Ha preso milioni di voti promettendo il blocco navale: si riduce ad andare a Tunisi con la Megera a regalare soldi nostri in cambio del nulla

All’incirca 300 milioni di euro. A tanto ammonta il valore degli accordi compresi nel memorandum d’intesa in cinque pilastri, firmato oggi a Cartagine da Ursula von der Leyen, Giorgia Meloni, Mark Rutte e il presidente tunisino Kais Saied. Restano esclusi i 900 milioni di assistenza macro-finanziaria promessi da Bruxelles, ma vincolati al raggiungimento di un’intesa tra Saied e il Fondo monetario internazionale per la concessione di un prestito di 1,9 miliardi di dollari in cambio di riforme. È un risultato certo dopo mesi di trattative. Ma resta un piccolo accordo, da implementare. Il ‘team Europe’, come il trio si definisce sui social al netto di ben tre visite insieme in Tunisia, è disposto a tutto purchè Saied fermi i flussi dei migranti che dall’Africa subsahariana vogliono arrivare in Ue. Nelle dichiarazioni finali alla stampa, il presidente tunisino mette in mostra il suo potenziale sull’Unione: da oggi il suo potere contrattuale è aumentato tanto che si permette di contestare pubblicamente le richieste del Fondo monetario internazionale, rivelandosi ancora una volta un’incognita sul futuro del suo paese, con elementi certi di discriminazione verso i profughi che premono sulle frontiere.

“Tra le sfide vi è la necessità di trovare modi di collaborare fuori dal quadro del Fmi che è stato stabilito dopo la Seconda Guerra mondiale – dice Saied – Questo regime che divide il mondo in due metà: una metà per i ricchi e una per i poveri non doveva esserci. E non può continuare allo stesso modo”. Il presidente si sente forte del nuovo accordo con il ‘team Europe’, lo usa come leva per tirare la corda nel negoziato con il Fmi che chiede riforme, privatizzazioni e iniziative che lo costringerebbero a eliminare i sussidi per la popolazione. La giornata di oggi silenzia i suoi discorsi anti-immigrazione (l’ultimo ieri), che secondo le organizzazioni dei diritti umani sarebbero alla base dell’escalation di violenza contro i migranti in Tunisia.

Il memorandum firmato, su 5 pilastri, prevede 150 milioni di euro per un “sostegno al bilancio nel contesto di un’agenda di riforme” come assistenza bilaterale per il 2023. Il documento prevede “un accordo globale sul trasporto aereo o ‘Open Sky Agreement’ che potrebbe creare migliaia di posti di lavoro e svolgere un ruolo importante per la ripresa economica e la diversificazione, in particolare per il turismo e la connettività” in Tunisia. “Il cavo digitale Medusa con connessione a banda larga ad alta velocità e il settore digitale potrebbero essere sostenuti attraverso programmi su misura, in particolare per gli istituti di ricerca e istruzione”, si legge nel Memorandum, che prevede anche: “Individuazione degli investimenti infrastrutturali chiave. Un possibile accordo di investimento sostenibile per facilitare gli investimenti in tecnologie pulite, la promozione delle energie rinnovabili e l’accesso alle reti energetiche. Un forum per gli investimenti con le istituzioni finanziarie internazionali e il settore privato”. Si punta poi a rafforzare la cooperazione in ambito energetico sulle rinnovabili. “Stabilire una tabella di marcia per una transizione energetica verde e l’attuazione delle riforme del mercato dell’energia – recita il testo visionato da Huffpost – Identificare ambiziosi progetti pilota sulle energie rinnovabili. Conclusione rapida dei negoziati sull’interconnessione Elmed tra Italia e Tunisia per aumentare la sicurezza e la sostenibilità, l’approvvigionamento elettrico e una migliore integrazione delle energie rinnovabili. Integrazione della Tunisia nel mercato elettrico dell’Ue”.

Il capitolo immigrazione prende 105 milioni di euro. “Il nuovo consistente pacchetto di sostegno finanziario dell’Ue per il 2023 di 105 milioni di euro, che quasi triplica il finanziamento medio annuo per la migrazione degli ultimi due anni”, si legge. L’accordo prevede: “lavoro congiunto sulla migrazione per combattere l’immigrazione irregolare da e verso la Tunisia e sulla prevenzione della perdita di vite umane in mare, compresa la lotta contro i trafficanti e trafficanti di esseri umani, rafforzando la gestione delle frontiere, la registrazione e il rimpatrio nel pieno rispetto dei diritti umani”. Infine “10 milioni di euro nel 2023 per la formazione tecnica e professionale, almeno 6 milioni di euro per favorire i percorsi parziali legali e dare impulso all’internazionalizzazione della mobilità nell’ambito della Talent Partnership. Costruzione di 80 scuole ‘verdi’, adattate digitalmente, in cooperazione con la Bei  per un valore di 65 milioni di euro”.

“Abbiamo un buon pacchetto”, commenta von der Leyen nelle dichiarazioni alla stampa dopo la firma. “Ora è tempo di attuarlo”. È Mark Rutte infatti a sottolineare che “adesso tocca agli Stati membri dell’Ue approvare l’accordo raggiunto tra la Commissione Ue e la Tunisia, sono fiducioso che avrà un ampio supporto”.

“Questo è un passo importante per un vero partenariato tra la Tunisia e l’Ue, pochi mesi fa questa intesa era impensabile”, afferma Meloni “con orgoglio e gratitudine verso l’Ue”, che di fatto ha sostenuto l’iniziativa avviata da Roma. Domenica prossima Meloni incontrerà ancora Saied: il presidente tunisino verrà nella capitale italiana per partecipare ad una conferenza sull’immigrazione con i leader dei paesi mediterranei. Saied è sempre più vicino, ormai inglobato in tutti i paesi del governo sulla gestione dei flussi dal Mediterraneo. Ma le Regioni non ci stanno e contestano la gestione dall’alto: “In merito alla collocazione dei migranti nei territori bisogna evitare decisioni calate dall’alto. C’è bisogno di una collaborazione che porti a scelte prese di comune accordo, tra governo e regioni”, fanno sapere i governatori, alla luce dell’aumento considerevole di sbarchi in Italia. I governatori sarebbero divisi tra la linea di quelli del centrosinistra, che intendono gestire autonomamente le collocazioni, e quelli di centrodestra, in particolare la Lega, che lamenterebbero il malfunzionamento del sistema di accoglienza diffusa. “Massima disponibilità al dialogo con tutti gli interlocutori istituzionali. Con le Regioni, in particolare, i contatti sono sempre caratterizzati da un approccio costruttivo per trovare soluzioni condivise”, fanno sapere dal Viminale.

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