La destra liquida così il salario minimo. Tajani: “Non siamo in Urss”. Rizzetto: “Non ci sono le coperture”. Battaglia in Commissione
Il ministro degli Esteri interviene alla Coldiretti, mentre il presidente della commissione Lavoro precisa: «Ci sono parti della proposta di legge che non si possono condividere».
«In Italia non serve il salario minimo. Serve un salario ricco, perché non siamo nell’Unione Sovietica in cui tutti avevano lo stesso stipendio». Così il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani liquida il salario minimo durante il suo intervento all’Assemblea di Coldiretti.
E ancora: «Oggi abbiamo salari troppo bassi che devono confrontarsi anche con l’inflazione, ma la soluzione non è il salario minimo perché abbassa i salari e non li alza. Noi vogliamo fare l’esatto contrario di quello che vuole fare la sinistra. Noi vogliamo fare il salario ricco, frutto della crescita economica del nostro paese e non frutto di decisioni a tavolino che alla fine finiscono per danneggiare il cittadino», ha precisato Tajani. Infine il ministro degli Esteri ha sottolineato: «Noi vogliamo fare l’esatto contrario di quello che vuole fare la sinistra.
Noi vogliamo fare il salario ricco, frutto della crescita economica del nostro paese e non frutto di decisioni a tavolino che alla fine finiscono per danneggiare il cittadino». Sempre Tajani ha poi toccato un altro aspetto di questa vicenda spiegando che «ci sono 1800 miliardi fermi nelle banche, di risparmio dei cittadini e delle imprese, noi dobbiamo fare in modo che questi soldi si rimettano in circolazione e tutto ciò dovrà portare ad avere il salario ricco. Un salario frutto di un sistema cambiato e che sia più dignitoso per ogni lavoratore italiano. Oggi – continua Tajani – abbiamo salari troppo bassi che devono confrontarsi anche con l’inflazione, ma la soluzione non è il salario minimo perché abbassa i salari e non li alza».
Parole che arrivano nel momento in cui il presidente della commissione Lavoro Walter Rizzetto, Fdi, al margine della discussione della proposta sul salario minimo, rispondendo a chi chiede se la maggioranza intenda ritirare l’emendamento soppressivo sottolineava: «Ci sono delle parti di questa proposta di legge unificata che obiettivamente non possono convincere. Molto banalmente, e lo dico con una sfumatura tecnica, questa è una proposta che non ha alcuna copertura finanziaria. Se e qualora non fossimo noi a cercare di porre un rimedio, sarà la Commissione Bilancio che darà un input negativo rispetto alla proposta. perché all’art. 7 non ci sono le coperture finanziarie».
Immediate le reazioni alle parole di Tajani. Una delle prime è di Stefano Bonaccini che su Twitter sottolinea: «Non siamo in Urss. Argomentazione che nemmeno al bar». Sulla questione del salario minimo da Bruxelles era intervenuta Elly Schlein.- la segretaria Dem: «Abbiamo riconfermato l’impegno comune sulla giustizia sociale, abbiamo parlato questa mattina di salario minimo, di alzare i salari delle persone, di aumentare il potere d’acquisto anche contro un’inflazione che si è alzata per effetto della guerra, di come accompagnare una conversione ecologica che possa che produrre lavoro di qualità e buona impresa e ritrovare un equilibrio col pianeta, che altrimenti è compromesso per le nuove generazioni».
Dura anche la replica di Giuseppe Conte: «Tajani dice che non serve un salario minimo, ma un “salario ricco”. Ricco per chi? Per politici, parlamentari ed ex parlamentari, a cui hanno ripristinato tutti i vitalizi? A Tajani e Forza Italia lasciamo le battaglie per i soliti privilegiati, noi continueremo a lottare per quasi 4 milioni di lavoratori che non arrivano a guadagnare neanche 9 euro l’ora. Meritano rispetto e dignità», scrive in un tweet il presidente del M5S.
Gli fa eco la deputata pentastellata Chiara Appendino: «Antonio Tajani dice che in Italia non serve il salario minimo perché non siamo in Urss in cui tutti avevano lo stesso stipendio. Qui i casi sono tre: o non sa cos’è il salario minimo; o non ha letto/capito la nostra proposta di legge, che non dice assolutamente che tutti devono avere lo stesso stipendio ma che nessuno deve guadagnare meno di una certa cifra, 9 euro lordi l’ora; o non sa cosa succede nel mondo reale, per cui non si rende conto che abbiamo schiavi da lavoro. Uno che di mestiere fa il ministro degli Esteri dovrebbe essere a conoscenza del fatto che questa misura già esiste in 21 Paesi europei su 27: sono tutti sovietici? Tajani sia serio e la smette di dire stupidaggini».
