmente terminata, non si capisce il motivo di questo impegno di Giorgia Meloni: altri italiani veri marciscono all’estero in galera da innocenti, a cominciare da Chico Forti

«Finalmente sono qui, è un sogno che si avvera dopo tutti questi anni. Non ci sono parole che possano descrivere come mi sento», sono state le sue prime parole durante la conferenza stampa al rettorato dell’università di Bologna, dove è arrivato intorno alle 20.

Alle 20.20 è iniziata la conferenza stampa all’Università di Bologna, insieme con lui insieme al rettore dell’Università di Bologna, e alla sua professoressa, Monticelli, che in questi anni terribili lo ha sempre sostenuto e con cui si è recentemente laureato con una cerimonia da remoto. «La vicenda di Zaki – ha detto Molari – ci ha insegnato che si possono difendere i diritti delle persone con un moto spontaneo. Il pensiero va a chi ancora combatte, a Ahmadreza Djalali, ricercatore dell’università del Piemonte Orientale, e alla famiglia Regeni». Djalali si trova detenuto in Iran ed è stato condannato a morte perché considerato una spia.

Il rettore ha consegnato a Zaki la pergamena di laurea, conseguita il 5 luglio da remoto: «L’augurio – ha detto – è che tu possa vivere una vita serena e libera, senza farti tirare per la giacchetta da nessuno, ma scegliendo quello che credi opportuno per te. La visibilità di cui godi adesso è una responsabilità, la tua forza è l’indipendenza, mantienila sempre». Molari ha poi regalato all’attivista una maglietta dell’Alma Mater Studiorum.

«Bologna è la mia seconda casa: ho goduto di molto sostegno, ho visto questo sostegno in tre anni e si è visto anche al Cairo» ha ancora detto Zaki, per poi ribadire i suoi ringraziamenti: «Ringrazio le autorità italiane e egiziane, le ong, la società civile. i vertici dello stato italiano fino alla presidente consiglio». Non dimentica chi è ancora in carcere ingiustamente: «La mia è stata una storia di successo, ma in Egitto ci sono ancora centinaia di persone in prigione, chiediamo che vengano rilasciate. Meritano la grazia presidenziale come me». Lo studente ha anche sottolineato: «Voglio riprendere la mia carriera universitaria e come difensore dei diritti umani. Per qualche giorno andrò al Cairo, ma poi tornerò a Bologna» e ricordato la battaglia di chi cerca la verità per il ricercatore italiano ucciso in Egitto: «Un pensiero doveroso a chi ancora lotta e combatte e un pensiero alla famiglia Regeni che ancora aspetta risposte sulla morte del figlio». E chiede «giustizia per Giulio Regeni», ricordando che «Bologna resta città della libertà».

Più tardi, in serata, Zaki è salito sul palco del cinema in piazza Maggiore, salutato dal sindaco Matteo Lepore. La segretaria del Pd Elly Schlein, a sorpresa, si è seduta in prima fila, arrivando da dietro.

Intanto «La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha incontrato il primo ministro egiziano, Moustafà Madbouly. Nell’incontro bilaterale, a margine della conferenza di Roma, Meloni ha rinnovato i ringraziamenti al presidente Al Sisi per la grazia concessa a Patrick Zaki. L’incontro si è focalizzato sulla forte collaborazione tra Roma e Il Cairo, sul contrasto all’immigrazione illegale e sugli investimenti italiani in Egitto»: è quanto riferiscono fonti diplomatiche durante il summit internazionale in corso alla Farnesina. Anche la presidente del Consiglio ha parlato del caso Regeni: «Ovviamente non considero la vicenda archiviata, continuo a occuparmene, come mi sono sempre occupata della vicenda di Patrick Zaki pur senza parlarne con voi. Sono stata contenta di quello che l’Italia ha ottenuto con la grazia a Patrick Zaki, credo che sia anche il frutto di rapporti e di una serietà diciamo italiana, di una postura italiana, di rispetto che l’Italia ha verso le altre nazioni sovrane», assicura il premier. Per Zaki è stato un lavoro di «solo diplomazia, ed è una diplomazia che si fonda su rapporti di reciproco dialogo e di pazienza».

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