«Per Tajani non bisogna adottare il salario minimo altrimenti saremmo come l’Unione Sovietica. Dunque Germania, Francia e Spagna (solo per fare alcuni esempi) per il Ministro degli Esteri italiano sono l’Unione Sovietica», ha commentato in un tweet il capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato Stefano Patuanelli.
Anche il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra replica alle parole del ministro Tajani: «Tajani non corre alcun pericolo, l’Urss non esiste più da 32 anni. A destra sono allergici alla lettura, se leggessero nostra proposta saprebbero che aiuta milioni di lavoratori con stipendi da fame. Evidentemente a Tajani non interessano, preferisce il modello del loro amico Putin».
«Se alla maggioranza e alla presidente Meloni non fosse ancora chiaro di cosa parliamo, quando parliamo di salario minimo, c’è oggi il caso di Mondialpol, messa sotto controllo giudiziario dalla Procura di Milano per caporalato. L’inchiesta sta facendo emergere casi di intermediazione illecita e il sistematico sfruttamento dei dipendenti portato avanti approfittando del loro stato di bisogno. C’è qualcosa di più urgente di cui un governo dovrebbe occuparsi, sapendo che queste pratiche riguardano circa tre milioni e mezzo di lavoratori in Italia? Davvero Meloni e il governo pensano di poter cancellare anche loro con un tratto di penna, così come hanno fatto con la proposta delle opposizioni sul salario minimo?» è il commento di Debora Serracchiani, deputata e membro della segreteria del Partito democratico.
«Lavoratori pagati nella vigilanza e nelle cooperative di logistica/pulizie 5 euro lordi l’ora. È una vergogna. Il salario minimo esiste in tutti i paesi del G7 per stabilire una soglia oltre la quale non è lavoro ma sfruttamento. È urgente anche in Italia» ha detto il leader di Azione, Carlo Calenda.
Parla di dati choc e di emergenza Mara Carfagna, la presidente di Azione, la quale sottolinea le questioni da affrontare con urgenza ovvero «lavoro povero e precario e fuga dei laureati. «Se un lavoratore su quattro guadagna meno di 9 euro l’ora, tra l’altro con una prevalenza di contratti a termine, e se in un solo anno, il 2021, circa novemila laureati in discipline Stem sono stati per un motivo o per l’altro costretti a emigrare, allora per il Mezzogiorno si concretizza una doppia ‘condanna’. E cioè la ‘condanna’ all’emigrazione per chi ha qualifiche e competenze universitarie e la condanna alla povertà per chi non le ha ma potrebbe essere dignitosamente impiegato nei servizi, nel turismo o in agricoltura. Ecco perché il salario minimo serve, ed ecco perché bisogna continuare a ridurre i divari di cittadinanza, garantendo pari opportunità a tutti, indipendentemente dal luogo di nascita o di residenza», ha concluso Carfagna.
Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro del Pd e Arturo Scotto capogruppo Pd in Commissione Lavoro alla Camera replicano al presidente della Commissione Walter Rizzetto: «Il presidente Rizzetto si arrampica sugli specchi. L’articolo 7 dispone che sia la legge di Bilancio a definire l’impegno economico e quindi la copertura di un possibile sostegno temporaneo alle imprese che si devono adeguare al salario minimo. Il testo non richiede in alcun modo copertura nell’ambito del provvedimento. Piuttosto, facciamo noi una domanda a Rizzetto: sugli altri 7 articoli che cosa pensa?».
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Il salario minimo va imposto alle cooperative che sono succursali del pd e sfruttano le persone, ma ci vorrebbero altre modifiche relative al gap tra impiegati e dirigenti o commerciali che adesso sono esagerate, ci sono capi ufficio che guadagnano il doppio dei propri sottoposti che nella maggior parte dei casi hanno la stessa qualifica e a volte anche maggiori competenze. E non parliamo poi dei politici con decine di sedie nei consigli di amministrazioni delle partecipate statali e relativi compensi. Questi sono tutti soldi che vengono tolti alle persone normali e accumulati nelle tasche di pochi.